Devo ammettere che questa fase della vita di Fedez mi ha fottuto il cervello, sarà che sto invecchiando? La verità è che dalla separazione tra Fedez e J-Ax stanno arrivando solo cose buone per il futuro del pop italiano. La fine di quella parentesi “musica meme” che ci ha ammorbato con una serie di hit del duo è culminata con il mastodontico concerto a San Siro, a cui stanno seguendo una serie di scelte musicalmente più mature. Con più mature intendo anche minimamente più interessanti per un ascoltatore un po’ più smaliziato, che non riesce ad andare dietro i quindici strati di product placement di alcune cose che hanno fatto parte dell’epopea Comunisti col Rolex. È curioso anche notare come la prima hit post separazione, nonostante una differenza d’età importante, riguardi la stessa nuova fase di vita: la nascita di suo figlio Leone Lucia.
Immagino che questo hype per le sorti della carriera (artistica, ma non solo) di Fedez mi sia scaturito proprio dalla curiosità di vedere cosa sarebbe successo dopo la fine del sodalizio tra le due popstar viventi più influenti in Italia. Per influenti intendo in grado di schierarsi (anche politicamente, pur con le loro defiance) e scatenare il dibattito pubblico™ anche quando scoreggiano.
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Qualche tempo fa qualcuno di cui non ricordo il nome (EDIT: si chiama Paolo), ma era una di quelle persone che scrive status molto lunghi e cinici su Facebook per farsi ricondividere, spiegava che dopo il divorzio e qualche sorta di fallimento economico Fedez avrebbe finalmente dato frutto alle sue opportunità e cucinato un album memorabile. Al di là del noiosissimo parallelismo tra sofferenza e buona musica, come se tutti gli altri sentimenti non possano generare una pulsione creativa, quello che mi fa davvero strano è che gli utenti della musica (o delle storie, trasmissioni televisive, interviste…) di Fedez diano per scontato che quello che Fedez sta facendo non sia quello che vorrebbe fare.
Questo meccanismo purtroppo capita anche a me. Dopo il ritiro di Fedez a Los Angeles mi immaginavo che sarebbe tornato con un album pop pronto a far saltare la sedia sotto al culo di Madonna, ma invece Fedez ha scritto una canzone per suo figlio (e per Sony, ok!) che è più vicina alla tradizione delle ballate italiane che al pop internazionale. È un problema? Sicuramente non mio e sicuramente non dei suoi fan, dato che il pezzo di candida a prendere il post di una “Per te” di Jovanotti per la nuova generazione.
Immagino la quantità di lettori completamente matti davanti all’accostamento Fedez – De Gregori, quindi provo a spiegarmi un pochino meglio. Esempio: “Senza Pagare” è una hit che ha venduto oltre sei miliardi di copie, ma a mio ininfluente parere è un pezzo elettropop insensato in cui ad un certo Fedez si mette a trappare su un beat che non si concede così facilmanete. Non mi sognerei mai di definire quella hit un pezzo perfetto, ma al di là del fatto che non mi piaccia o non mi interessi così tanto, “Prima di ogni cosa” è un ballata italiana da manuale, perfettamente composta per l’Anno del Signore 2018 e nessuno può dirgli un cazzo.
Spero comunque ancora che il nuovo album di Fedez sarà un disco da popstar, nel senso meno Alessandra Amoroso possibile del termine.
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