Grab dalla cache del sito Senzacensura.eu. Via
Stando a quanto ricostruito da Bufale.net, il gestore del portale era proprietario anche di un altra creatura simile, FeelBeast (anch'essa non più online). Per la verità, su Senzacensura sono disponibili tutti i riferimenti personali del ragazzo: profilo Facebook personale, Twitter, mail e anche due pagine FB collegate al sito—"Uomo d'onore" e "Cresciuti per le strade," che ad oggi contano rispettivamente più di 83mila iscritti l'una e oltre 126mila l'altra—dove venivano condivisi i post pubblicati sul portale.Nonostante gli articoli siano stati cancellati, andando su queste pagine (presumibilmente attive da più tempo) si ha la misura della diffusione che in una manciata di mesi era riuscito ad avere SenzaCensura. Uno degli ultimi post pubblicati sul sito risale allo scorso luglio—"Immigrato violenta bambina di 7 anni. Il padre gli taglia le palle e gliele fa ingoiare"—è arrivato a quasi 530milalike su Facebooke a 476 tweet. Sulla pagina Uomo d'onore la "notizia" ha 7.167 condivisioni, su Cresciuti per le strade 639, seguite da commenti come "Ammazzatelo senza pensarci," "Fatelo sparire. se non si trova il corpo non c'è reato" o "I telegiornali non ne parlano anche se così si deve fare."
Grab dalla pagina Facebook Cresciuti per le strade.
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Senzacensura, tuttavia, è soltanto uno dei numerosissimi portali razzisti che popolano Internet e i social. Oltre al già citato Tutti i crimini degli immigrati e ai famigerati VoxNews e ImolaOggi, c'è un universo composito di pagine e siti minori che creano, rilanciano e diffondono bufale––per non parlare di quando queste notizie si cronicizzano, e finiscono sulla stampa ufficiale. Il punto, come aveva già spiegato su VICE l'avvocato Fulvio Sarzana, è che questo ecosistema informativo parallelo si muove spesso e volentieri in un'area legale grigia, in cui i confini tra l'hate speech (non punibile), la libertà d'espressione e i reati d'opinione sono sfumati e difficilimente delimitabili.In più, va sottolineato il fatto che questi siti sono effettivamente seguitissimi, si riproducono e costituiscono una vera fabbrica di like e share per chi li gestisce. Per uno denunciato dalla polizia postale—e il caso di Senzacensura.eu è sicuramente uno dei più eclatanti—ne sopravvivono molti altri, che continueranno a fare articoli da migliaia di condivisioni alimentandosi a vicenda. Come commentato dal dirigente della polizia postale del dipartimento Sicilia Orientale, Marcello La Bella, qui non siamo di fronte a "un singolo articolo, ma c'è una reiterazione nel tempo, e molte persone erano portate ad avere un senso di risentimento nei confronti degli extracomunitari."La circostanza paradossale è che il gestore avrebbe dichiarato di non provare alcun risentimento verso i migranti. Interpellato dalla polizia postale, il ragazzo si è infatti difeso dicendo di "non avere risentimenti nei confronti di persone di nazionalità non italiana," e che la sua intenzione sarebbe stata solo quella di "aumentare le visite del portale" e quindi guadagnare di più con i banner pubblicitari.E ammesso e non concesso che la motivazione sia esclusivamente economica e non politica, la lucida consapevolezza nell'alimentare il razzismo come potenziale forma di guadagno è senza dubbio l'aspetto più cupo dell'intera vicenda.Segui Claudia su Twitter