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La Russia libererà le Pussy Riot

Alla vigilia delle Olimpiadi di Soci, la Duma ha approvato l'amnistia che potrebbe, tra gli altri, permettere la liberazione delle due componenti delle Pussy Riot e di 30 attivisti di GreenPeace. Tempismo perfetto, no?

Katia Samutsevich delle Pussy Riot (foto di Olga Kravets)

Mentre la maggior parte del mondo civilizzato si mostra inorridito dal trattamento rivolto ai dissidenti dall'establishment russo, Vladimir Putin ha risposto alle critiche con un pugno di ferro da macho, e nemmeno i riflettori puntati addosso per via delle Olimpiadi di Soci sembrano averlo distolto dalla sua politica.

Negli ultimi giorni, però, una notizia sembra aver gettato qualche spiraglio di luce sull'attualità del Paese: è stata approvato il progetto di amnistia che, tra gli altri, permetterebbe alle due Pussy Riot attualmente in carcere di essere rilasciate a breve, anche se potrebbero essere necessari vari mesi perché la legge entri in vigore.

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Nadezhda Tolokonnikova e Maria Alyokhina avrebbero dovuto essere liberate a marzo, e il loro lungo processo è stato pesantemente criticato per aver infranto diversi articoli della Convenzione europea dei diritti dell'uomo. Parte dell'accusa rimandava all'incompatibilità tra il loro femminismo e la religione ortodossa, facendo dell'attività del gruppo una pura istigazione all’odio, e di recente Putin è tornato a criticarle per aver "umiliato la dignità delle donne."

Nella realtà, l'arresto delle Pussy Riot—avvenuto in seguito a un'esibizione del 2012 tenutasi in una chiesa, e conseguentemente fatta passare come un affronto esclusivamente religioso—appare più come una mossa architettata per dare ai manifestanti anti-Putin una lezione, e trovare sostegno pubblico attraverso i media russi. Eppure, come insegna il karma, la strumentalizzazione delle Pussy Riot si è ritorta contro Putin: le ragazze sono salite rapidamente alla ribalta internazionale, e ogni dettaglio del loro processo, tra cui pene detentive e rilascio anticipato, viene attentamente seguito a livello internazionale.

L'amnistia è stata presentata come caldamente voluta da Putin nell'anniversario dei vent'anni della costituzione, ma niente permette di escludere che si tratti di un tentativo di limitare il risalto mediatico inevitabile dopo il rilascio delle Pussy Riot o di tamponare alcune brutte macchie sui diritti umani in Russia in vista di Soci.

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In entrambi i casi si tratta di un piccolo passo che inevitabilmente susciterà un po' di ottimismo e altrettante polemiche. Con l'aministia dovrebbero essere liberati anche i 30 attivisti di Greenpeace, mentre nelle ultime ore è stata annunciata la grazia a Mikhail Khodorkovsky, oligarca ed ex uomo più ricco della Russia.

Per capire meglio come si sia arrivati a questo punto e perché l'amnistia non sia così trasparente, riproponiamo un'intervista alla componente delle Pussy Riot Katia Samutsevich, che quest'estate ho incontrato a Mosca durante le riprese per un documentario. Katia è stata liberata dopo un appello a ottobre 2012, e quando l'abbiamo incontrata era al lavoro per cercare di aiutare le sue compagne.

VICE: Come sono nate le Pussy Riot?
Yekaterina Samutsevich: Come abbiamo creato questa band? In primo luogo, ci siamo attivamente interessate al femminismo. Eravamo già interessate all'idea del femminismo, ma eravamo curiose di sapere quali fossero le artiste femministe in Russia. Dopo una lunga ricerca non abbiamo trovato nulla. L'idea del femminismo punk della seconda ondata femminista americana ci interessava, e abbiamo iniziato a ricercare anche in quella direzione. Anche in quel caso non abbiamo trovato nulla. Forse esistevano dei gruppi, ma non li trovavamo. Così abbiamo formato il nostro. Poi abbiamo pensato al nome, all’immagine e abbiamo cominciato a esibirci.

Come mai sei stata liberata, e le altre due ragazze no?
Ho cambiato avvocato e questo ha trovato un grosso errore procedurale. Nel verdetto non vi era alcuna descrizione delle mie azioni, quindi anche se il giudice mi aveva condannata a due anni di carcere, il verdetto non era stato ufficialmente emesso nei miei confronti. L’avvocato ha sottolineato questo errore nell’udienza del 10 ottobre. Il giudice si è reso conto dello sbaglio e ha cercato di coprirlo. Se avessero ammesso l’errore, avrebbero dovuto annullare anche il verdetto. Per evitar, mi hanno dato una sospensione condizionale della pena, ma i casi di Masha e Nadia non hanno subito variazioni.

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Una sospensione condizionale della pena significa avere limitazioni negli spostamenti. Non ho il permesso di lasciare Mosca. Devo ottenere un permesso speciale del controllo penitenziario, al fine di lasciare Mosca e non posso lasciare la Russia in nessuna maniera. Non posso violare alcun tipo di legge – anche un’infrazione amministrativa potrebbe incrementare la sospensione condizionale della pena, o addirittura farmi tornare in carcere. E’ una restrizione piuttosto forte, anche se sono in grado di viaggiare intorno alla città. Questo è un grande vantaggio.

Sei speranzosa circa la liberazione anche di Nadya e Maria?
Il processo, così come le indagini preliminari, è stato condotte sotto molteplici violazioni procedurali. Stiamo presentando questi errori al giudice superiore, che ha il potere di abrogare la decisione del tribunale di Khamovniki [un quartiere di Mosca], dove si è tenuto il primo processo. Il mio avvocato dice che non ha mai visto un processo con così tante violazioni di base. Dice che se la Corte Suprema sarà imparziale, il verdetto verrà annullato. Purtroppo i nostri giudici sono sottoposti a pressioni dall'alto, quindi non so cosa accadrà. Ma stiamo combattendo.

Perché pensi di essere stata oggetto di queste condanne per un reato che dovrebbe, al massimo, essere di 15 giorni di detenzione?
Ci sono diverse ragioni. In primo luogo, è il risultato di una propaganda portata avanti dai mass media—la propaganda di un governo estremamente conservatore, dove ogni azione che esula dalle normative delle nostre autorità è fortemente criticata.

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E poi c'è la questione dei tribunali, anch'essi dipendenti da queste autorità. Crediamo anche ci sia un risentimento personale da parte di Putin. Noi abbiamo un’idea del perché la polizia ci abbia catturato; un omaggio al loro Presidente. Probabilmente è stata una combinazione delle due cose, e tutto è emerso in questo processo.

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