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Questo studio terrificante conferma che gli insetti stanno scomparendo nel nulla

Due biologi hanno constatato che, in meno di 40 anni, le temperature sono salite talmente tanto da compromettere del tutto la catena alimentare della foresta pluviale di Porto Rico.
Giulia Trincardi
Milan, IT
guajon frog porto rico
Immagine: Wikimedia Commons

Sono giorni di orribili notizie sul futuro che ci attende come specie: breve, troppo caldo e apocalittico nel senso meno affascinante del termine.

Uno degli indici più significativi di questa situazione considerevolmente di merda in cui ci troviamo è lo stato di salute degli insetti di tutto il mondo. Un studio pubblicato di recente su Proceedings of the National Academy of Sciences e condotto dai biologi Bradford C. Lister and Andrés Garcia nella foresta pluviale di Porto Rico, nei pressi della città di Luquillo, ha appena confermato una situazione peggiore del previsto: nell'area dell'isola considerata vergine, infatti, la popolazione di insetti e animali insettivori appare tragicamente decimata rispetto agli anni Settanta, quando Lister si era recato nella stessa zona per fare una conta delle risorse della foresta per la prima volta.

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Per misurare la biomassa presente, Lister e Garcia hanno ripetuto a distanza di quasi 40 anni la stessa procedura: hanno intrappolato specie di insetti e di artropodi (tipo ragni e millepiedi) su piatti ricoperti di una colla particolare e posizionati sia a terra che in mezzo agli alberi. Inoltre, hanno gettato reti apposite tra la vegetazione centinaia di volte, per raccogliere gli insetti presenti.

Il risultato è allarmante: il numero di insetti presi con le reti è tra un quarto e un'ottavo di quelli rinvenuti nella spedizione degli anni Settanta e quello degli animali intrappolati con i piatti di colla è fino a 60 volte minore. Commentando il lavoro di Lister e Garcia con il Washington Post, il biologo David Wagner ha dichiarato che "questo articolo è uno dei più inquietanti che abbia mai letto."

In aggiunta alla perdita degli insetti, lo studio di Lister e Garcia specifica come anche le specie insettivore dell'isola stiano scomparendo. "Le nostre analisi hanno rivelato un declino sincronizzato di lucertole, rane e uccelli che si nutrono di artropodi," scrivono i biologhi nell'introduzione del paper, aggiungendo che, "negli ultimi 30 anni, le temperature della foresta sono aumentate di 2,0 °C, e il nostro studio indica che il clima in surriscaldamento è la causa del collasso della catena alimentare della foresta. Se supportato da ulteriore ricerca, l'impatto del cambiamento climatico sugli ecosistemi tropicali potrebbe rivelarsi molto più grave di quanto precedentemente pensato."

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È da un po' che sappiamo che gli insetti non se la passano bene: svariate specie di api sono a rischio di estinzione e, stando a dati aggiornati al 2016, ci siamo già giocati in via permanente quasi 60 specie di altri insetti, mentre circa 50 sono sull'orlo della scomparsa. Ma una cosa è constatare che le aree altamente popolate — tipo la Germania, oggetto di uno studio recente a sua volta — sono sempre meno ospitali per un mucchio di specie comuni, un'altra è scoprire che anche nelle zone del pianeta che consideravamo protette gli insetti stanno scomparendo a vista d'occhio.

Lo studio di Lister e Garcia è l'ennesima, drammatica prova che l'impatto antropico sul pianeta non fa eccezioni per niente e nessuno. Ma, come è stato spiegato questo stesso mese da un documento esaustivo compilato da una commissione di scienziati su richiesta delle Nazioni Unite, il tempo per rimediare è sempre meno e le iniziative attuali non sono assolutamente sufficienti. Se la prima ragione della nostra fine imminente è che la razza umana ha fottuto alla grande l'unico pianeta in cui sa per certo di poter sopravvivere, è sempre più chiaro che la seconda — e definitiva — è che continuiamo a fare spallucce davanti ai segnali più chiari e allarmanti del mondo.