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Le reazioni della politica italiana alla vittoria di Macron

Matteo Salvini, anyone? Abbiamo raccolto un po' di dichiarazioni di politici e giornalisti al risultato delle elezioni presidenziali in Francia.
Leonardo Bianchi
Rome, IT

La vittoria di Emmanuel Macron al secondo turno delle presidenziali francesi è stata talmente netta—66.1 percentro contro il 33.9 di Marine Le Pen—da lasciare poco spazio a valutazioni politiche di sorta, e moltissimo a commenti entusiasti o congratulazioni. Il fondatore di En Marche, per dire, è riuscito a rendere vagamente istituzionale persino un tweet di Donald Trump:

Sui giornali italiani di stamattina, oltre alle immancabili fotogallery sulla moglie Brigitte Trogneux, il clima è quello di un trionfo assoluto: l'Europa intera è risorta—anzi: ha fatto la "remuntada"; la tirannia delle fake news è stata sconfitta; e i populismi stanno passando un brutto momento, tutto grazie a una sola persona.

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Macron, insomma, appare come una nuova speranza che veleggia sopra il continente—una specie di Luke Skywalker che porterà equilibrio nella Forza della vecchia Europa. O almeno, è così che lo vede il presidente del consiglio Paolo Gentiloni:

Come succede ormai puntualmente, infatti, la politica italiana ha letto questa elezione con le rassicuranti lenti del provincialismo, usando le presidenziali francesi sia per intestarsi le vittorie altrui, sia per lanciare messaggi agli avversari interni ed esterni, e sia per sperare—appunto—di diventare come Macron. Di seguito abbiamo raccolto un po' di reazioni.

MATTEO RENZI

In Italia, la persona più felice per la vittoria di Macron è sicuramente una: il di-nuovo segretario del Partito Democratico, Matteo Renzi, che è stato tra i primi a twittare i complimenti:

Ora, non è un mistero che Renzi ami paragonarsi a Macron—arrivando pure a riprenderne lo slogan—o che sia continuamente paragonato al neo-presidente francese. È anche per questo che ieri è stata un po' la sua giornata di gloria: non solo ha inaugurato il nuovo corso del Partito Democratico all'assemblea nazionale citando a più riprese il leader francese, ma—come si evince dalla pagina "Matteo Renzi News"—ha vinto le elezioni in Francia.

ENRICO LETTA

Ve lo ricordate l'ex presidente del consiglio Enrico Letta? Solo fino a qualche anno fa era considerato una specie di salvatore della patria, l'uomo che avrebbe portato la "pacificazione nazionale" dopo anni e anni di veleni politici. Sappiamo tutti com'è andata: Renzi l'ha defenestrato da Palazzo Chigi e di lui si sono perse un po' le tracce. Questo fino a ieri, quando è spuntato in mezzo ai festeggiamenti al Louvre e ha fatto sapere a tutti che lui c'è ancora e lotta insieme a noi:

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MOVIMENTO 5 STELLE

La reazione del M5S alla vittoria di Macron è stata decisamente tiepida—a differenza di quanto era successo con Brexit e Trump. Beppe Grillo ha scritto sul blog che quello di Macron è "un altro governo uscito dalle banche," e che si perderà "tempo prezioso a vantaggio di questo schieramento di plastica, dei manichini serventi di una moneta impossibile." Il "capo politico" del M5S si è comunque augurato che Macron riesca a "salvaguardare il popolo che rappresenta meglio di quanto lo facciano i piddini nostrani."

Luigi Di Maio, in un'intervista a Rtl 102.5, ha detto che gli fanno ridere "i personaggi politici italiani dei vecchi partiti che salgono sul carro dei vincitori di Macron: ricordo che il Pd francese e la Forza Italia francese hanno perso al primo turno." Poi ha ricordato che il M5S sta dalla parte dei francesi, e che comunque loro sono gli unici in grado di dare soluzioni "né di destra né di sinistra" ai cittadini.

Manlio Di Stefano—uno dei deputati grillini più attivi sul fronte della politica estera e degli elogi a Vladimir Putin—si è congratulato con il vincitore e al contempo ne ha preso le distanze ("non ha nulla in comune col nostro programma"), ribadendo ancora una volta che in Italia siamo fortunati perché "c'è il M5S."

I GIORNALI DI DESTRA

Diciamo che non l'hanno presa benissimo. Stamattina Libero è uscito in edicola con il solito titolo di classe "HA VINTO IL BAMBOCCIONE", e poi ha esorcizzato la sconfitta di Marine Le Pen buttandosi nel clickbaiting compulsivo sulla propria pagina Facebook.

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Il Giornale invece si è affidato al caro vecchio complottismo, e in un articolo ha riportato le voci (prese da chissà dove) sul fatto che la Piramide costruita accanto al Louvre "sarebbe un simbolo massonico, ovvero una prova dell'asservimento del fondatore di 'En Marche!' a un mondo di segreti innominabili e vicino alla disprezzata finanza internazionale."

GLI EMULI ITALIANI DI MARINE LE PEN

E per finire, un pensiero va rivolto ai "sovranisti" italiani, quelli per cui Marine Le Pen è un modello di riferimento, nonché il politico su cui proiettare i propri desideri di rivalsa. Il filosofo "marxiano" Diego Fusaro—colui che è riuscito nell'impresa di trasformare Antonio Gramsci in un intellettuale lepenista—ha pubblicato uno status piuttosto lapidario su Facebook.

Anche Giorgia Meloni è apparsa piuttosto sconsolata. "In Francia ha vinto la paura. La paura di ribellarsi allo status quo, la paura di tornare padroni delle proprie scelte," ha scritto su Facebook.

Matteo Salvini—che di solito è molto loquace—si è limitato a ringraziare Marine Le Pen, e poi si è ributtato sulle solite tradizioni: quelle di soffiare sulla xenofobia contro i migranti, chiedendo a gran voce "un cacchio di BLOCCO NAVALE."

E a proposito del leader della Lega Nord, c'è una circostanza che in tanti hanno evidenziato. Negli ultimi tempi si è fatto selfie insieme a: l'austriaco Norbert Hofer, leader del partito di estrema destra FPÖ; l'olandese Geert Wilders, leader del Partito per la Libertà; e, naturalmente, Marine Le Pen.

Tutti e tre hanno perso alle rispettive elezioni. Fossi un populista europeo, insomma, d'ora in poi mi terrei alla larga da Salvini.

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