Dopo otto anni di silenzio, i Klimt 1918 tornano con "Nostalghia"

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Dopo otto anni di silenzio, i Klimt 1918 tornano con "Nostalghia"

Abbiamo in anteprima il pezzo d'apertura del loro nuovo album, e già che c'eravamo gli abbiamo fatto qualche domanda.

Ricordo ancora la prima volta che sentii i Klimt 1918. Era il maggio 2003, io avevo tredici anni e loro avevano appena pubblicato il loro secondo disco, dotato di un titolo che penso essere molto bello━Undressed Momento (che ci posso fare, mi piacciono i titoli mezzi in una lingua mezzi in un'altra, vi ricordate il momento in cui lo faceva un sacco di gente e sembrava che i Meganoidi sarebbero diventati un gruppone? "Brucia ancora…" Ma sto divagando). Avevo scoperto della loro esistenza grazie a una compilation in CD (una compilation in CD! Passa il tempo, eh?) allegata a Psycho!, che era il mensile che avevo scelto per nutrire il giovane me di musica con le chitarre distorte.  Solo, le chitarre dei Klimt non erano così distorte━e non lo sono mai state. Il brano su quel CD, That Girl, era quasi dream pop, post-punk, new wave, malinconico, dolceamaro e nebbioso: le stesse coordinate di un altro gruppo che quell'anno scoprii e mi cambiò la vita seminando in me la concezione che potesse esistere altra musica all'infuori del metal, gli Anathema di A Natural Disaster. Quindi ai Klimt devo tanto, e ho sempre ascoltato con gioia i loro (pochi) album: il mio preferito è sempre stato Dopoguerra per le sue derive post-rock e alcuni momenti di naïveté lirica così dolci ("Boys have a crush on the teenage da-da girls") che mi facevano sospendere il giudizio sul sempiterno discorso italiani-che-cantano-in-inglese. Il loro LP successivo, Just in Case We'll Never Meet Again, è uscito nel 2008. Poi, un lungo silenzio━interrotto, un paio di settimane fa, dall'annuncio di un nuovo album: Sentimentale Jugend, fuori il 2 dicembre per Prophecy Productions. Oggi ve ne facciamo sentire un pezzo in anteprima: si intitola "Nostalghia" e lo trovate qua sotto. È uno splendido viaggio tra post-rock, dream pop e shoegaze (ma con un po' di distorsioni in meno) dal nome decisamente adatto a descrivere le atmosfere che evoca.  Appena dopo il brano trovate una mini-intervista con Marco Soellner, cantate/chitarrista dei Klimt, che ci ha spiegato dove era finito negli ultimi anni e ci ha raccontato la storia di "Nostalghia".

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Noisey: Qual è la storia di "Nostalghia", a livello di canzone e all'interno dell'album?
Marco: "Nostalghia" è una delle canzoni più vecchie di Sentimentale Jugend. Abbiamo cominciato a lavorarci nel 2009 quando stavamo collaborando con Alessandro Scibilia, disegnatore della Sergio Bonelli Editore, per realizzare una canzone su Dampyr, la serie di fumetti creata da Mauro Boselli, di cui io sono un grande fan. Musicalmente parlando, è una sorta di tributo alle sonorità pop anni '50 e '60━Ronettes, Paul Anka, The Drifters━e al Kick Kick Kick Snare drum-sound inventato da Hal Blaine e usato da moltissime band shoegaze. Generalmente, tutte le canzoni di Sentimentale Jugend sono influenzate da queste sonorità. Gli album hanno un'atmosfera molto old-fashioned, alla Phil Spector: voce super riverberata, chitarre ambientali, wall of sound, grande attenzione per la melodia.

Cos'è successo negli ultimi otto anni? Cosa vi ha rallentato dopo Just in Case We'll Never Meet Again?
Abbiamo semplicemente vissuto le nostre vite. Non siamo mai stati musicisti compulsivi e prolifici. Lavoriamo ad un album quando ci sentiamo in grado di farlo. Questo riguarda la sfera musicale ma anche e soprattutto quella personale. Scrivere una canzone non è mai così difficile come trovare lavoro, avere una stabilità economica, superare il disagio di essere dipendente dalla propria famiglia quando si hanno quasi quarant'anni. Prima o poi bisogna fare i conti con tutte queste cose tralasciandone delle altre. I Klimt 1918 sono stati "rallentati" da questo. Anche se, ad esser sinceri, la nostra non era una corsa. Quindi, "rallentare" suona strano alle mie orecchie. Scriviamo canzoni e facciamo uscire un album. Si tratta di parentesi circoscritte, eventi che acquisiscono importanza proprio perché sono sporadici ma dettati da una reale necessità.

Quali esperienze fatte in questo lasso di tempo hanno influenzato il suono e l'aura di Sentimentale Jugend?
Il fatto di aver svolto tanti lavori di merda, in questi ultimi dieci anni, mi ha permesso di confrontarmi con persone splendide che è difficile incontrare negli ambienti musicali, oppure lavorando in uno di quegli uffici/agenzie frequentati da gente arrivista e ambiziosa. Ho ascoltato molte storie che valevano la pena di essere raccontate. Storie di disagio e vite vissute che hanno suscitato in me un'incredibile urgenza narrativa. Sentimentale Jugend è un disco importante perché non è esclusivamente una compilazione di canzoni che parlano della mia vita e dei fatti che l'hanno scandita negli ultimi anni. È il primo album di storie che non mi appartengono. Tracce prese in prestito, a volte rubate, ma sempre amate strenuamente. Perché le storie sono forse il patrimonio più importante da tramandare. Con le storie ci si emoziona e si empatizza. Con le storie si ricorda, si tiene in vita un pensiero. Musicalmente volevo un suono il più riverberato, sporco e lo-fi possibile. Qualcosa che attraversasse le esperienze musicali che più hanno caratterizzato la nostra vita di ascoltatori negli ultimi anni: dream pop, shoegaze, noise pop e come ho scritto prima anche una buona dose di musica surf vecchia di sessant'anni. Ne è scaturito un sound fumoso, screziato di rumori e feedback, che si è sovrapposto al nostro songwriting combaciando perfettamente. Peccato esserci arrivati solo ora. Sentimentale Jugend esce il 2 dicembre per Prophecy Productions. Pre-ordinalo qua. La fotografia è di Paolo Palmieri. Segui Elia su Twitter.
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