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prostituzione

Ho passato una giornata nel bordello cinese a cielo aperto più grande d'Italia

Prato ospita una delle principali comunità cinesi d'Italia, e da tempo anche il numero di prostitute cinesi che lavorano in città è in crescita.
Niccolò Carradori
Florence, IT

Sono le 11 di mattina, e sono seduto su una panchina di Piazza Mercatale, a Prato. Poco distante da me, lungo il marciapiede che costeggia il parco, c'è un gruppetto di donne cinesi che si guarda intorno. Indossano tutte lo stesso identico piumino lucido in vari colori pastello, come se portassero la divisa di una nazionale olimpica, e stivali di pelle pacchiani alti fino al ginocchio. Chiacchierano e ridono tranquille, con l'aria di chi sta aspettando qualcosa. Di tanto in tanto mi fissano.

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In realtà non sono molto preoccupato della loro attenzione, anzi, ma di quella dei tizi dietro di me. Sei o sette uomini, indistinguibili visti di striscio sotto l'ombra degli alberi, che mi hanno guardato male per tutto il tragitto che ho fatto per arrivare alla panchina.

Piazza Mercatale. Le foto sono state scattate in giorni diversi rispetto al racconto dell'autore.

A un tratto una delle donne si stacca dal gruppo e mi viene incontro. Ha i capelli neri leggermente tinti di rosso, e la pelle scurita come se fosse stata cotta dal sole. Indossa dei pantaloni attillati con un motivo floreale. Mi guarda e sorride, ma mi sorpassa. Si ferma poco più avanti e controlla il cellulare. Io la fisso. Comincia a ballettare sul posto, come se volesse attirare la mia attenzione, e a ridacchiare da sola. Da come si muove sembra un po' una marionetta. Avrà come minimo 40 anni.

Di punto in bianco mi fa "Eh?" "Come?" le chiedo imbarazzato. "Andiamo?" risponde. Fingo di essere sorpreso. "Dove?" "Camera… 30 euro."

Mi alzo. Lei adesso non ha più l'aria titubante. "Io avanti," mi fa. Comincia a camminare veloce, puntando l'altro lato della piazza, e io la seguo, mantenendomi a qualche metro di distanza. Attraversa la strada e si infila sotto i loggiati. Dopo poco si ferma di fronte a un portone, lo apre velocemente ed entra, lasciando aperto. La seguo su per una scala umida ed entriamo nel suo appartamento.

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Il motivo per cui all'improvviso mi sono ritrovato da una panchina alla casa impregnata di fritto di questa sconosciuta, alle 11 di mattina, è che sto cercando di capire il fenomeno della prostituzione cinese a Prato. Qualche mese fa il comune, incalzato dalle lamentele dei pochi residenti italiani rimasti, ha iniziato una sorta di bonifica dei muri del quartiere cinese di via Pistoiese, che da tempo erano pieni di scritte e adesivi in cinese con strani numeri di telefono. Facendo una rapida ricerca tramite alcune dipendenti madrelingua, il comune ha scoperto che il 90 percento di quei numeri apparteneva a prostitute cinesi.

In realtà questa situazione era nota da tempo: da almeno quattro anni, infatti, tutta la zona che va dalla Stazione Centrale a Piazza Mercatale è battuta giorno e notte da gruppetti di donne che tentano di adescare clienti e portarli nei loro appartamenti. E sparsi per tutta Prato ci sono piccoli bordelli mascherati da centri massaggio. Iniziano a lavorare all'incirca alle 10 di mattina e vanno avanti per tutto il giorno. Durante una perquisizione in uno di questi centri, all'inizio di settembre, la Polizia ha scoperto una specie di dizionario bilingue con alcune frasi che permettevano alle ragazze cinesi di attirare i clienti italiani che chiamavano i numeri scritti sui muri.

I numeri di telefono rimasti sui muri dopo il passaggio del comune.

Non appena gli operatori del comune hanno iniziato a ritinteggiare le superfici della zona sono stati avvicinati da alcuni clienti infastiditi, che hanno chiesto spiegazioni e si sono lamentati: senza scritte non avrebbero potuto più rintracciare le loro prostitute preferite.

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Nei giorni scorsi ho girovagato un po' per la "Chinatown" pratese: una lunga via piena di ristoranti, rosticcerie, tintorie, e sale da slot machine, e grazie anche alle indicazioni dell'Ufficio Stampa del comune, ho trovato i punti in cui le scritte con i numeri sono ancora disponibili. Ho provato a chiamarne qualcuno. Non appena la voce dall'altra parte capiva che ero italiano, mi indicava sbrigativamente via e numero civico (che quasi sempre distava poche strade dal punto in cui ero).

Facendo una ricerca su vari siti di annunci per Escort e su GnoccaForum, ho scoperto che al di là dei numeri sui muri la moda della prostituzione cinese è radicatissima a Prato: la stragrande maggioranza delle recensioni riguarda centri massaggio o ragazze cinesi, e gli utenti si scambiano opinioni sui prezzi migliori, sulla bellezza, e sulle "capacità" di ogni ognuna di loro.

Controllando i siti di annunci di Milano, in cui abita un'altra delle principali comunità cinesi italiane, è curioso notare come in proporzione gli annunci di prostitute cinesi siano molti meno rispetto a Prato. Nel giro di Prato, invece, una fantomatica ragazza di nome "Serena" ha collezionato, nel tempo, 20 pagine di recensioni entusiaste, e le informazioni circa i suoi spostamenti e la sua reperibilità sono ambitissime. Ho tentato di contattarla, ma una sua coinquilina e collega mi ha fatto sapere che Serena in questo momento è tornata in Cina, e che sarà nuovamente disponibile solo a marzo. Notizia confermata anche da uno degli aficionados del Forum, che commenta così: "In attesa di marzo, buona gnocca a tutti!!"

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I primi riscontri di una crescente concentrazione di prostitute cinesi a Prato sono del 2011. In questo articolo della Nazione il fenomeno viene sintetizzato così: "Dopo aver conquistato il business del tessile, adesso i cinesi stanno allargandosi anche al terziario, mettendo le mani perfino sul mestiere più vecchio del mondo. Stime parlano di qualche centinaio di prostitute per un fatturato che sfiora i 20 milioni annui. […] I cinesi han sempre puntato più sulla concorrenzialità dei prezzi che non sulla precisione dei dettagli. Perché stupirsi se lo fanno anche con la prostituzione?"

L'attrattiva di queste ragazze è rappresentata dalla facile reperibilità e dai prezzi bassi. Con una cifra che va dai 30 euro (per le prostitute incontrate per strada) ai 50 ottieni le stesse prestazioni che altrove paghi 80-100. Ma un'altra caratteristica che sembra importante è la cortesia: in molti commenti si fa riferimento all'evidente differenza fra l'astiosità delle altre "professioniste" e la remissività di quelle cinesi.

Gli annunci su internet hanno praticamente tutti foto false, e per conoscere le reali sembianze delle ragazze bisogna fare affidamento sulle recensioni. Ne ho contattata una e l'ho raggiunta nel suo appartamento. Mi ha fatto accomodare in una stanza spartana, senza sedie. Quindi mi sono seduto sul letto.

Visto che non volevo essere troppo scorretto le ho detto subito il motivo per cui ero lì. Inizialmente è sembrata stupita e infastidita, ma quando le ho spiegato che non avevo intenzione di prendermi gioco di lei, mi ha concesso qualche domanda. "Veloce però… devo lavorare." Mi ha detto di avere 27 anni, e di essere in Italia da dieci. "Ho scelto questo lavoro perché si guadagna bene, anche se ovviamente non è il massimo. Però non mi ha costretto nessuno, e quindi non voglio sembrare una poveretta." Inizialmente mi era sembrata molto timida, ma mentre parla mostra una certa sicurezza. "Solitamente faccio 4-5 clienti al giorno. All'inizio, se mi chiama un cliente nuovo, provo sempre ad alzare il prezzo, ma sono ormai tre anni che lavoro e molti clienti mi conoscono. Gli italiani di solito sanno che le cinesi costano meno, quindi ormai il prezzo è quasi sempre 50 euro per mezz'ora. Massaggio e rapporto completo."

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Le chiedo se ha fatto qualche corso come massaggiatrice. "No, assolutamente. Però la maggior parte di quelli che vengono da me danno per scontato che sappia farli. Non so perché. Quindi mi strofino un po' nuda sopra di loro e gli accarezzo la schiena. Dura sempre molto poco però." Poi ride.

Le domando se ha mai lavorato in strada a Piazza Mercatale o in altre zone di Prato. Lei sgrana gli occhi. "No! No! Quelle che lavorano di giorno per strada sono donne vecchie, che non sanno mettere annunci e da cui comunque non andrebbe nessuno se facessero come faccio io, perché sono brutte. Sanno poco l'italiano, e vanno quasi solo con i vecchi che passano per il parco. Io non lo farei mai, non mi piace per strada." Dopodiché mi chiede gentilmente se ho finito, e mi accompagna alla porta.

Stando a lei, quindi, esiste una grossa differenza fra le prostitute cinesi che mettono annunci su internet, e le donne che si procacciano clienti per strada. Sarebbero soprattutto queste ultime che tappezzano i muri del quartiere con i loro numeri di cellulare.

Per capire meglio la situazione mi sono rivolto al vicesindaco di Prato, Simone Faggi, assessore alle Politiche per la cittadinanza. "A Prato la prostituzione ha sempre riguardato la zona della Stazione centrale. Ci sono state varie ondate: quella nigeriana, quella albanese. Da qualche anno però sono presenti soprattutto le prostitute cinesi. Stiamo da tempo portando avanti una mappatura del territorio, per capire bene anche i meccanismi, e i risultati saranno disponibili all'incirca per fine gennaio."

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Secondo i profili tracciati, "sono donne che per la maggior parte hanno superato la mezza età, e che avvicinano soprattutto gli uomini anziani che frequentano la piazza. Centinaia di clienti che si presentano ogni giorno. Se ci pensa è paradossale che nel momento in cui gli operatori hanno iniziato la pulizia dei muri dalle scritte i clienti si siano lamentati."

"Per contrastare questa situazione ci stiamo muovendo in varie direzioni: sarà aperto un concorso per 15 vigili che si occuperanno della prevenzione urbana, coadiuvati da operatori di strada. La prostituzione non è un reato, quindi dobbiamo fare in modo che sia la clientela a non presentarsi."

Le strade citate dal vicesindaco sono le stesse in cui avevo passato la mattinata, circondato da decine di "ambulanti" cinesi di mezza età. Sono tutte poco appariscenti, ma ti accorgi della loro "disponibilità" da come si guardano intorno: stazionano in vari punti, con la stessa fissità ed espressione seria delle Sentinelle In Piedi. Solitamente sono in gruppi di tre o quattro. Il vicesindaco ha ragione: mentre sono lì, spuntano dappertutto uomini sulla settantina che si avvicinano a loro e si mettono a parlottare. A volte vanno via insieme, a volte si limitano a chiacchierare un po' e proseguono.

Quindi eccoci tornati all'inizio: sono in compagnia di una prostituta cinese di mezza età, "Anna", nella stanzetta di un appartamento sporco di Piazza Mercatale, e a quanto pare, dopo il nostro breve scambio di battute al parco, ho appena acconsentito a una transazione sessuale.

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Su un lato della camera c'è un letto da una piazza e mezzo, coperto da un telo liso. Accanto c'è un tavolo con sopra una confezione di succo d'arancia Puertosol e una bottiglietta di spirito con del cotone idrofilo. Gli unici altri mobili sono un vecchio armadio a due ante e una stufetta a gas con bombola annessa. Sul muro c'è il poster di un neonato e una stringa di luci di natale che fanno il giro della stanza e si illuminano ad intermittenza.

"Hai freddo?" mi chiede lei accendendo la stufa. Mi giro e vedo che è già quasi nuda: è rimasta solo con le calze e le mutande. Ha un tatuaggio incomprensibile sullo stomaco.

"No, no. Aspetta!" Spiego anche a lei il motivo per cui l'ho seguita, ma faccio molta più fatica: non parla bene l'italiano, o forse fa finta. Visto che non ho intenzione di testare i detergenti genitali che andavano di moda a inizio secolo scorso nelle trincee del Carso, non demordo. Alla fine ci capiamo. Sorprendentemente, a differenza della 27enne con cui avevo parlato, sembra molto tranquilla, e mi sorride. Si siede sul letto e si rimette il reggiseno.

Ha 43 anni, ed è in Italia solo da due. Mi spiega che all'inizio lavorava in una delle tante aziende tessili cinesi della zona, ma che questo lavoro per lei è molto meglio. Che prima non la trattavano bene. "Sempre pochi soldi, ma qui più tranquilla. Libera. Sto con altre amiche che lavorano con me."

Piazza Mercatale. Le foto sono state scattate in giorni diversi rispetto al racconto dell'autore.

Oltre a prostituirsi, prepara il pranzo per gli operai di una ditta cinese della zona industriale. 15 euro al giorno. "A mezzogiorno vado a portargli da mangiare, poi torno qui a lavorare." Le chiedo quanti clienti fa in una giornata. "Tre o quattro. In una settimana vengono quasi sempre i soliti. Persone anziane. Quasi sempre si accontentano della bocca." Quando le faccio notare che alla fine non guadagna così poco si innervosisce e balbetta. "No no, pochi. A volte non lavoro."

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Si contraddice un po', e mi viene il sospetto che tutta questa libertà non ci sia. Non le chiedo dettagli sugli uomini che, nel parco, sembravano controllare la situazione. So che non mi risponderebbe. Però su una cosa si apre: "Devo pagare i debiti per il viaggio verso l'Italia. E questo è il modo migliore che ho trovato per farlo."

Di conseguenza, non è così difficile immaginare una rete illegale parallela a quella che porta operai clandestini nelle fabbriche di Prato: quella che immette sul mercato anche prostituzione ambulante disponibile dalla mattina alla sera.

Mentre mi avvicino alla porta per andarmene "Anna" mi mette in mano un foglietto di carta ritagliato da un giornale. Sopra ci sono scritti il suo nome e il suo numero di telefono. È il suo biglietto da visita.

Dopo soli due giorni di ricerche mi sembra chiaro come ormai la prostituzione cinese a Prato cominci ad avvicinarsi a una sorta monopolio, e che la clientela italiana si sia adeguata. Nonostante la cancellazione dei numeri dai muri, ho visto un sacco di nuovi adesivi o biglietti come quelli di "Anna" attaccati in giro. Nei forum gli indirizzi di queste donne vengono passati fra gli utenti, e alcune, come già detto, hanno una clientela fissa.

Quando ho chiesto al vicesindaco un parere sulle cause che hanno portato a questa situazione si è soffermato sullo stile di vita di alcune fasce della cittadinanza, ma non ha potuto non far riferimento anche agli ovvi conflitti che una trasformazione economica e culturale come quella che ha passato Prato negli ultimi 15 anni porta con sé. Su 190.810 residenti circa 30.000 appartengono alla comunità cinese. "Le dinamiche che questa presenza comporta sono in alcuni casi virtuosi e in altri no. La prostituzione credo che sia un caso evidente."

Non posso dire di aver capito se il proliferare del fenomeno della prostituzione cinese, e la sua apparente espansione, siano dovuti solo agli effetti di una così grande comunità all'interno di una piccola provincia come Prato, che per certi versi in effetti è già di per se peculiare in Italia. O se siano coinvolte anche altre dinamiche.

Il punto, al di là di tutte le considerazioni che si possono accampare, è che questa situazione risponde, in maniera caratteristica e ostinata, a una domanda che effettivamente esiste. Prato è diventata un punto di riferimento per le prostitute cinesi, e lo dimostra una recente indagine che ha portato alla scoperta di un giro di sfruttamento in Emilia Romagna. Tutte le ragazze cinesi coinvolte erano state reclutate a Prato.

Venendo via in macchina per riprendere l'autostrada attraverso la zona industriale, il famoso Macrolotto 0. Ovunque ci sono aziende tessiIi cinesi, riconoscibili non solo dalle insegne, ma anche dai drappi di stoffa rossa che addobbano l'esterno e i cancelli. Guardandole mi torna in mente quello che mi ha detto "Anna" poco prima.

"Meglio fare questo che dover stare lì."

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