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Cinque kg, 2.000 agenti: i controlli anti-droga nelle scuole sono uno spreco totale

Quanti agenti fanno a canna sequestrata?
Leonardo Bianchi
Rome, IT
polizia di stato
Foto via Polizia di stato.

La posizione del governo gialloverde sulle sostanze è nota: tutta la “droga” fa male, di “droga” non si deve assolutamente parlare, e i “nostri ragazzi” devono essere protetti a tutti i costi dalla “droga”—specialmente a scuola.

Uno dei primi atti del Ministero dell’Interno è stato proprio la direttiva “Scuole sicure.” Si tratta di un “piano straordinario” che contempla un “fondo complessivo da 2.5 milioni per incrementare i controlli, assumere agenti della polizia locale […], coprire i costi degli straordinari o installare impianti di videosorveglianza” per fare “controlli straordinari anti-droga” e “bloccare gli spacciatori di morte (spesso immigrati irregolari) davanti alle scuole italiane.”

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Fin da subito, la direttiva era stata criticata da operatori del settore e associazioni. Hassan Bassi, segretario nazionale di Forum Droghe, aveva detto che “la parola prevenzione serve solo come foglia di fico di un intervento esclusivamente repressivo,” poiché “solo il 5 percento dei fondi stanziati potranno essere usati per finanziare campagne educative.”

Patrizia Meringolo—sempre di Forum Droghe—aveva parlato di un “controllo di tipo ‘meccanico’ e senza alcuna finalità di relazione educativo,” aggiungendo che “non c’è finalità di ascolto e rapporto con le persone” e “si rischia di essere perfino al di là della presenza dei cani antidroga che già aveva suscitato polemiche.”

Il nuovo governo, infatti, non si è inventato nulla: già negli anni scorsi si era intensificato questo tipo di controlli, che collettivi studenteschi e professori hanno sempre accolto malissimo. Un tale dispiegamento delle forze nelle scuole, tra l’altro, si pone in netta controtendenza rispetto all’orientamento generale caldeggiato dalla Direzione Nazionale Antimafia.

Nella relazione del 2015, ad esempio, si poteva leggere che “un’azione repressiva ad ampio spettro come quella attuale non è sostenibile, o se è sostenibile lo è a detrimento della repressione di reati analoghi che lo stesso legislatore ritiene più gravi.”

Ma, per l’appunto, i controlli anti-droga rispondono ad altre finalità—in primis quella della propaganda—e non incidono minimamente sul consumo di sostanze tra i giovani (che è più o meno stabile da decenni), né rendono le scuole “più sicure.”

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Lo scorso ottobre, ad esempio, c’è stato un controllo nel liceo scientifico Galilei di Napoli. “Siamo usciti alle ore 2:10,” racconta il Nuovo collettivo Galilei su Facebook, “ritrovandoci nel cortile del nostro istituto ben quattro autovetture della polizia comprese di unità cinofile.” Tre ragazzi, continua il post, “sono stati soggetti a perquisizione in seguito a segnalazioni dei cani antidroga. In due casi, nonostante uno di loro sia stato fatto spogliare nudo nei bagni della scuola, l’esito del controllo è comunque risultato negativo, e solo uno dei tre è stato trovato in possesso di stupefacenti.”

Oltre a racconti del genere, c’è un altro aspetto interessante: al termine delle operazioni, il “bottino” è davvero misero—per non dire ridicolo. Alla prima settimana di dicembre, il bilancio complessivo di “Scuole sicure” è di “207 scuole interessante, 294 illeciti contestati, 2.220 controlli tra polizie locali e forze di polizia, 2.346 agenti impiegati e quasi 5 chili di droga sequestrata (quattro di leggera, e 150 grammi di pesante).

Ripetiamolo un attimo, dai. Più di 2000 agenti impiegati per neanche cinque chili di droga, e due milioni di euro spesi: non esattamente un grande successo da rivendicarsi, no?

Tra l’altro, le cronache spesso registrano episodi piuttosto grotteschi. A fine settembre, ad esempio, le forze dell’ordine hanno effettuato un controllo in un liceo di Catania, trovando—tenetevi forte—“12 bustine con residui di marijuana […] ben occultate dentro un astuccio portacolori,” insieme a “tracce di filtri e mozziconi.” Qualche giorno fa, i carabinieri di Viadana (provincia di Mantova) hanno controllato “tutte le classi” del liceo Sanfelice senza trovare l’ombra di stupefacenti.

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Ieri, a Sanremo, è invece successo qualcosa che vale la pena riportare dal quotidiano La Riviera:

Fuori dalla scuola Marconi di piazza Muccioli—poco prima dell’orario di ingresso—i militari hanno trovato e sequestrato uno spinello, probabilmente gettato da uno studente alla vista del cane antidroga: un pastore tedesco di nome “Dymo”. L’operazione ha coivolto in tutto 20 militari, alcuni dei quali in borghese.

Venti carabinieri per uno (1) spinello: Pablo Escobar, levati.

L’operazione “Scuole sicure,” insomma, è la solita solfa. E non solo a livello retorico-mediatico, ma anche prettamente economico: la maggior parte delle risorse, come visto, sono esclusivamente destinate alla repressione. Come segnalava un articolo su Internazionale, “invece di affrontare la questione da un punto di vista sociale lo si fa da un punto di vista penale.” Cioè dal solito punto di vista, che a scuola non ha mai funzionato.

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