Se le immagini del #fertilityday vi fanno schifo, è perché non avete visto il piano

Una delle cartoline della Campagna per il Fertility Day

Dal 31 agosto giornali, social e siti d’informazione sono invasi da due parole insolite nel dibattito pubblico e che molto probabilmente mai più toccheranno questi picchi d’impopolarità: Lorenzin e Fertilità.

Il motivo, ovviamente, riguarda la ormai famosissima campagna sul Fertility Day, la giornata della fertilità annunciata dal Ministro della Salute, Beatrice Lorenzin, per il 22 settembre con lo scopo di sensibilizzare gli italiani sul tema.

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Se la campagna partiva da una questione anche seria e reale, ovvero il tasso di natalità più basso d’Europa per il nostro paese e il conseguente invecchiamento della popolazione, il modo in cui è stata declinata—con tanto di giochino nel quale lo spermatozoo o l’ovulo di turno devono preservare la propria fertilità schivando birre, junk food e spaventose pillole—ha scatenato ogni tipo di critica.

Si tratta, infatti, come è stato fatto notare da più parti, di una campagna completamente sbagliata nei modi e nel messaggio—la colpevolizzazione delle donne e la trasformazione di una scelta individuale in una decisione che riguarda il bene comune. E che, oltretutto, ha fallito nel prendere in considerazione la situazione reale del paese, in cui la disoccupazione giovanile è altissima e la maternità non è supportata dal punto di vista politico e strutturale.

Del resto, la prova che non funzionasse è arrivata poco dopo il suo lancio. Mentre infatti sito e giochino erano finiti offline (al momento sono stati riattivati), ieri, in un’intervista a RTL il premier Matteo Renzi prendeva le distanze dalla campagna, dichiarando di non saperne nulla. Poco dopo è arrivata la retromarcia ufficiale di Beatrice Lorenzin, che su Twitter ha glissato così: “La campagna non è piaciuta? Ne facciamo una nuova.” Come se non avesse scatenato una bufera ma si trattasse di una semplice incomprensione.

Ma proprio mentre la mia soglia d’attenzione nei confronti dell’argomento era in dirittura d’arrivo, ho provato a leggere il piano nazionale per la fertilità, che è ciò su cui si basa la campagna. Si tratta di un piano presentato dal Ministro Lorenzin nel maggio 2015, che pone le fondamenta per il Fertility Day e che ha tra i suoi scopi quello di “operare un capovolgimento della mentalità corrente volto a rileggere la Fertilità come bisogno essenziale non solo della coppia ma dell’intera società”.

Scopo a parte, alcuni passaggi sono un esempio di masochismo puro, in cui le parole scritte vanno completamente nella direzione opposta rispetto alla campagna fatta a loro sostegno.

“Il ruolo attivo da assumere per orientare correttamente la comunicazione è decisivo da due punti di vista: diffondere una informazione corretta e semplice sul tema della fertilità,scevra da condizionamenti ideologici, in grado di fare operare alla donna e alle coppie una scelta consapevole; veicolare una informazione che promuova un clima di fiducia, scevra da sensazionalismi, anche attraverso la diffusione di good news.”

Non è chiaro come, per “diffondere una informazione corretta e semplice sul tema della fertilità, scevra da condizionamenti ideologici” si siano arrivate a scegliere frasi come “la fertilità è un bene comune”. Oppure, ad esempio, come per “non generare ansia”, si sia scelta la foto di una clessidra.

“Il messaggio da divulgare non deve generare ansia per l’orologio biologico che corre —il tempo costituisce già per la donna moderna un fattore critico—quanto piuttosto deve incentrarsi sul valore della maternità e del concepimento e sul vantaggio di comprendere ora, subito, che non è indispensabile rimandare la decisione di avere un figlio.”

La schizofrenia, però, non si limita soltanto alle contraddizioni tra campagna e messaggio, ma investe le azioni del Ministro della salute. In un passaggio, per esempio, ci si schiera contro la fecondazione assistita, che poco tempo fa veniva appoggiata del Ministro.

“Le tecniche di fecondazione assistita hanno avuto uno straordinario sviluppo nell’ultimo decennio e consentono attualmente soluzioni riproduttive prima inimmaginabili. Tuttavia, paradossalmente, quella che era nata come risposta terapeutica a condizioni di patologia specifiche e molto selezionate, sta forse assumendo il significato di un’alternativa fisiologica.”

Tuttavia, l’aspetto più serio del piano non risiede nei passaggi che rinnegano quanto fatto con la campagna, ma in quelli che ne rafforzano il messaggio.

“Dal punto di vista psicologico sembra diffuso un ripiegamento narcisistico sulla propria persona e sui propri progetti, inteso sia come investimento sulla realizzazione personale e professionale, sia come maggiore attenzione alle esigenze della sicurezza, con tendenza all’autosufficienza da un punto di vista economico e affettivo.”

“Tale disposizione, spesso associata ad una persistenza di un’attitudine adolescenziale, facilitata dalla crisi economica e dalla perdita di valori e di identificazioni forti, si riflette sulla vita di coppia e porta a rinviare il momento della assunzione del ruolo genitoriale, con i compiti a questo legati.”

E questo significa che il problema non sono certo quattro immagini scelte a caso e assemblate in una campagna disastrosa. Perché quella può anche cambiare, ma il messaggio che c’è dietro (e che senza campagna non sarebbe tornato a galla) sarà lo stesso.

Un messaggio chiaro, che sarebbe stato vecchio già trent’anni fa: smettetela di perdere tempo e fare gli adolescenti, di pensare a un lavoro o ad assicurare a vostro figlio un futuro, responsabilizzatevi—figliate, per il bene della patria.

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