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Facebook

Come insegnare ai tuoi genitori a stare su Facebook

Per non sentire più "Ma l'ho visto su Facebook!"
Pietro Amoruoso
illustrazioni di Pietro Amoruoso

Sono passati dieci anni da quando mi sono iscritto a Facebook. Era il 2008, avevo un profilo MySpace, gestivo dei forum su ForumFree e il mio account LastFm pullulava di gruppi inglesi i cui membri adesso lavorano in fast food del Northern Quarter. Facebook nel mentre stava contando un tasso di crescita mensile del 178,38 percento, il più alto della sua storia. Oggi Facebook ha difficoltà ad attirare nuovi giovani—secondo eMarketer nel 2017 avrebbe perso 2,8 milioni di utenti tra gli under 25—ma sta registrando una crescita di pubblico fra gli over 55, con più di 500 mila nuovi utenti in arrivo che diventeranno il secondo pubblico più grande del social network.

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E in quella fetta di pubblico ci sono anche i nostri genitori. Che hanno finito per creare un Facebook parallelo in cui condividono compulsivamente immagini e articoli, augurano buongiorno e buonanotte ai loro amici e si scrivono in bacheca per darsi appuntamento nella vita reale.

Non che ci sia qualcosa di male, ma è chiaro che a volte qualcuno dovrebbe spiegargli qualcosa. E quel qualcuno siete voi. Purtroppo quest'operazione di educazione a Facebook è molto più facile da dire che da realizzare, e chiunque abbia ricevuto una chiamata dalla propria madre preoccupata perché "non trova più Google" sa di cosa sto parlando. Ho deciso quindi di stendere una guida per aiutarli—e per aiutare noi a mantenere la calma.

P.S.: Di recente ho consigliato a mio zio di non esagerare con le condivisioni su Facebook. Esattamente dieci minuti dopo aver finito di parlare ho aperto la home e trovato un suo status che recitava “oggi ho ricevuto una bella lezione su Facebook da mio nipote :)”. Venti minuti dopo una quote di Martin Luther King e un’ora dopo un video dei migliori goal di Van Basten. DOVE SIAMO? Come prima cosa, è fondamentale far capire loro dove si trovano. “Adesso vado un po’ su Facebook a vedere cosa fanno i miei amici,” dicono. Ecco, dal momento in cui tua madre, anche se va in pizzeria sotto casa, scatta dieci foto e le pubblica, la cosa assurda di questa frase è che non è completamente fuori luogo: molti hanno preso alla lettera i “cosa stai facendo?” e i “a cosa stai pensando?” di Facebook. In quel senso, scoprire Facebook è come scoprire il santuario del tempo perduto di Zelda per cui improvvisamente non c'è più bisogno di fare dieci telefonate diverse per sapere se quel cugino lavora ancora a Berlino, se Agnese ha partorito e come si chiama la ex di tuo figlio (e già che ci sei, non lo vuoi mettere un like ad Agnese?). La loro completa fiducia nel mezzo, però, li ha resi delle perfette vittime delle pubblicità online—vittime convinte che mettere mi piace alla pagina di un blog che si occupa di economia possa fargli vincere un voucher da 20 euro su Amazon. Se decidete di affrontare questo argomento, sappiate che a un certo punto vi chiederanno come funziona Amazon. Spiegateglielo, prima che succeda questo. E già che ci siete installategli pure Adblock.

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PRIVACY Certo, Facebook è stato progettato in tutto e per tutto per sfruttare meccanismi di condivisione dati come principale metodo di sostentamento, ma restrizioni basiche come una buona impostazione della privacy sono fondamentali. E proprio queste restrizioni spesso vengono saltate a piè pari dai nostri genitori.

Loro vi hanno insegnato a non accettare caramelle dagli sconosciuti, ora voi insegnategli a togliere il “tutti” dal “chi può vedere i tuoi post”.

"L'HA DETTO FACEBOOK!1!"

Per molti cinquanta-sessantenni, Facebook è spesso un posto di condivisione spensierata. Spesso anche di bufale. Sebbene l’impatto delle bufale sulla realtà non sia tuttora chiaro, è comunque una buona idea far passare il messaggio che la frase “l’ho letto su Facebook” non ha alcuna valenza. Provate con: “papà, di principio, se trovi un articolo che ti esalta troppo, o ti fa incazzare troppo, allora è mooolto probabile che tu sia di fronte a una bufala." Dopodiché: non fermarsi mai al titolo e alla foto, guardare bene l'url e la testata, controllare che ci siano link nell'articolo, vedere se in fondo al sito c'è o meno un disclaimer che sia "satira" o meno.

IL GALATEO

A questo punto, è buona cosa fornire le basi del galateo informatico. Per iniziare questa mini lezione di netiquette spiegate ai vostri genitori che, esattamente come nell’educazione quotidiana, su Facebook si dovrebbe essere invasivi il meno possibile. Ricordategli quindi che ciò che si scrive sul profilo o sulla bacheca di un loro amico rimane visibile a tutti gli amici di quell'utente e che non dovrebbero confondersi con le chat private.

Dovreste anche mostrargli che riempire la propria bacheca di contenuti sterili significa riempire spazio inutile nelle bacheche di tutti. Quando non sono frasi come “sto andando a fare la spesa” con un selfie annesso, questi contenuti sono meme. Ovviamente non li chiamano meme, ma “una cosa che ho visto su Facebook”. Spesso si tratta di meme buongiornisti, meme motivazionali o meme che sono, invece, rivolti proprio a noi: i loro figli. Non hanno un vero nome e per questo li chiamerò “meme amo i miei figli”. I meme amo i miei figli vengono propinati da una serie di pagine come Amore per i figli, I figli un po’ di tutto, Amo i miei figli, etc. che hanno decine di migliaia di follower e per slogan frasi come “I miei figli non hanno [forse] tutto quello che desiderano MA HANNO UNA MAMMA che li ama più di ogni cosa” o “una padre è una montagna di comprensione.” ADESSO VOLA, SEI GRANDE ORMAI Recentemente ho parlato per più di un’ora di droga e psicofarmaci con mia madre, e tutto questo perché aveva letto il post di un mio amico sul tema. Questo per dire che insegnare ai nostri genitori come stare su Facebook significa anche sottoporli ad argomenti e questioni che—forse—con voi non affronterebbero mai. Certo, il rischio è che una sera vi troviate a spiegare a vostro padre cosa è il Distracted Boyfriend meme , ma questo è un altro discorso.