FYI.

This story is over 5 years old.

televisione

Cosa non mi ha convinto delle prime due puntate di 1993

Non ha nulla a che vedere con Stefano Accorsi né Tea Falco, piuttosto con troppi spiegoni e cliché.
Tutti i grab dal trailer.

Attenzione: il pezzo contiene informazioni sul doppio episodio di 1993.

Quando la faccia fin troppo seriosa di Stefano Accorsi che campeggiava sui manifesti nella metro di Milano mi ha ricordato che di lì a poco sarebbe iniziata 1993 mi è sovvenuto dell'esistenza di 1992, qualcosa che probabilmente avevo rimosso come un trauma dalla mia testa, non fosse altro per quei tre o quattro main topic rimasti nell'immaginario comune (sì, Tea Falco che cosa hai detto, sì, le incredibili idee di Stefano Accorsi e sì, Berlusconi che incombe). In questo periodo di circa due anni intercorso tra le due stagioni sono successe molte cose: per esempio Stefano Accorsi ha fatto un film bello (!!!), Miriam Leone una fiction bella intitolata Non Uccidere (!!!) e la vita di Silvio Berlusconi è incredibilmente cambiata.

Pubblicità

L'impressione che alla fine del binge watching di 1992 era rimasta di quei dieci episodi da un'ora era, sostanzialmente, che per la prima volta SKY ci avesse provato senza riuscirci veramente e che, soprattutto, ci fossimo un po' bruciati un tema interessante come quello di Mani Pulite.

Ovviamente in questi due anni si è continuato a parlare di 1992 e di come potesse essere 1993, anche perché nel frattempo Gomorra è diventato un vero e proprio cult, la serie TV un'istituzione ancor più grande e la lacuna dell'Italia in questo campo almeno grande il doppio. Insomma, ero genuinamente curioso di capire come potesse essere migliorato 1992.

Così mi sono messo di buona lena di fronte al doppio episodio pilota—trasmesso per la prima volta ieri su Sky Atlantic HD—con un hype giustificato dal fatto che, al fianco di tutti i protagonisti della stagione precedente, 1993 ci regalasse la presenza di Silvio Berlusconi e Massimo D'Alema, due pezzi da novanta dell'immaginario culturale italiano.

Per quanto probabilmente non sia corretto bollare qualcosa dopo solo un paio di ore e nonostante si possa essere (poco) memori dell'esperienza della stagione precedente, purtroppo l'hype è stato abbastanza scontentato.

Per tutta la durata del doppio episodio pilota, infatti, si percepisce un atteggiamento fin troppo didascalico: non esiste azione, battuta, momento che non venga necessariamente spiegata, dalla più stupida (Bosco che controlla le bottiglie vuote e dice ad alta voce "è finito l'alcol") alla più importante. Per tutta la durata della storia di Miriam Leone, infatti, nulla viene lasciato all'immaginazione di chi guarda: una chiromante le dice che "presto finirà di lavorare"; al fianco del suo personaggio viene messa una valletta ormai in crisi; per sottolineare il tempo che passa si usa l'escamotage del compleanno e in tre personaggi le sottolineano l'età dando per tutto il tempo l'impressione che a lato dello schermo ci siano delle insegne led che urlano "problemi, storia travagliata, la fama non dura per sempre, ehi ti ricordi i quindici minuti di celebrità di Andy Warhol? Ecco, bravo, segna eh!"

Pubblicità
1993 la serie miriam leone

Una delle cose che sicuramente 1993 (come prima 1992) non è riuscita ad imparare da Gomorra, è la gestione della coralità delle storie. Per quanto abbia assunto delle tonalità più "cupe" proprio per levarsi quella patina che associava 1992 a un prodotto classico italiano, il bias sembra essere ancora enorme. Mentre la prima stagione di Gomorra non ha un vero protagonista e non ha delle trame verticali, ma solo lo sviluppo della storia di molti personaggi gestita ottimamente in orizzontale, 1993 sembra un potpourri di storie incrociate a forza, alcune neanche minimamente legate alla storia principale.

L'esempio più lampante è la storia di Luca Pastore, che prosegue nella sua battaglia personale contro l'AIDS senza che le ragioni e i legami con il tema centrale della storia vengano davvero approfonditi. La storia e l'interpretazione potrebbero essere pure interessanti, e a tratti lo sono, ma in questo doppio episodio pilota risultano completamente fuori contesto rispetto al resto della storia e spesso l'unico legame sembra la relazione con Tea Falco o il fatto che Pastore si ritrovi spesso nei luoghi in cui succedono cose.

Tea Falco dal canto suo, oltre a essere il legame di questa storia fuori da ogni senso logico, riesce a essere anche una delle migliorie di questa seconda stagione, se non altro per il fatto che viene in qualche modo contenuto e arginato il suo personaggio da bella e dannata che era. Nei primi due episodi Tea compare sì e no cinque minuti e tutto ciò rende la serie assolutamente più scorrevole.

Ma se si riesce a evitare il cliché del rendere qualcosa un meme per renderlo funzionante, ci sono diversi cliché in cui purtroppo 1993 cade: oltre al ritenere il pubblico più stupido di quello che in realtà è (non vedo l'ora che qualcuno faccia un video di Di Pietro che dice per 10 minuti "la tangente", con una solennità fuori dal normale), anche la storyline più forte, quella di Bosco, viene esagerata e banalizzata in maniera molto classica. Il binomio: politico / cocaina / trans morto viene sciorinato nel modo più banale possibile, senza che ci sia alcun elemento di novità. Con questa credo che siamo arrivati a duecentotredici serie di fila in cui una transessuale (!!!!) viene "ucciso" dalla cocaina di un uomo potente, o tempora o mores.

È anche vero che la serie è solo all'inizio, il personaggio di Berlusconi (che funziona proprio per il suo essere poco un'imitazione del volto di Forza Italia e molto più una felice reinterpretazione) e alcuni piccoli spunti (come il throwback nella vita di Leonardo Notte aka Stefano Accorsi) fanno sperare che 1993 segni un leggero passo avanti nella qualità del prodotto. Segno che quando uscirà 2017 riusciremo ad avere una serie che nessuno dei tuoi amici giudicherà con "Calcola che io manco l'ho finita." Segui Tommaso su Twitter.