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Tecnologia

Chi sono gli italiani che vanno alla ricerca dell'immortalità

In Italia non esistono ancora strutture specializzate nella sospensione crionica dei corpi. Ma c'è chi è determinato ad accelerare comunque la nostra fede nella pratica.
Filippo Polistena crionica dei corpi italia
Filippo Polistena. Immagine per gentile concessione dell'intervistato.

Il primo criopaziente della storia è stato James Bedford, un professore di psicologia morto di tumore nel 1967 all’età di 73 anni. Il suo corpo si trova a Scottsdale, in Arizona, in una struttura specializzata in crioconservazione: l’Alcor Life Extension Foundation. In questo luogo, dove la ricerca scientifica incontra il desiderio dell’uomo di sopravvivere alla morte, viene praticato un trattamento sperimentale alternativo alla sepoltura e alla cremazione.

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La sospensione crionica — più comunemente nota come ibernazione — consiste nel congelamento del cadavere di un essere umano o di un animale, posto a testa in giù all’interno di un contenitore cilindrico colmo di azoto. Il fine di tale procedimento è ambizioso: poter risvegliare in futuro il criopaziente, per curare la malattia che ne ha provocato la morte attraverso tecniche scientifiche avanzate.

Sebbene fino a oggi nessuno sia stato ancora riportato in vita, nel mondo oltre 300 persone hanno scelto la crioconservazione e molte altre si sono messe in lista d’attesa. Tra queste c’è l’avvocato pordenonese Vitto Claut, il primo in Italia ad aver sottoscritto un contratto con Alcor. “Quando nel 2005 ho preso la mia decisione,” ha raccontato Claut a Motherboard per telefono, “l’ho fatto perché amo la vita e sono molto curioso di scoprire come sarà il mondo del futuro.” Claut, che per la sua prospettata immortalità paga un’assicurazione di 3.600 dollari l’anno, allo stato attuale delle cose deve sperare di morire negli Stati Uniti. Questo perché, per i ricercatori di Alcor, la condizione ideale per l’ibernazione è che il trattamento cominci dopo pochi minuti dalla morte del paziente. La prima fase prevede che la testa del paziente venga portata a -96 °C, per cercare di conservare intatte le strutture nervose.

Filippo Polistena e Vitto Claut - crionica dei corpi Italia

Filippo Polistena (sx) e Vitto Claut (dx). Immagine per gentile concessione degli intervistati.

“Aspetto che quando sarà il momento (spero il più tardi possibile) il mio medico di famiglia,” ha proseguito Claut, “mi dirà che mi restano pochi mesi di vita. Sarà allora che raggiungerò l’Arizona.” Per nulla pentito della propria scelta, l’avvocato è convinto che si risveglierà in un mondo a dir poco inquietante. “Tra 400 anni il Sole farà aumentare la temperatura della Terra di almeno 10 gradi, la nostra pelle non resisterà all’impatto solare e dovremo vivere sotto terra con delle luci e dei sistemi che verranno inventati per salvaguardare la vita. Non si potranno più mangiare gli spaghetti, ci nutriremo con delle pillole. A causa delle alte temperature non ci saranno più gli alberi e gli animali.”

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Nei primi anni 2000, quando Claut ha scelto la crionica, ha raccolto non poche obiezioni. “Appena ho deciso di sottoscrivere il contratto, il direttore di Tele Pordenone [un’emittente televisiva del triveneto da cui viene invitato spesso in quanto presidente del Codacons della sua regione, ndr] ha indetto un sondaggio per chiedere alle persone cosa ne pensavano della mia scelta. Il 95 percento delle persone ha detto che sono pazzo e il 5 percento che sono un genio. Tra il 95 percento c’era anche mia madre” ha raccontato Claut.

“Aspetto che quando sarà il momento il mio medico di famiglia mi dirà che mi restano pochi mesi di vita. Sarà allora che raggiungerò l’Arizona.”

All’epoca, questa pratica nel nostro paese era sconosciuta ai più. Ad accendere davvero i riflettori internazionali sul tema è stato il caso di Matheryn Naovaratpong, la bambina di origine thailandese divenuta la più giovane criopaziente della storia nel 2014. Da allora, sempre più persone in Italia hanno cominciato a desiderare di risvegliarsi nel futuro. Lo sa bene Filippo Polistena — il titolare di una storica agenzia di pompe funebri di Mirandola —, che da qualche anno offre un servizio di tramite in Italia per essere ibernati in Russia. “Tutto è iniziato nel 2012,” ha spiegato Polistena per telefono a Motherboard, “quando una persona mi ha contattato perché non si rassegnava alla perdita di suo padre e voleva che venisse ibernato. Ho fatto il possibile per aiutarlo e alla fine sono riuscito ad esaudire questo suo desiderio.” Polistena si è rivolto a KrioRus, la fondazione russa nata nel 2005 e che, al momento, rappresenta l’unico centro specializzato in crioconservazione che non si trovi negli Stati Uniti (patria non solo di Alcor, ma anche del Cryonic Institute, situato nel Michigan).

Dopo il primo caso, Polistena ha ricevuto diverse altre richieste e ad oggi, tramite la sua agenzia, sono arrivati alla KrioRus quattro persone italiane e un cane. Il costo del servizio è di 33.000 dollari più le spese di trasporto.

Polistena, oltre a occuparsi delle pratiche burocratiche, esegue un trattamento preliminare sul corpo del criopaziente; quest’ultimo viene poi inviato in Russia — dove sarà effettuato il processo d’ibernazione vero e proprio — tramite un volo di linea diretto. “Mi sono avvicinato al mondo della crioconservazione,” ha aggiunto il titolare dell’azienda di Mirandola, “perché credo che in futuro la scienza riuscirà a sconfiggere la morte. Non posso averne la certezza, ma sono fiducioso, tanto che quest’anno ho firmato anch’io un contratto con l’azienda russa.”

Per un italiano che decide di farsi ibernare la condizione migliore resta comunque quella di trovarsi in Russia o negli Stati Uniti al momento del decesso. Questo riduce considerevolmente sia le pratiche burocratiche che i costi. Tra i sostenitori della crioconservazione, c’è anche chi — proprio come Vitto Claut e Filippo Polistena — ama pensare in grande. Per loro quella di risvegliarsi dopo la morte non è l’unica speranza: il desiderio principale è che un giorno, anche nel nostro paese, verrà aperto un centro specializzato.