Attualità

Salvini si è fott*to da solo, e ora cerca di dare la colpa agli altri

È passato in poche settimane da essere il dominus incontrastato del governo gialloverde all'opposizione.
Niccolò Carradori
Florence, IT
matteo salvini

Nei 14 mesi che Matteo Salvini ha trascorso da ministro dell'Interno, i suoi blitzkrieg politici sono sembrati inarrestabili: partito dal 17 percento delle politiche 2018 è arrivato al 34 alle elezioni europee del 2019, e ha continuato a crescere anche nei mesi successivi, fagocitando i Cinque Stelle. Dallo scorso 8 agosto, però, ha dato il via a quella sequenza di avvenimenti che lo hanno riportato all'opposizione e, almeno apparentemente, in una situazione sfavorevole: i sondaggi lo danno in leggero calo nei consensi, il motore mediatico (che gli ha sempre fatto da gas propulsivo) sembra averlo messo da parte in favore del nuovo esecutivo, e persino Donald Trump ha endorsato pubblicamente Giuseppe Conte.

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Dall'esterno è sinceramente complesso, e quasi impossibile, capire perché si sia messo nella posizione di prendere così tante legnate politiche. Si entra nel campo delle ipotesi più astratte: si è sopravvalutato? Ha sottostimato la possibilità che davvero M5S e PD si sarebbero accordati? Ha pensato che bastassero il fomento popolare e i like sui social per bloccare le alleanze in Parlamento?

In questo momento sta cercando in tutti i modi, con continue dirette live, dichiarazioni passivo-aggressive e post sui social, di far sembrare il nuovo governo un abominio politico nato da giochi di "poltrone" e "ribaltoni", come se tutto quello che ha fatto dalla crisi di governo in poi non fosse successo. E come se ora l'elettorato dovesse dimenticarsene il prima possibile.

Prima di tutto, va detto che Salvini ha gestito questa crisi in modo sconsiderato e incongruente dal punto di vista della comunicazione. Il 7 agosto si è presentato dal premier e ha definitivamente aperto la crisi, dopodiché, davanti al suo pubblico, ha chiesto le elezioni e i "pieni poteri". Fino a quel momento tutta la sua retorica era basata sul bisogno improrogabile del paese di mettere fine all'esecutivo gialloverde.

Poi ha parlato Giuseppe Conte, che lo ha messo nella posizione di sobbarcarsi la responsabilità di quello che stava accadendo: "Salvini mi ha detto che vuole capitalizzare il consenso." Da lì in poi, l'ex ministro dell'Interno ha utilizzato ad alternanza due messaggi contrastanti: continuava a invocare le elezioni e la fine del governo Conte, e allo stesso tempo, si diceva pronto a rinfocolare eventuali accordi gialloverdi. Negli ultimi 22 giorni, insomma, ha detto tutto e il contrario di tutto, toccando il climax quando ha chiamato il VAR del popolo per un "inciucio" che mirava a spodestare il governo che lui stesso stava sfiduciando.

Oltre alla comunicazione, poi, è incappato in sviste tattiche e politiche inammissibili per il grande stratega della politica che tutti pensavano fosse: ha messo Conte nella posizione di sparargli addosso quando si è presentato in Senato (soprattutto sul caso Russia, riguardo al quale il premier lo ha accusato di non aver condiviso delle informazioni importanti), ha resuscitato Renzi offrendogli la possibilità di fare l'unica manovra politica che gli era consentita per non sparire dalla scena, ha consentito a Grillo e ai Cinque Stelle di potersi riposizionare dandogli la colpa di tutto, e al tempo stesso dovendoli pregare pubblicamente di tornare indietro (alle ultime consultazioni Di Maio ha ammesso che la Lega gli ha offerto di fare il Premier).

Sul perché di tutto ciò esistono diverse ipotesi—c'è chi pensa che lo abbia fatto perché era l'ultimo momento buono per sfruttare al massimo la sua potenza comunicativa senza pagarne il costo (da ministro la sua comunicazione era a bilancio dello Stato), e capitalizzare il consenso prima che eventuali problemi politici (il caso Russia-Savoini, eventuali impossibilità nel rifinanziare Quota 100 e Reddito di Cittadinanza nella Legge di Bilancio, i problemi con la magistratura per il caso Open Arms che lui stesso ha sbandierato ieri) potessero ridurlo. O che si sia sabotato coscientemente, con lo scopo di andare all'opposizione e aspettare che cresca il malcontento per un governo che parte in forte difficoltà, in un'Europa da criticare comodamente dall'opposizione.

Per capire cosa succederà ora a lui e alla Lega, però, non resta che aspettare. Nel frattempo, è molto probabile che Salvini non mollerà facilmente questa sua nuova strategia.

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