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Stando a un nuovo rapporto di Amnesty International, le esecuzioni effettuate dagli stati di tutto il mondo sarebbero in crescita: nel 2015 sono state uccise 1.634 persone – il picco degli ultimi 25 anni – con un aumento del 50 per cento rispetto all’anno precedente.
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I cinque paesi con il maggior numero di esecuzioni sarebbero Cina, Iran, Pakistan, Arabia Saudita e Stati Uniti, in quest’ordine.
Tuttavia, quei 1.634 morti sono solo relativi ai dati delle esecuzioni governative ufficiali, e non includono quindi i dati della Cina —che invece ritiene che i dati sulle esecuzioni debbano essere riservati.
Secondo una stima del gruppo no-profit Dua Hua Foundation, che si occupa di diritti umani in Cina, nel 2013 sono state compiute circa 2.400 esecuzioni. Si tratta del dato più recente pubblicato dal gruppo, relativamente basso rispetto alle 12.000 esecuzioni del 2002.
L’impegno della Cina per ridurre il numero di esecuzioni e riformare il sistema di giustizia penale ha portato, nel 2007, alla possibilità per la Suprema Corte del Popolo di analizzare le condanne a morte caso per caso. Tuttavia, i condannati alla pena capitale vengono spesso uccisi per reati non violenti come il traffico di droga, la raccolta illegale di fondi e lo spionaggio. Dua Hua dice sul suo sito che i dati complessivi per il 2014 “probabilmente non mostreranno un calo delle esecuzioni” e che qualsiasi tentativo di ridurre il numero di esecuzioni “sarà probabilmente ostacolato dall’aumento di condanne a morte emesse durante la campagna antiterrorismo nello Xinjiang e durante la campagna nazionale anticorruzione.”
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Escludendo le stime sulle condanne a morte in Cina, Amnesty ha riscontrato che le esecuzioni in Iran, Pakistan e Arabia Saudita costituiscono circa il 90 per cento delle esecuzioni di tutto il mondo.
Amnesty attribuisce l’aumento complessivo, in parte, alla rimozione a dicembre 2014 della moratoria del Pakistan sulle esecuzioni di civili. Nel 2015, più di 320 persone sono state uccise in Pakistan: il numero più alto mai registrato da Amnesty.
“L’aumento delle esecuzioni lo scorso anno è profondamente allarmante. Negli ultimi 25 anni non sono mai state uccise dallo stato così tante persone,” dice Salil Shetty, Segretario Generale di Amnesty International. “Nel 2015, i governi hanno continuato senza tregua a privare i cittadini delle proprie vite, facendo leva sul presupposto – sbagliato – che la pena di morte ci rende più sicuri.”
“Iran, Pakistan e Arabia Saudita hanno emesso condanne a morte a livelli mai visti, spesso dopo processi profondamente ingiusti,” aggiunge Shetty. “Questo massacro deve finire.”
Nel frattempo, l’Iran ha ucciso almeno 977 persone — soprattutto per crimini legati alla droga. L’Arabia Saudita ha messo a morte almeno 158 persone — il 76 per cento in più rispetto all’anno precedente. In Arabia Saudita, gran parte dei condannati a morte “sono stati decapitati,” si legge nel rapporto, “ma le autorità hanno usato anche plotoni d’esecuzione e a volte hanno esposto i cadaveri in pubblico.”
Secondo il rapporto, Cina, Iran e Arabia Saudita continuano a condannare a morte per traffico di droga, corruzione, blasfemia o adulterio, nonostante gli standard internazionali sulla pena di morte indichino che solo i reati “più gravi” e “i crimini internazionali con conseguenze letali o estremamente gravi” possono essere puniti con la pena capitale.
Lo scorso anno Reprieve, un’organizzazione per i diritti umani che si occupa di giustizia penale internazionale, ha rilevato che più del 70 per cento delle persone condannate a morte in Arabia Saudita sono state arrestate per reati non violenti – tra cui le proteste politiche – e che si parla ampiamente di episodi di tortura e confessioni forzate.
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Il rapporto di Amnesty sottolinea anche che l’Iran è uno dei pochi paesi al mondo a condannare a morte i minorenni. Nel 2015, l’Iran avrebbe ucciso almeno quattro persone al di sotto dei 18 anni, in violazione della legislazione del Consiglio Economico e Sociale dell’ONU, secondo cui “non possono essere messe a morte le persone sotto i 18 anni al momento del compimento del reato.”
Maya Foa, a capo del team di Reprieve sulla pena di morte, ha detto in un comunicato che “l’enorme aumento di esecuzioni in paesi come Pakistan, Arabia Saudita, Iran ed Egitto è estremamente preoccupante.”
“Gli Stati Uniti e i paesi europei devono affrontare con urgenza questi gravi abusi compiuti dai nostri alleati,” ha aggiunto Foa. “Dai processi di massa, alle torture, alle sentenze di morte emesse nei confronti di contestatori politici e minorenni.”
Tuttavia, nonostante l’aumento di esecuzioni in tutto il mondo, sono aumentati i paesi che hanno abolito la pena di morte. Fiji, Madagascar, Repubblica del Congo e Suriname hanno completamente eliminato la pena di morte nel 2015, mentre il governo della Mongolia ha approvato una legge che consentirà di abolire la pena capitale. Il numero totale di paesi che hanno completamente abolito la pena di morte è ora salito a 102.
Gli Stati Uniti sono l’unico paese del continente americano a effettuare esecuzioni — ne ha eseguite 28, il numero più basso dal 1991. Gli USA hanno anche emesso 52 condanne a morte, anche questo un record al ribasso dal 1977. In tutto, 18 paesi hanno abolito completamente la pena di morte.
Nel 2012, la Commissione Europea ha imposto controlli serrati sull’esportazione di farmaci utilizzati per le iniezioni letali — usati negli Stati Uniti dal 1982. La Commissione sostiene di voler “assicurare che dall’Unione non siano esportati farmaci da usare nelle esecuzioni, nelle torture e in altri trattamenti o punizioni crudeli, inumane o degradanti.”
La speranza era che l’embargo rallentasse il tasso di condanne a morte negli Stati Uniti. Invece, alcuni stati che ancora applicano la pena capitale stanno considerando opzioni alternative nel caso in cui le iniezioni letali siano dichiarate incostituzionali, o diventino troppo difficili da eseguire. Il Mississipi sta considerando di reintrodurre i plotoni d’esecuzione, mentre il governatore della Virginia sta considerando di utilizzare la sedia elettrica. L’Oklahoma sta pensando a entrambe le ipotesi, mentre il Wyoming sta considerando le camere a gas.
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