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Italia

Il leader estremista austriaco vorrebbe annettere il Sud Tirolo all'Austria

Se il Partito della Libertà governerà l'Austria, allora sul piatto della discussione politica - oltre alla questione migranti - potrebbe esserci un altro punto: quello dell'autodeterminazione del Sud Tirolo.
Heinz-Christian Strache [Foto via Flickr/Multimedia-Blog Brundespraesident.in]

Se la nuova svolta a destra della politica di Vienna sarà confermata dal ballottaggio del prossimo 22 maggio, la barriera anti-migranti al confine con il Brennero potrebbe non essere più l'unico argomento di contesa tra Austria e Italia.

Ieri, infatti, il leader del Partito della Libertà Austriaco Heinz-Christian Strache ha dichiarato di essere favorevole a una riunificazione del 'Grande Tirolo'; un sogno che ovviamente, per essere realizzato, implicherebbe l'annessione del Sud Tirolo italiano all'Austria.

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In un'intervista rilasciata a Repubblica, Strache ha anche detto: "Voglio rimarginare la ferita attuale, concedere al Tirolo la possibilità di tornare unito (…) dando la possibilità al Sud Tirolo di autodeterminarsi. Perché non può decidere se far parte dell'Italia o dell'Austria?"

Strache, Presidente del partito da ormai undici anni, è considerato da molti il vero erede di Jörg Haider, il carismatico e controverso leader dell'estrema destra austriaca noto per le sue posizioni populiste e anti-immigrazione — come quando dichiarò che "l'ordine sociale dell'Islam è in contrapposizione con i valori occidentali" e che "nell'Islam, l'individuo e la sua libertà non contano niente. Contano solo la fede e la guerra santa" o, ancora, propose l'abolizione di tutti i minareti dal territorio austriaco.

Heinz-Christian Strache. [Foto via Flickr/Franz Johann Morgenbesser]

Il secessionismo tirolese

Quello del secessionismo tirolese è un tema che tiene banco già da parecchi anni nel dibattito pubblico a livello locale.

Diverse sono le formazioni politico-popolari che rivendicano il diritto all'autodeterminazione della regione — e le dichiarazioni di Strache, in questo senso, potrebbero avere un preciso intento di campagna elettorale.

Come emerge da uno studio demoscopico pubblicato a gennaio 2015 e commissionato dall'Istituto Spectra di Linz, l'89 per cento del campione austriaco intervistato ha dichiarato di vedere positivamente un'iniziativa referendaria "attraverso cui il popolo del Sud Tirolo fosse chiamato a decidere rispetto alla propria cittadinanza."

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Sempre l'89 per cento del campione, poi, ha assicurato che approverebbe, nell'eventuale consultazione, un pronunciamento della maggior parte degli altoatesini "a favore di una riunificazione con l'Austria."

Leggi anche: I migranti del Brennero ci hanno mostrato gli oggetti che li proteggono durante il viaggio

Insomma, quello della riannessione del Sud Tirolo all'Austria sembra essere un tema capace di fare breccia nell'elettorato austriaco.

L'82 per cento del campione austriaco che si dichiara "consapevole" del fatto che dopo la Prima guerra mondiale il Sud Tirolo sia stato annesso all'Italia "contro il volere della popolazione" sembra poi confermare l'idea della ferita aperta evocata da Strache.

E in Italia?

Il secessionismo sudtirolese non è però solo cosa d'oltre confine. Anche in Italia in effetti esistono movimenti per l'autodeterminazione della regione e per la sua annessione all'Austria, istanze portate avanti dal Südtiroler Volkspartei (SVP) e dalla dinastia Klotz, con il Südtiroler Freiheit.

Prima il padre Georg, conosciuto con lo pseudonimo di "martellatore della Val Passiria" e responsabile negli anni sessanta di numerosi attentati dinamitardi in nome della "libertà del Südtirol."

Poi la figlia Eva, politica che si è contraddistinta nella scena locale per idee come quella di mettere ad ogni valico un cartello che recita "il Sud Tirolo non è Italia," e che ha pronunciato frasi tipo "chiederci di festeggiare l'Unità d'Italia è come chiedere ad una donna stuprata di festeggiare con lo stupratore l'anniversario della violenza subìta."

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La stessa Eva ha da poco ricevuto un'ingente quantità di denaro - precisamente, 946mila euro - sotto forma di vitalizio frutto del calcolo della pensione da politico derivante dalla sua carica di consigliera provinciale. A pagarla, il tanto odiato Stato Italiano.

Ma al di là del mondo della politica locale, anche la società civile italiana sembra posizionarsi in blocco su linee secessioniste.

Un sondaggio condotto nel 2014 dall'Istituto Demetra di Mestre su un campione di 1.000 persone, ha fatto emergere che il 72 per cento degli intervistati sarebbe favorevole all'autodeterminazione del Sud Tirolo.

In un'altra consultazione referendaria portata avanti sempre nel 2014 dai movimenti pan-austriaci locali, i 61mila votanti hanno fatto registrare un 92 per cento di voti favorevoli all'autodeterminazione.

Il governatore dell'Alto Adige Arno Kompatscher ai tempi fece subito rientrare l'allarme, smentendo ogni velleità secessionista e dichiarando che "Il tema non è all'ordine del giorno."

Il referendum era effettivamente un'iniziativa popolare priva di valore giuridico e da non prendere con serietà — paragonabile all'imminente referendum Lombardia Autonoma annunciato dal Presidente della Regione Roberto Maroni.

Resta però il fatto che la consultazione informale tirolese si è trasformata in un piccolo megafono di un sentimento comunque diffuso tra le valli dell'Alto Adige, sentimento che oggi trova un partner di tutto rispetto al di là del confine del Brennero: il partito di Heinz-Christian Strache, appunto.

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Quello dell'annessione del Sud Tirolo all'Austria e della conseguente riunificazione della regione, del resto, sembra essere un pallino del politico della destra austriaca.

Già nel 2013 si diceva convinto che "se i sudtirolesi oggi fossero chiamati a un referendum, esprimerebbero un chiaro sì per il ritorno alla loro patria, l'Austria."

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Ieri, intanto, è arrivata la replica di Ugo Rossi, Presidente della Provincia autonoma di Trento. "Non si possono affrontare i problemi portando indietro le lancette dell'orologio della storia" ha dichiarato all'ANSA riferendosi alle dichiarazioni di Strache sulla riunificazione del Tirolo.

Sempre Rossi, poi, in un'intervista pubblicata oggi dal cartaceo di Repubblica, ha definito "assurda" l'idea di confine evocata dal leader austriaco, aggiungendo che si tratta di "un'idea antistorica, non può essere evocata in questo modo e non si può retrocedere sulla base di paure che scaturiscono dalla crisi dei migranti."

Il ballottaggio in Austria

Il 24 aprile si sono tenute le elezioni presidenziali austriache. Il primo turno è stato vinto proprio dal Partito della Libertà Austriaco di Strache, attraverso il suo candidato Norbert Hofer - ingegnere informatico 45enne - mentre i partiti istituzionali più classici come quello democristiano o socialdemocratico hanno assistito ad un crollo dei propri consensi.

Ora si attende il ballottaggio del 22 maggio, nel quale Hofer se la vedrà con il leader dei verdi Alexander Van der Bellen, che potrà contare sui voti socialisti e anche su una fetta di quelli popolari — i cattolici in particolare, restii a votare per un esponente di estrema destra.

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Quello che è certo è che per la prima volta dal dopoguerra il prossimo Presidente non sarà sostenuto da una delle due parti dominanti della scena politica austriaca, il SPÖ e il ÖVP, in quello che un blog della London School of Economics definisce come "un momento di svolta per il sistema partitico tradizionale del paese."

In questo scenario di ennesima svolta populista nell'ambito delle dinamiche interne di uno dei Paesi della Ue - scenario da poco vissuto anche, tra gli altri, dalla Polonia - la vittoria del Partito di estrema destra al primo turno è frutto di un programma anti-immigrazione, anti-omosessualità e anti-integrazionista.

Nel manifesto del Partito della Libertà Austriaco potrebbe però esserci un altro punto caldo. Quello, appunto, della riunificazione del Tirolo.

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Foto di apertura di Multimedia-Blog Brundespraesident.in via Flickr in Creative Commons