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Cibo

Un gelataio di Torino è stato multato perché ha offerto la panna a due clienti

Ditemi voi se c’è cosa più stupida di questa, sono pronto a prendere appunti.
Andrea Strafile
Rome, IT
Foto via Unsplash

Ok, stavolta stiamo esagerando. Un gelataio di Torino, il signor Cristian Ciacci, è il nuovo partigiano del giorno. Ha subito un torto, un evidente, gigantesco torto, e noi siamo disposti a lottare per vedere il suo nome riabilitato. Qualche giorno fa il signor Ciacci è stato raggiunto nell'omonima gelateria da quattro poliziotti in borghese che hanno sfilato il taccuino delle multe e ne hanno compilata una da 500 euro. Il motivo? Ha regalato la panna sul cono di alcuni clienti e non l’ha riportato sullo scontrino. Torniamo indietro di qualche minuto. Due persone felici stanno mangiando il gelato quando vengono raggiunte da alcuni uomini che chiedono loro di esibire lo scontrino. “Ecco qua, tutto in regola” (a quanto pare c'è qualcuno che tiene davvero lo scontrino) “Sì, ma sopra il vostro gelato c’è della panna, perché non è riportata?” “Eh?!?” È così: se non riporti un omaggio sullo scontrino sei passibile di reato.

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Ora, spiegatemelo voi che io non capisco. Che maledetto senso ha scrivere qualcosa che non hai fatto pagare? Se non hai ricevuto soldi non hai evaso soldi. Cosa può fregartene di quella stramaledetta panna? Per censire le razioni di panna nelle gelaterie?

Vivo a Roma da abbastanza tempo per sapere che la domanda 'Con panna o senza?' non è nemmeno più una gentilezza, ma un obbligo. E non si paga. Mai. Nemmeno nelle gelaterie dei Parioli che ti chiedono dieci euro a gelato. Non solo la panna è sacrosanta. È sacrosanto persino chiederla doppia: una manciata prima di mettere il gelato e una manciata sopra il gelato. Ao, la vita è una sola, se non godi diventi triste e grigio. “Io emetto sempre gli scontrini, multarmi per una panna da 50 centesimi omaggiata mi sembra eccessivo”, ha detto al Messaggero il signor Cristian di Torino. “Ero in buona fede. Contestare la multa a questo punto richiederebbe tempo che non ho. Mi dispiace solo che pagare la sanzione sarebbe come ammettere di aver sbagliato”. Noi siamo tutti con te. Anche alcune gelaterie romane che ho sentito per dire la loro.

“Da noi è considerato un omaggio, è proprio scritto in listino, ma non è che facciamo uno scontrino apposta per l’omaggio”, mi dicono alla Gelateria La Romana, che è a Roma ma in realtà è nata a Rimini. “Anche a Rimini vale lo stesso discorso. Ma in alcune città viene pagata come fosse un gusto: a Padova e Verona, per esempio”. Anche per la gelateria Fassi, che ha più di cento anni, la panna deve essere compresa nel prezzo: “Tecnicamente la stai pagando, è proprio parte del prezzo del cono o della coppetta, quindi è un tuo sacrosanto diritto chiederla”. E poi ci sono quelli vecchio stampo, ormai quasi scomparsi, che non parlano di panna compresa o inclusa o cose del genere. Se vai al Bar in piazza San Callisto il gelato costa 1 euro e puoi (anzi, devi) metterci quanta panna ti pare. E la montano loro tutti i giorni a mano. Senza zucchero. Da lacrime. “La panna è mia, ci faccio come mi pare”, ha commentato il gestore del bar, Dio lo benedica. Stringiamoci tutti attorno al povero gelataio torinese, capro espiatorio di una legge che francamente mi perplime. Uniamoci e andiamo sotto le finestre del Parlamento con i nostri scontrini senza omaggio e i coni stracolmi di panna per protestare contro questo sopruso. Sperando di non mangiarcela tutta prima di arrivare.

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