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A10N1: Skammerz Ishu

Il nostro pianeta disonesto

Il mondo è pieno di gente che mente, tradisce e ruba: abbiamo chiesto ai nostri uffici sparsi per tutto il globo di raccogliere qualche storia di truffe e raggiri dal loro paese, e questo è ciò che è venuto fuori.

Illustrazioni di Sam Taylor.

Avete mai la sensazione che chiunque incontriate vi stia mentendo? Be’, forse è proprio così: il mondo è pieno di gente che mente, tradisce, ruba e truffa, che organizza raggiri elaborati solo per guadagnare qualche spicciolo. A quanto pare, avere un lavoro onesto è da perdenti, ed è molto più facile rubare ai sette miliardi di fessacchiotti che si aggirano per il pianeta terra. Abbiamo chiesto ai nostri uffici in varie parti del mondo di raccogliere qualche storia di truffe e disonestà, e questo è ciò che è venuto fuori. (Alcuni nomi sono stati cambiati su richiesta delle nostre fonti)

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COME HO RAPINATO UNA BANCA

Stavo conducendo una normale carriera nella finanza svizzera. Avevo frequentato una business school, avevo lavorato allo sportello di una banca e poi mi hanno spostato al dipartimento di private banking, dove ho ottenuto un vero e proprio ufficio. Tre mesi prima dell’inizio del mio corso per diventare agente di cambio, ho avuto un’epifania e mi sono reso conto che non era quello che volevo veramente. Ho dato le dimissioni, ma sono stato costretto a lavorare lì altri tre mesi come da contratto. Se lavori in banca e ti passano per le mani ogni giorno un sacco di soldi, cercherai sempre un modo per fregare i controlli di sicurezza. Gli impiegati di solito non rubano perché temono di perdere il lavoro, ma per me la cosa era diversa, perché avevo già deciso di andarmene. I posti come i nightclub, che hanno ogni giorno molti contanti da depositare, ricevono delle confezioni dalla banca che ogni notte riempiono di soldi e lasciano in speciali cassette fuori dalla filiale. Il pacchetto poi scivola direttamente in una cassetta di sicurezza sotterranea. Tutte le mattine, un impiegato della banca si reca nel deposito sotterraneo per raccogliere le buste e depositarle nei rispettivi conti bancari. Sapevo che ogni martedì mattina, molto presto, qualcuno buttava due o tre buste nella cassetta, ognuna delle quali contenente circa 80 mila euro. Non c’era alcuna videocamera di sorveglianza all’esterno della banca e quasi nessuno dentro. Nemmeno il percorso che portava al sotterraneo era sorvegliato. Immagino che a quest’ora invece abbiano preso provvedimenti. La mia rapina si basava sull’ipotesi che se il denaro si fosse “perso” nel tempo che intercorreva tra il deposito del cliente e il trasferimento del denaro sul conto, né la banca né il cliente sarebbero stati in grado di capire in che punto esattamente fosse sparito. Ho iniziato ad andare al lavoro molto presto così da essere presente nel momento dell’apertura della cella sotterranea. Avevo detto ai miei capi che avevo bisogno di lavorare qualche ora in più così da accumulare un po’ di straordinari prima di andare via. Una mattina verso le otto sono andato verso la macchinetta del caffè facendo finta di niente. Poi ho posato la tazzina sulla mia scrivania per far sembrare che stessi lavorando e mi fossi assentato un attimo per andare al bagno. Ho preso l’ascensore per i sotterranei, ho aperto la cassaforte, ho preso uno dei tre pacchi con i soldi e me lo sono ficcato nelle mutande. Mi ero dato un appuntamento in mensa per pranzare assieme a un amico, al quale ho poi passato la busta. Lui l’ha portata a casa mia ed ecco tutto. Dopo cinque giorni arrivò la polizia che interrogò l’intero personale della banca. La cosa più semplice e fondamentale di una rapina è trovare un modo di cavarsela senza essere presi. La parte più difficile invece è quella successiva al colpo, in cui devi sviare tutti i sospetti su di te e gestire l’enorme carico d’ansia provocato dal non capire esattamente cosa sanno i tuoi capi e la polizia. Alla fine non sono riuscito a sostenere la pressione e mi sono arreso. Sono andato nell’ufficio del mio capo e ho messo i soldi sulla sua scrivania. Mi ha licenziato sul colpo e sono stato arrestato. LA STORIA DI “GARY” RACCONTATA DA TILL RIPPMANN

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IL TRUFFATORE CON LO SCANNER

Sono coinvolto in attività criminali da tutta la vita, ho cominciato a 15 anni e da quel momento non ho fatto altro che entrare e uscire di prigione. Sono stato arrestato per aver venduto cocaina, armi da fuoco, per aver assalito tre volte dei poliziotti… eccetera eccetera. Se ti fai arrestare sempre per lo stesso crimine ti raddoppiano la pena, quindi io cerco di variare. Adesso mi occupo principalmente di frode. Un mio amico mi ha raccontato di questa truffa da borseggiatori elettronici. Usiamo un macchinario chiamato RFID, che è un lettore di carte di credito. Perché rubare i portafogli quando ti basta passarci davanti? In pratica, questo apparecchio scannerizza gli oggetti mentre cammini. In una strada molto trafficata puoi passare accanto alle persone, estrarre i numeri dai bancomat e registrarli nello scanner, che li memorizza tutti. Una volta raccolti i dati li passiamo a un mio amico che è ingegnere elettronico, lui ci lavora sopra e il gioco è fatto. Di solito vado in posti molto affollati e raccolgo i codici. Per esempio vado alle partite di calcio, è facile. Devi essere molto vicino alle persone, le devi quasi poter toccare per far funzionare il lettore, ma finora non mi ha beccato nessuno. Non c’è un modo preciso per capire chi puntare, a volte funziona e a volte no, devi solo provare. Finora con il colpo che mi è andato meglio ho guadagnato circa 7.000 euro. TOMMY LO “STRISCIATORE”

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LA GUERRA DEI FREE PRESS

Frenchmen Street a New Orleans è per eccellenza il luogo del jazz tradizionale, il che significa che quasi tutte le notti c’è una folla di turisti che viene a sentire musica nei vari locali storici della via. Un tale di nome Emmett guadagna un bel po’ di soldi vendendo a questi boccaloni stranieri un sacco di copie di OffBeat, il più bello e luccicante dei free press musicali della città, alla modica cifra di cinque dollari. La città è teatro delle più disparate attività criminali, ma per qualche ragione è proprio Emmett ad attirare più rabbia e malcontento. Gli abitanti del quartiere si scervellano nelle loro mailing list in cerca di un modo di farlo arrestare. Uno dei fondatori del Three Muses, un bel ristorante di Frenchmen Street, ha aperto una pagina Facebook sulla quale pubblica foto di Emmett scattate di nascosto e scrive post come se fosse lui, usando un linguaggio alquanto scurrile. (“Mi hanno appena stuprato il culo… ancora” e “Gabo cuesta casa tua?” sono degli esempi recenti.) Un bar della via ha affisso dei cartelli sui distributori di copie gratuite con su scritto UNA COPIA PER CLIENTE, GRAZIE. Qualcun altro ha attaccato dei fogli sui pali del telefono con su scritto NON PAGATE PER OFFBEAT, È UNA RIVISTA GRATUITA. Nonostante tutto ciò, Emmett continua ancora a piazzare i suoi giornali. JULES BENTLEY

IL GIOCO DEI NUMERI

Mi sono trasferita a Stoccolma a 19 anni. Non avevo un soldo, ma avevo una carta d’identità appartenente a una ragazza che mi assomigliava. Avevo anche un lavoro part-time in un call center di una compagnia telefonica attraverso il quale avevo accesso alle informazioni personali e alle partite Iva di un sacco di gente. Io e un mio amico andavamo a mangiare in tutti i ristoranti della Svezia dicendo di lavorare al giornale locale. Dicevamo ai ristoranti di mandare il conto in redazione, e gli fornivo tutti i dati che avevo preso al call center. Ho anche usato un sacco di numeri di carte d’identità per creare diversi account su Tradera, che è la versione svedese di eBay. Ogni volta che avevo bisogno di soldi mi bastava vendere oggetti che in realtà non esistevano. Caricavo una foto di Kate Moss con in dosso una pelliccia, toglievo la sua faccia dalla foto e scrivevo che la pelliccia era di una marca molto costosa. La gente poi mi mandava i soldi e in cambio non riceveva niente. Non mi è mai successo niente di male in quell’anno e mezzo, e sono riuscita a guadagnare 3.500 dollari. L’unica scocciatura era aprire sempre nuovi account di posta. Ne avevo uno per ogni oggetto che “vendevo”. Penso fossero circa una quarantina. Non sono mai stata beccata, e in caso avrei fatto la parte della stupida e avrei detto alla polizia di aver perso il passaporto e che qualcuno si stesse spacciando per me. LA STORIA DI “MARIA JOHANSSON” RACCONTATA DA CAISA EDERYD

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L'IMBROGLIO DELLE CARTE

A Parigi, i turisti attraggono borseggiatori e ladruncoli di strada, il che significa che i truffatori sono disseminati ovunque. Sono alla basilica del Sacro Cuore, di fronte a Notre Dame, in piazza a Saint Michel, allo Châtelet e specialmente sotto la Torre Eiffel. È lì che un gruppo di uomini (molti di loro immigrati rumeni e bulgari) invita i passanti a giocare a bonneteau, il nome francese del famoso gioco delle tre carte. “Il bonneteau non è davvero un gioco di carte” spiega Georg, uno di quelli che attirano i turisti ai tavoli dei prestigiatori . “È una questione di fortuna: una volta che le carte sono mischiate, devi scegliere una delle tre carte davanti a te. Solo una è il re di spade. Se lo trovi, raddoppi la tua puntata.” I giocatori di solito all’inizio vincono piccole cifre, e poi appena si sentono abbastanza sicuri cominciano a puntare 100, 200 o anche 500 euro; il prestigiatore fa scivolare il re di spade nella sua tasca senza farsi vedere e il giocatore perde. È la truffa più antica del mondo, ma secondo la polizia parigina i quasi 80 prestigiatori che lavorano vicino la Torre Eiffel guadagnano circa 2.000 euro al giorno. Secondo un portavoce della polizia parigina che ha arrestato 33 truffatori rumeni lo scorso ottobre, anche se non c’è un collegamento chiaro tra le organizzazioni criminali dell’Est Europa e questi ladruncoli non è difficile immaginarlo: “considerando la quantità di soldi che guadagnano, non è ridicolo parlare di mafia.” JULIEN MOREL

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I FINTI RAPIMENTI SONO UN VERO PROBLEMA

Una domenica sera nel 2011, un uomo che chiameremo Carlos ricevette una telefonata mentre cenava con la moglie. Gli sembrò di sentire la voce di suo nipote che piangeva e singhiozzava. Pensando che il sedicenne fosse stato rapito, ha incontrato i criminali per consegnargli tutti i gioielli che aveva, ma a quanto pare il malloppo non era sufficiente per il riscatto che gli avevano chiesto. Così il mattino seguente andò in banca a ritirare 7.000 real (circa 2.500 euro) dal suo conto. “Quei tipi erano dei professionisti,” mi ha detto Carlos. “Ci controllavano, ci chiamavano per tutta la sera… credimi, ti fanno diventare davvero stupido, e fai tutto quello che ti chiedono.” Prese i contanti e tutti gli oggetti di valore che aveva con una tale fretta che non si chiese nemmeno se suo nipote fosse effettivamente stato rapito. In realtà, il nipote dormiva placidamente a casa del figlio di Carlos, un fatto che gli è tornato alla mente quando era già a metà strada per incontrare i criminali e consegnargli tutti i soldi. Quella dei finti rapimenti è diventata una pratica molto comune in Brasile negli ultimi anni: perché rapire veramente un bambino quando puoi semplicemente dire di averlo fatto? Detto questo, le chiamate iniziano con delle urla (preregistrate dai criminali) difficili da ignorare se vivi in un paese dove i veri rapimenti sono frequentissimi. La polizia militare mi ha detto che il miglior modo di gestire una situazione del genere è rimanere calmi, non dare nessuna informazione alla persona all’altro capo del telefono e provare a contattare la presunta vittima del rapimento. Non ci sono molte statistiche su questo tipo di crimine in Brasile perché molte vittime non denunciano le truffe, ma nel 2007 la Associated Press ha riportato la cifra di 3.000 e più denunce di finti rapimenti nei primi 45 giorni dell’anno. La cosa peggiore è che a quanto pare la polizia non può fare molto per fermare quest’ondata di frodi: anche se riuscissero ad arrestare un truffatore, potrebbero solo denunciarlo per furto. ANNA PAULA MASCARENHAS

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COMPLIMENTI, HAI VINTO!

Se i canadesi volessero guadagnare migliaia di dollari a settimana, tutto quello che dovrebbero fare sarebbe convincere i loro vicini del sud di aver vinto qualche premio. Semplice, no? Il trucchetto viene chiamato “prize-pitching”, e secondo un ex truffatore la cosa funziona così: qualcuno negli Stati Uniti riceve una chiamata da un canadese che gli comunica, complimenti hai vinto! Quello che vincono esattamente varia a seconda dei casi; una volta ho sentito di un tipo che aveva vinto una “barca con vele di ottima fattura e con il miglior parquet di mogano.” Tutto quel che i fortunati vincitori dovevano fare era pagare la dogana per fare attraccare l’imbarcazione nel porto più vicino a casa loro. Le cifre variavano dai 300 ai 400 dollari, ma cosa erano in confronto a una barca extra lusso? In realtà i vincitori ricevevano davvero una barca: poco dopo aver sganciato il denaro, di solito attraverso Western Union, gli arrivava a casa un pacco con dentro un modellino di una barca con vele di ottima fattura e con il miglior parquet di mogano, ma lunga un metro. Le vittime di solito sono anziani, probabilmente persino contenti di parlare con qualcuno al telefono. Una volta scoperto l’inganno c’è poco da fare a livello legale: le truffe più riuscite sono quelle in cui non c’è una vera infrazione, come per il trucchetto della barca, ed è difficile arrestare i truffatori per crimini commessi oltre confine. E anche se fossero costretti a smettere dopo molte proteste, potrebbero ricominciare dopo una settimana con un nome diverso. MARTHE CÔTÉ

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CONTI FANTASMA

A causa dei disordini politici ed economici che stanno colpendo il loro paese, moltissimi egiziani hanno cercato di fuggire dalla nazione per approdare sugli assoltati lidi statunitensi. In ogni caso, le opzioni disponibili per andare a vivere in America legalmente sono piuttosto impraticabili. O hai un parente cittadino degli Stati Uniti che ti raccomanda (una cosa che potrebbe richiedere anche 15 anni), oppure puoi partecipare a una lotteria per vincere una green card, ma per quello ci vuole davvero una grossa fortuna. Oppure, puoi fare domanda per un visto provvisorio e continuare a rinnovarlo. Il problema più grande però è che gli egiziani che vogliono chiedere un visto provvisorio per gli Stati Uniti devono dimostrare di essere turisti che non vedono l’ora di pompare soldi nell’economia americana, il che vuol dire provare di avere 12.000 euro sul conto in banca e almeno un’azienda intestata a proprio nome (cosa che tranquillizza la polizia di frontiera sul fatto che hai ogni interesse a tornare in Egitto). Ovviamente la maggior parte degli egiziani non possiede questi requisiti, quindi deve affidarsi alla corruzione del proprio paese. Durante il mio ultimo viaggio in Egitto lo scorso giugno ho incontrato un avvocato che gestiva un racket per facilitare l’ottenimento dei visti. Per una piccola cifra è disposto a contattare un amico che lavora in banca e corromperlo per fargli aprire un finto conto che dimostri che il cittadino egiziano abbia abbastanza soldi per ottenere un visto americano. Dopo che la richiesta viene inviata, il conto in banca scompare. Tutti ci guadagnano: l’avvocato e il bancario guadagnano un po’ di soldi per il disturbo, e il cliente riesce ad arrivare in America, dove ovviamente dovrà lavorare illegalmente perché il visto non vale anche come permesso lavorativo. ANGELINA FANOUS

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SU E GIU PER LA GRECIA

Si stima che ci siano circa 20.000 senzatetto in Grecia: come ho scoperto quando ho dormito nelle strade di Atene nel 2007, hanno anche una loro propria economia interna. Poco dopo essere diventato un senza tetto sono stato avvicinato da una gang di georgiani che mi hanno offerto un lavoro come corriere in un traffico di droga. Conosco un sacco di gente che ha fatto qualcosa di simile, e conosco anche persone che hanno finto di essere senzatetto per lavorare in questo campo, perché è più difficile per la polizia localizzarti se non hai una residenza permanente. Queste cose accadono per la maggior parte nel centro di Atene. Le gang sono anche disposte a pagarti per “proteggere” le loro prostitute, la maggior parte delle quali vengono dall’Est Europa. L’ho fatto per un po’. Il lavoro consiste nel controllare le prostitute e far sapere alla gang se qualcosa va storto con i clienti o con la polizia. Un’altra pratica molto comune è prendere la gente che vive per strada e fargli aprire dei conti in banca che le gang possono usare per riciclare denaro. Per convincere un senzatetto a diventare complice di un crimine finanziario bastano solo 200 dollari. E poi ci sono i mendicanti professionisti. Ad Atene, la maggior parte di loro sono zingari ben allenati provenienti dalla Romania, dall’Albania e dal sud della Bulgaria. Operano in gruppo, coprono aree specifiche, e vivono in appartamenti o in campi rom. Se non sei uno di loro e provi a inserirti nella loro area ti metti davvero nei guai. In certe zone puoi guadagnare fino a 3.000 euro al mese. Specialmente durante la stagione estiva, i borseggiatori fondono coi mendicanti. Sono principalmente donne che ti tagliano la borsa con una lametta e ti rubano il portafoglio sotto il naso. LA STORIA DI “THANASSIS” RACCONTATA DA ANTONIS DINIAKOS

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BAGAGLIO SMARRITO

Nella Spagna della crisi, con la disoccupazione giovanile al 56 percento, ci sono davvero poche opportunità per i ragazzi. In questo clima economico è naturale che i giovani trovino modi illegali per finanziarsi le vacanze. Secondo uno studio pubblicato lo scorso giugno da VFM Services, una compagnia che fa consulenze antifrode, la truffa legata alle assicurazioni di viaggio è in crescita in tutto il mondo. Le richieste di rimborso per i bagagli persi o danneggiati sono salite del 140 percento tra le estati del 2012 e del 2013; circa il 45 percento delle richieste sulle quali si è investigato si sono rivelate false. Solo nel Regno Unito, l’AXA Insurance segnala 20 o 30 richieste esagerate al mese. È piuttosto impossibile dire chi ci sia dietro queste frodi, ma da quello che ho sentito gli spagnoli hanno un ruolo molto importante. Una 26enne di Barcellona che chiameremo Olivia ha accettato di spiegarmi come ha fatto a fregare il sistema. “Era la prima volta che facevo qualcosa del genere, ma la ragazza con la quale ho preso il volo lo fa ogni volta che viaggia. Abbiamo raggiunto Oslo con lo stesso volo ma ci siamo sedute in due posti separati sul volo di ritorno, facendo attenzione a non essere viste assieme all’aeroporto. “Una volta atterrate, la mia amica si è diretta al ritiro bagagli, ha preso le nostre valigie e se n’è andata. Dopo essere rimasta in piedi per un po’ con un’espressione infastidita, sono andata al banco informazioni e ho inscenato una polemica [sulla valigia “persa”], dopo la quale mi hanno consegnato un modulo da compilare. Non vale la pena segnalare robe tipo iPad o gioielli, visto che le assicurazioni rimborsano solo i vestiti. Il passo successivo è chiedere ad amici e parenti gli scontrini dei loro acquisti più costosi. Non puoi dire che è per il rimborso dell’Iva se non vuoi destare sospetti. Poi li invii [all’assicuratore] insieme a un modulo online e aspetti che lo approvino o lo rifiutino. Nel mio caso, ho ricevuto una lettera un paio di mesi dopo con dentro un assegno da 1.300 euro, che non è male.” PAUL GEDDIS

INNAMORATI PAZZI

Il lavoro che avevo prima [a Lagos, Nigeria] era molto difficile. Lavoravo in una fabbrica dalle 7 di mattina alle 7 di sera e venivo pagato circa 30 euro per un mese di lavoro. Ti immagini quanto era dura? A volte non prendevo nemmeno l’autobus per risparmiare, e facevo delle lunghissime camminate per arrivare al lavoro. Un giorno, un amico mi ha parlato di una frode online, e ho iniziato a provarci. Non lo facevo regolarmente, solo di tanto in tanto. Di notte, [i ragazzi] si incontrano online con i ragazzi bianchi e fanno finta di essere donne. Gli dicono “ti amo, voglio venire da te e incontrarti.” I ragazzi bianchi si innamorano e poi si convincono “OK, vieni qui. Quanto verrebbe a costare portarti da me?” E loro rispondono “Oh, mi servirebbe un visto, un passaporto, un biglietto aereo e cose così.” “Ma quanto verrebbe a costare esattamente?” “Forse qualche migliaio di dollari.” Il ragazzo poi invia il denaro e tu sparisci. Una volta sono riuscito a far innamorare un ragazzo nel tempo record di due giorni. Capisco così bene la loro vita da bianchi che riesco a usarla contro di loro. Non hanno scelta, mi devono credere. LA STORIA DI JOE RACCONTATA DA ANDY CAPPER

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