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gli attentati di parigi

Perché lo Stato Islamico ha attaccato Parigi — e cosa potrebbe succedere adesso

Lo Stato Islamico ha lanciato un assalto brutale e senza precedenti verso Parigi. Allo stesso tempo, però, il Califfato sembra cominciare a perdere il controllo del territorio sia in Siria che in Iraq.
Photo par Marius Becker/EPA

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Lo Stato Islamico ha sviluppato una raccapricciante strategia di comunicazione: quando c'è una notizia cattiva, bisogna orscurarla con un attacco improvviso e dalla violenza inaudita.

È una tattica che il gruppo ha già utilizzato in diverse occasioni, per poi rispolverarla - a quanto sembra - nella nottata di venerdì, lanciando un attacco terroristico senza precedenti nella città di Parigi.

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Nella mattinata di ieri, gli Stati Uniti hanno annunciato la probabile uccisione del 'boia dell'IS' Mohammed Emwazi, meglio conosciuto come Jihadi John. Nelle ore successive, il gruppo del Califfato ha subito due fondamentali sconfitte militari: la perdita del controllo sulla città strategica di Sinjar, riconquistata dalle forze curde dei Peshmerga, e sulla città siriana di al-Hawl, a scapito dei combattenti della coalizione Forze Democratiche Siriane. Entrambe le vittorie hanno reso quasi impossibile l'accesso all'IS alla strada che collega Raqqa e Mosul, i due centri urbani più importanti in mano ai fondamentalisti.

In serata, diversi attentatori hanno devastato Parigi con sparatorie e attacchi suicidi a ristoranti, club e allo stadio, uccidendo 128 persone e ferendone circa 300, di cui 80 in gravi condizioni di salute. Nella mattinata di sabato, IS ha rivendicato l'attentato attraverso la diffusione di un comunicato ufficiale.

Leggi anche: Gli attacchi terroristici di Parigi, il liveblog

A questo punto della guerra, con la combinazione di forze americane di cielo e forze di terra locali, la controffensiva sta cominciando a mostrare risultati significativi. Così, per lo Stato Islamico, sembra più semplice mettere a segno un colossale attentato terroristico nel centro di una famosa città occidentale rispetto a vincere la guerra sul terreno, in Siria e in Iraq.

L'attacco di Parigi, come quello che ha distrutto un aereo russo sopra la penisola del Sinai in Egitto (anch'esso rivendicato da IS), è una notevole inversione di ruoli rispetto al progenitore dello Stato Islamico, ovvero al Qaeda. IS ha sempre rivendicato con orgoglio la propria abilità nel conquistare e controllare il territorio nel Medio Oriente, disprezzando i metodi "vecchio stile" di al Qaeda che si è sempre affidata ad attacchi spettacolari, ma occasionali e di scarsa rilevanza geopolitica, in Occidente.

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'Lo Stato Islamico attacca gli interessi dell'Occidente perché può farlo, ma anche perché sta perdendo la guerra sul campo.'

Ora, però, IS sta cominciando a capitolare su tutti i fronti della battaglia sia in Siria sia in Iraq, mentre il braccio armato di al Qaeda in Siria - al Nusra - sta silenziosamente concentrando i suoi sforzi nella solidificazione del controllo militare nelle regioni di pertinenza.

Il meticoloso coordinamento degli attacchi a Parigi indica che il piano è stato elaborato tempo fa, ma probabilmente è stato messo in atto come una risposta repentina ai problemi militari incontrati dal gruppo. Probabilmente lo scopo degli attacchi è duplice: da una parte instillare la paura negli occidentali, dall'altra rassicurare la base dei suoi sostenitori - inclusi quelli che vivono in Occidente - sul fatto che i problemi del gruppo sono solamente una battuta d'arresto momentanea.

Anche prima che IS rivendicasse l'attacco a Parigi, account non ufficiali del gruppo hanno festeggiato gli omicidi, rompendo il silenzio che è seguito alle sconfitte militari nei suoi territori.

Leggi anche: Parigi sotto attacco: il risveglio dei parigini dopo lo shock

È ancora troppo presto per dire quali saranno le conseguenze diplomatiche e politiche degli attacchi. Il presidente francese Francois Hollande li ha descritti come "un atto di guerra" che merita "una risposta impietosa." Ha così gettato le fondamenta per una risposta ampia—forse addirittura preparando il terreno per la possibile invocazione dell'Articolo 5 della NATO sulla risposta collettiva a un attacco, per giustificare un'azione militare contro IS.

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Ma non è ancora chiaro - a parte lo schieramento di truppe sul campo - quante altre azioni contro il gruppo possano essere sostenute dalla Francia. Gli aerei francesi, inclusi quelli decollati dall'unica portaerei del paese, la Charles de Gaulle, stanno colpendo gli obiettivi IS in Siria e in Iraq. Recentemente la Francia ha partecipato con gli Stati Uniti alle operazioni volte a ridurre la produzione di petroliodi IS, un tentativo di privare il gruppo sia di fondi che del carburante usato per mandare i veicoli in battaglia.

La Francia è una potenza militare di secondo livello, come il Regno Unito, e non ha mezzi a sufficienza per intensificare unilateralmente la guerra contro lo Stato Islamico—soprattutto considerando le vaste risorse che il paese ha destinato al mantenimento del dominio militare in gran parte dell'Africa. Indipendentemente dall'appoggio o meno degli elettori francesi all'intervento di terra in Medi Oriente, l'abilità della Francia di impegnare un numero significativo di soldati senza il sostegno della NATO o degli Stati Uniti è dubbia. La portata dell'attacco potrebbe dare forza alla proposta del primo ministro britannico David Cameron di aumentare il coinvolgimento del suo paese nei raid aerei contro IS in Siria e in Iraq.

Forse uno dei risultati più verosimili è il supporto francese nei confronti di due dei gruppi che stanno combattendo, con buoni risultati, l'IS in Siria e Iraq: i Peshmerga e l'YPG curdi, e i loro alleati arabi—recentemente ribattezzatisi Forze Democratiche Siriane (SDF) nel tentativo di vendere la loro missione agli elettori occidentali. Così come in Libia, il coinvolgimento di Forze Speciali francesi - che stanno lavorando sul controllo aereo e sull'addestramento militare sul territorio - potrebbe aver verosimilmente migliorato l'efficacia in battaglia di questi gruppi—incluso l'assalto a Raqqa, la capitale de facto di IS, verso la quale gli sforzi di SDF si stanno attualmente dirigendo.

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IS e i suoi supporter online occidentali continuano a sostenere che l'attacco di Parigi sarebbe in realtà una risposta al coinvolgimento delle forze militari francesi nella guerra contro il sedicente Stato Islamico. Falso: IS ha catturato ostaggi occidentali ben prima che l'Occidente imbracciasse le armi contro il gruppo, uccidendoli per ragioni di pura propaganda—come effettivamente è successo. Molto prima che il governo americano s'impegnasse negli attacchi contro il gruppo, gli account ufficiali di IS hanno sfidato gli USA ad agire, minacciando Washington come parte della loro millenaria visione di portare il mondo intero alla guerra.

L'IS colpisce interessi occidentali perché può, e perché sta subendo duri colpi sul campo di battaglia. L'Occidente ha ignorato lo scenario siriano finché ha potuto. Ora Parigi - e il resto del mondo occidentale, per estensione - dovrà fare i conti con funerali, proteste, e pattuglie in assetto di combattimento pronte a sorvegliare le strade.

La guerra in Siria è arrivata fino al cuore della civiltà occidentale: attacchi come questi continueranno finché la comunità internazionale non si impegnerà a porre termine al conflitto una volta per tutte.


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