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Música

Pre-dischi belli: JK Flesh - "Posthuman"

Negli anni 90, quando la dubstep non aveva ancora un nome, Justin Broadrick era uno dei massimi esponenti della scena britannica. Ora è tornato con un nuovo album di beat metallici.

C’è chi crede che la dubstep l’abbia inventata Skrillex. Sono per lo più dei ritardati mentali, per cui non li prenderemo in considerazione. Poi c’è chi, da persona dotata di cervello funzionante, vi spiegherà che è un fenomeno sviluppatosi all’inizio degli anni 2000 da stili anni Novanta come Drum’n’Bass e 2-Step Garage, grazie a pionieri quali Digital Mystikz e Kode9. Ma la verità non è nemmeno questa. La dubstep negli anni Novanta c’era già, solo che ancora non aveva un nome ed erano veramente in pochi a suonarla, con sonorità molto più pesanti e sperimentali. Tra questi, Justin Broadrick è stato senza dubbio uno dei più prolifici e importanti. Breve (e semplicistico) sunto della sua carriera per gli ignoranti:  “Nato” musicalmente nei Napalm Death, Justin è conosciuto principalmente come mente e fondatore dei Godflesh, band mutante con cui inizia a sperimentare un misto di musica industriale, noise, metal, dub e hip-hop che lo porterà a dare vita a un centinaio di altri progetti. In uno di questi, molto semplicemente chiamato Techno Animal, collabora con un altro pazzoide di nome Kevin Martin, al tempo capoccia di una big band jazz-noise-tribale conosciuta come God (da quelle parti andavano i nomi semplici e diretti). Insieme, i due iniziano a produrre una serie di spippolamenti elettronici in qualche modo vicini a quella che oggi chiamiamo, appunto, dubstep.   La cosa più curiosa, però, è che in questi anni di fioritura del genere, il buon Justin se ne è stato piuttosto lontano da certe sonorità, preferendo dedicarsi ad altro. Da qualche tempo invece, la musica è letteralmente cambiata. Recuperato lo pseudonimo di JK Flesh con cui si firmava ai tempi dei Techno Animal, il nostro si è chiuso in studio per lavorare a un disco cupissimo e strapieno di beat, molto influenzato dagli sviluppi del genere, ma senza rinunciare a quelle badilate di rumore preso malissimo che sono il suo forte. Ascoltarlo è un’esperienza davvero intensa. La voce, perennemente distorta, è quasi del tutto seppellita da un basso che somiglia a una colata di catrame. I drop tirano giù tutto con una determinazione ai limiti del terroristico, e il rumore urbano regna supremo, però non ci sono cazzi: questa roba si può ballare, e i pusillanimi che non ci riescono passino diretti allo scannatoio, che la bestia scura nascosta dentro Justin ha fame di carne umana. Attenti a voi, esce tra poco più di dieci giorni!

JK Flesh - "Punchdrunk" (promo edit) by 3by3