Abbiamo intervistato il DJ che ha reso mitica la Baia Imperiale

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Musica

Abbiamo intervistato il DJ che ha reso mitica la Baia Imperiale

Daniele Baldelli ha rivoluzionato il modo di ballare degli italiani tra gli anni Settanta e Ottanta e ora porta la sua cosmic disco sui dancefloor di mezzo mondo.
Giacomo Stefanini
Milan, IT

A molti di noi sarà capitato di essere invitati a fare dei DJ set. Magari è una festa privata, e per "DJ set" s'intende "sta' al computer e rispondi di sì a chiunque ti chieda di mettere una canzone per non fare la figura dello stronzo". A volte non ci si rende conto di quanto sia imbarazzante associare questa pratica al lavoro di un DJ. Soprattutto se si considera la figura di Daniele Baldelli.

Baldelli non è solo un DJ, è il DJ italiano per eccellenza. In attività dal 1969, nel corso degli anni Settanta è stato tra gli inventori della discoteca per come la intendiamo in Italia. Esatto, parliamo di quei locali da una particolare architettura e funzione sociale che dal 2000 in poi sono perlopiù caduti in rovina, ma che a fine Ventesimo secolo erano la mecca della nightlife nello Stivale.

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Il viaggio di Daniele inizia sulla riviera romagnola, alla Baia degli Angeli (ora Baia Imperiale) di Gabicce, ma è in riva al Lago di Garda, al Cosmic Club, che trova il laboratorio giusto per sperimentare le sue personalissime soluzioni musicali. Mescolando sonorità fusion, disco, r&b, afrobeat, kosmische musik tedesca, reggae, post punk, rallentando o velocizzando i dischi a suo gusto, crea uno stile di musica che chiamiamo cosmic disco, o cosmic sound, che poi divenne popolare in Italia con il nome (improprio) di musica afro.

Da quel momento, Daniele Baldelli è leggenda e, incurante dei numerosi imitatori, continua a portare la discoteca dovunque gli affidino una consolle. Ci incuriosisce particolarmente pensare al suo prossimo set al festival roBOt, che si svolgerà all'Ex-GAM di Bologna dal 27 al 29 settembre. Il pioniere del cosmic sound infatti sarà circondato da artisti che coprono tutto lo spettro dell'elettronica contemporanea: l'eclettico produttore inglese Andrew Weatherall, l'archivista Awesome Tapes From Africa, la cosmonauta sintetica Caterina Barbieri, l'alfiere della nuova lo-fi house Ross From Friends, la sperimentatrice IDM Laurel Halo e molti altri.

Abbiamo contattato Baldelli via email per parlare dell'evoluzione della musica da ballare e del ruolo del DJ in Italia, ma anche della sua impressionante collezione di dischi e di che cosa serve per fare la discoteca perfetta.

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Per maggiori informazioni e acquistare i biglietti, visita il sito del roBOt e segui la sua pagina Facebook.

Quando hai iniziato, fare il DJ era una novità assoluta. Da chi/cosa hai preso ispirazione per il tuo lavoro?
Quando ho cominciato, nel 1969, ero soltanto il "mettidischi" del Tana Club, una discoteca per giovani. Lavoravo il sabato sera e la domenica pomeriggio. I dischi, tutti 45 giri, li acquistava il proprietario, ed era lui stesso a preparare la scaletta: tre shake e tre lenti. Io dovevo semplicemente eseguire: mettere un disco dietro l'altro, alzare un volume e abbassare l'altro, senza cuffia né monitor. Poi già nel 1970 compravo io i dischi, quindi da quel momento ho cominciato a costruire la mia conoscenza musicale. L'ispirazione veniva dalla mia sensibilità o dal mio istinto visto che non c'erano punti di riferimento, semplicemente andavo nel negozio di dischi e compravo quello che mi piaceva.

Qual è stata la strada che ti ha portato a definire lo stile cosmic, e quando ti sei accorto di aver creato qualcosa di nuovo?
Probabilmente me ne sono accorto in questi ultimi 10 anni, visto che ricevo continuamente elogi da parte di giovani DJ e musicisti che rivelano di essere stati influenzati dai miei DJ set di allora. All'epoca del Cosmic (1979–1984) facevo semplicemente tutto quello che mi sentivo di fare. Dopo il soul, il rhythm&blues, il funky, la disco music, ho cominciato a interessarmi di tutto: compravo jazz, elettronica, musica africana, brasiliana, fusion, reggae, kraut rock… ho quasi tutti i dischi della Arion, della ECM, della Sky… Mi piace dire che al Cosmic è nato il “cosmic sound” semplicemente mixando insieme tutti questi generi musicali!

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Hai avuto modo di osservare dall’interno praticamente tutta l’evoluzione della musica da ballo negli ultimi 40 anni. Che cosa hai imparato? A che punto stiamo secondo te?
Ci sono generi musicali che non mi appartengono. Non mi sono mai cimentato con la house, la techno, la minimal. Mi sembra stia nascendo un nuovo fermento, ascolto nomi nuovi di DJ e gruppi musicali che stanno esplorando sonorità che mi aggradano.

M’immagino gli anni Settanta e Ottanta come un periodo pervaso da una costante spinta verso l’innovazione. Credi che sia ancora presente, o che la musica dance abbia cominciato a guardare al passato?
Sicuramente la nuova generazione di DJ e musicisti sta sperimentando nuove sonorità. Diciamo nuove interpretazioni di cose che trovano comunque nella musica del passato.

Hai una collezione di dischi impressionante: quali sono i pezzi a cui sei più affezionato?
Lasciamo perdere. Come faccio a dirti solo qualche brano tra i mie 70.000 vinili?! Ne ho centinaia di preferiti!!! Posso sempre raccontare comunque che l'album Sweetnighter dei Weather Report ha avuto una grande importanza nella mia evoluzione musicale.

Dove scopri la nuova musica da aggiungere alla tua collezione?
È un continuo bombardamento mediatico, mi arrivano ogni giorno via mail promo o brani che mi la gente mi propone e non ci sto dietro! Poi comunque almeno due volte al mese sono nel negozio LeDisque di Verona, come una volta quando frequentavo Disco Più e la Dimar.

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Per te, come DJ, il valore del disco fisico è irrinunciabile, o approvi la svolta digitale?
Non posso sottrarmi al fascino del vinile. Non a caso continuo a comprarne in quantità e anche le mie produzioni escono su vinile. Ma in consolle oggi suono esclusivamente con i CD. I motivi sono vari: suono tante mie produzioni ancora unreleased, faccio parecchi re-edit di brani storici o comunque brani che scopro tra i miei vinili, e faccio anche molti re-edit dei dischi che compro attualmente perché spesso non mi piace la loro stesura originale.

Com’è fatta la discoteca perfetta per te che hai lavorato e lavori nelle migliori di sempre?
Quella dove l'impianto è almeno da 20mila watt per poter lavorare al volume giusto. Quella dove le persone sono in sintonia con te, senza il solito cagacazzo di DJ per hobby che si pone ad estremo giudice, lui che ieri ha comprato una ristampa di un disco che vale 500 euro!

Qual è la tua arma segreta per scaldare la pista nelle serate in cui non sembra proprio volersi muovere?
Che ci siano 100 persone o 1000, io sono sempre me stesso. Mi propongo per quello che sono. Chi mi ama mi segua!

Che consiglio daresti a chi volesse intraprendere la carriera del DJ nel 2018?
Non ho nessun consiglio. Se hai talento, emergi.

Il Robot Festival si svolgerà a Bologna dal 27 al 29 settembre, con una preview del festival a palazzo Re Enzo sabato 15. Trovi maggiori informazioni e i biglietti in prevendita sul sito.

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