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Tecnologia

Secondo un nuovo studio, la visone periferica è un'illusione

Non fidatevi sempre di cosa vedete agli estremi del vostro campo visivo.
Immagine via Shutterstock

A quanto pare, non possiamo più fare tanto affidamento neanche sulla nostra visione periferica, perché potrebbe essere il frutto di un'illusione ottica. Lo afferma uno studio condotto da un team di ricercatori guidato dalla dottoressa Marte Otten dell'Università di Amsterdam e pubblicato su Psychological Science. Ho contattato la dottoressa Otten per farmi illustrare la scoperta: "sotto certe condizioni specifiche, una parte molto elevata del campo visivo—nel nostro caso tutta la periferia—può essere illusoria, ovvero concepita e completata dalla nostra mente riutilizzando una serie di stimoli provenienti dal centro del campo visivo."

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L'esperimento si è svolto così: "abbiamo mostrato a un gruppo di soggetti un display che presentava una serie di elementi centrali differenti rispetto a quelli presenti nella periferia—ad esempio, la patch centrale conteneva solo delle X, mentre la periferia altre lettere AGLPH eccettera… Ai partecipanti veniva richiesto semplicemente di fissare la patch centrale," mi ha raccontato la dottoressa. All'inizio, i partecipanti percepivano correttamente la differenza tra il centro e la periferia. Dopo un po' di tempo in cui veniva focalizzata la sezione centrale, la percezione della periferia sembrava influenzata dalle informazioni visive presenti nel centro.

Ha continuato Marte Otten, "tutto il display veniva visualizzato in maniera uniforme. Quindi l'intero schermo sembrava pieno solamente di XXXXX." I soggetti dovevano premere un bottone per segnalare ai ricercatori che avevano sperimentato l'illusione ottica. Il fenomeno riguardava un'ampia serie di caratteristiche visive come forma, orientamento, movimento, illuminazione, ripetitività e somiglianza. Potete sperimentare l'esperienza in prima persona nel sito uniformillusion.

Al centro della retina (la parte dell'occhio che riceve la luce e la trasforma in segnali neurali che usiamo per percepire il mondo) si trova un piccolo avvallamento chiamata fovea in cui è presente un'alta concentrazione di cellule che traducono la luce in segnali visivi. Al di fuori della fovea, il resto della retina ha una concentrazione più bassa di cellule e, quindi, il segnale visivo proveniente dalla periferia è molto meno dettagliato.

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Tuttavia, come mi ha spiegato la Otten "quando ci guardiamo intorno, abbiamo l'impressione di vedere una porzione del mondo molto più grande dell'immagine colta esclusivamente dalla nostra fovea. Quindi, per la nostra esperienza visiva, la visione periferica è molto importante. Anche se il segnale proveniente dalla periferia non è dettagliato come quello proveniente dal centro, noi percepiamo il nostro intero campo visivo come dettagliato e completo, utilizzando le informazioni che ci fornisce per compiere delle azioni—come decidere spostare il nostro sguardo nella direzione da cui provengono gli input periferici per visualizzarla nel dettaglio."

La scoperta sottolinea come il nostro cervello influisca sulla nostra esperienza visiva. Certo, non si tratta della prima illusione ottica di cui veniamo a conoscenza ma, come ha avuto modo di spiegarmi la studiosa, "questa illusione dimostra che i suoi effetti possono essere di larga scala." Il lavoro condotto dal team getta luce su una serie di meccanismi cerebrali "il cervello produce delle esperienze visuali e, per farlo, non si basa solamente sui segnali provenienti dall'esterno—come la luce che raggiunge la retina dell'occhio—ma anche sulle previsioni calcolate in base agli stimoli ricevuti. Quindi, nel caso delle informazioni visive periferiche, che non sono così dettagliate e tendono a degradarsi, queste aspettative giocano un ruolo più importante nella percezione, condizionando l'esperienza personale di chi percepisce."

Nonostante il funzionamento di organi come gli occhi sia stato compreso a fondo, resta ancora molto da capire su come le informazioni provenienti dagli occhi vengono tradotte nella nostra percezione cosciente del mondo, come ha spiegato la dottoressa Otten. "Stiamo iniziando a comprendere come il cervello ricostruisca degli oggetti e delle scene a partire da dei singoli "puntini" di informazione luminosa trasferiti dalla retina. Quello che non comprendiamo appieno è come la nostra esperienza della coscienza possa emergere a partire da quei segnali visivi neurali," ha chiarito.

Il lavoro da compiere, quindi, è ancora consistente. "Vorremmo sfruttare la scoperta di questa illusione visiva per studiare il modo in cui la coscienza emerge nel cervello: perché l'esperienza provata (un campo visivo uniforme) è slegata dall'input visivo effettivo ricevuto dal cervello (uno stimolo in cui il centro e la periferia sono differenti). Potremmo usare la Risonanza Magnetica funzionale per verificare in quale parte del cervello avviene la percezione illusoria, sperando così di ottenere informazioni su come vengono alla luce le esperienze coscienti," ha concluso la ricercatrice.