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Un esperimento trasforma le vibrazioni delle ragnatele in musica—ed è fantastico

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Tra tutti i fenomeni naturali in cui capita di imbattersi quotidianamente, le ragnatele sono forse uno dei più complessi e affascinanti: i ragni si servono infatti delle vibrazioni che viaggiano proprio attraverso i fili delle loro tele, per percepire l’ambiente che li circonda. Ma che suono farebbero le ragnatele, se potessimo ascoltarle?

Scoprirlo è l’obiettivo di un progetto di “data-sonification” che mette gli esseri umani nei panni dei ragni e imparare a percepire le ragnatele, in un certo senso, come fanno loro. I ricercatori dicono che il progetto potrebbe prima o poi essere usato per fare ingegneria inversa della realtà che vivono i ragni e comunicare con loro.

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“Quando vedi la struttura di una ragnatela, ti ricorda un’arpa o un altro strumento a corde. La domanda che ci siamo posti è: ‘cosa succederebbe se creassimo un modello di questi fili come se fossero corde di uno strumento?’” spiega a VICE Markys Buehler, professore di ingegneria all’MIT a capo del progetto. “Vogliamo espandere il modo in cui generiamo suoni musicali e come componiamo musica,” prosegue.

Il risultato del loro lavoro è tanto affascinante quanto inquietante—uno scampanellìo costante e malinconico, che si è guadagnato un’occhiata strana da parte del mio gatto quando ho riprodotto la traccia a casa. Il primo dei due video prodotti dal team di ricercatori in accompagnamento all’audio è un render in 3D di una ragnatela; il secondo fornisce invece la prospettiva di una persona che naviga la ragnatela in realtà virtuale. Suona come la colonna sonora di un thriller, o le prime note di “Time” dei Pink Floyd.

Un po’ come la visualizzazione dati presenta informazioni complesse in tabelle e grafici digeribili, la sonorizzazione traduce dati in suoni interpretabili. La tecnica è stata applicata a una varietà di fonti di informazioni—da oggetti nello spazio profondo alla bolla dei mutui negli Stati Uniti, fino agli effetti del cambiamento climatico sulla composizione delle foreste. Ma sonorizzare le strutture delle ragnatele è una scelta particolarmente interessante, perché i ragni si affidano proprio a suoni e vibrazioni per comprendere lo spazio, spiega Buehler.

“Sono essenzialmente ciechi,” prosegue, “dunque interpretano il mondo tramite le vibrazioni—usando la ragnatele come un gigantesco ricettore di vibrazioni, o comunicando direttamente uno con l’altro. Per esempio, cercano un compagno con cui accoppiarsi tamburellando sul pavimento di fili.”

Lavorando nello spettro di suoni che può essere udito dall’orecchio umano, Buehler e il suo team hanno usato la fisica delle ragnatele per assegnare toni udibili a ogni filo, in base ai suoi parametri di tensione e vibrazione specifici. Sommando il tono di ogni filo, hanno creato un modello interattivo di una ragnatela che produce suono tramite la manipolazione o la navigazione in VR.

Parlando delle performance immersive che il suo gruppo ha organizzato prima della pandemia per condividere i dati sonorizzati con le persone, Buehler racconta, “senti qualcosa che all’inizio risulta dissonante per l’orecchio umano, ma appena passi un po’ di tempo in più dentro la ragnatela, diventa stranamente familiare.” E se quel tempo è più di un po’, ha aggiunto, è difficile tornare indietro: “L’ho provato io stesso—quando vieni a uno dei nostri concerti, se torni a casa ascoltando musica alla radio della macchina o dal tuo telefono, suona molto strana.”

Buehler e l’artista argentino Tomás Saraceno, con cui collabora da tempo, hanno piani ambizioni per il progetto. Saraceno ha registrato i suoni dei ragni; appena potrà tornare in laboratorio per condurre esperimenti, Buehler vuole generare suoni di ragno con una intelligenza artificiale—in modo simile a come è usata per generare la voce umana—e osservare le reazioni dei ragni.

Per una persona comune, il progetto è un buon promemoria della natura arbitraria della prospettiva umana e del potenziale che ha la musica di modificarla, dice Buehler.

“Dimostra che il sistema di riferimenti umano non è l’unico al mondo. Per qualcosa come un ragno, esiste un modo completamente diverso di esperire il mondo e ora abbiamo la capacità di vederlo.”