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Come il film sulle Spice Girls è diventato un capolavoro postmoderno

Nel 1997, le Spice Girls stavano dando vita all’ondata del Girl Power. Io avevo otto anni ed ero una bambina stramba con le zeppe e un fidanzato immaginario che venerava quel quintetto con devozione quasi canina (tranne Geri, ma ne parliamo a breve). Le Spice Girls sono state la colonna sonora della mia infanzia e quello che volevo diventare. Per citare l’ottimo pezzo solista di Mel C del 1999, erano la mia stella polare.

Ovviamente ho visto Spice Girls – Il film [Spice World in originale] al cinema (molte volte), ma il ricordo più importante che conservo a riguardo risale alla comparsa in VHS del 1998. Woolworths, un grande magazzino inglese ora defunto, aveva indetto una promozione: compra il VHS e ti diamo un barattolo con la Spice che preferisci. Io volevo il barattolo di Mel C, le mie sorelle quello di Geri. Litigammo per giorni. Odiavo Geri, e odiavo le mie sorelle.

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Qualche settimana dopo, il 31 maggio 1998, Geri confermò tutti i miei pregiudizi sul suo conto mollando la band. Fu un atto che segnò la mia infanzia, tranciandola a metà con una precisione pari solo a quella delle basette di Richard E. Grant nel film. Il tramonto della Spice Girls definì quei primi anni della mia vita: c’era stata la vita prima che Geri se ne andasse, in cui tutto andava bene, e poi quella dopo il mio cuore spezzato. Per citare un’altra hit di Mel C, nulla sarebbe più stato lo stesso.

Il periodo in cui fu prodotto Spice Girls rispecchia perfettamente l’apice del successo del gruppo. Era un momento di grande euforia nella storia della cultura britannica: Tony Blair era appena stato eletto; l’economia era in crescita; i nostri artisti dominavano le classifiche di tutto il mondo, si parlava di “Cool Britannia”. Tutto era semplice e c’erano belle speranze nell’aria, in quel mondo pre-social, pre-guerra in Iraq—e l’ottimismo cieco e sciocco di Spice Girls riflette proprio quel clima.

“Era da tempo che Hollywood corteggiava le ragazze, e la Disney aveva offerto loro un ingaggio per un film,” ricorda Kim Fuller, sorella del manager Simon e sceneggiatrice di Spice Girls. (Tutte le persone che ho intervistato per questo articolo si riferiscono alle ragazze usando il termine collettivo “ragazze”.) Ma lo script Disney non era piaciuto. “Era un po’ troppo Disney,” ricorda Kim. “Mi pare che parlasse della giovane madre single di una di loro, che affrontava varie ristrettezze per far sì che la band diventasse realtà.”

Quando l’opzione Disney si rivelò un flop, Kim chiese al fratello di passargli il testimone. Così fu. Lo script di Kim—il titolo provvisorio era Five—era ispirato alla commedia musicale dei Beatles, A Hard Day’s Night. “Non è un genere così ampio, quello dei film con i gruppi musicali. C’è A Hard Day’s Night, ed è più o meno tutto,” spiega oggi. “Ho pensato, ‘Non puoi aspettarti che le ragazze recitino, quindi lascia che siano loro stesse. Farò una settimana nella loro vita, e la renderò un po’ pazza e surreale’.”

La trama aveva buchi narrativi più pensanti delle zeppe di Mel B, e la stessa Fuller non ha problemi ad ammetterlo: la scena della bomba sullo Spice bus? “Serviva un momento surreale—ho semplicemente pensato, Va be’, mettiamo una bomba sul bus.”

Foto di Ron Galella / Contributor.

“Abbiamo dato lo script alla Sony, e loro non hanno capito la sottotrama (con George Wendt e Mark McKinney che pitchano trame assurde per un film sulle Spice Girls),” racconta Kim. “E io dicevo, ‘Perché no? Sono le Spice Girls. Che realismo vogliamo che ci sia?’” Alla fine, il film si fece comunque.

“Non sapevo chi fossero le Spice,” racconta il producer di Spice Girls Peter McAleese. “Stavano emergendo, ma non erano ancora diventate un fenomeno globale.” Durante la produzione, però, il panorama mutò completamente: le Spice Girls erano ormai sulla bocca di tutti. Per questo Kim cominciò a rivedere lo script, così da inserire il numero sempre più alto di celebrity che volevano vedere il proprio nome collegato alla produzione. “Gli agenti mi chiamavano per chiedermi, ‘Hai una parte per x e y?’ e io dovevo scrivere qualcosa apposta,” dice Kim. Esausta per le costanti riscritture, la script supervisor issò bandiera bianca.

Alcuni di questi camei sono effettivamente improbabili—è il caso di Roger Moore nei panni del “Capo”, l’enigmatico presidente dell’etichetta con cui le ragazze registrano. “Per lui avevo scritto questa filosofia ridicola [Quando il leprotto del caos è rincorso dalle fiere del disordine lungo i campi dell’ anarchia, è tempo di appendere i propri pantaloni al chiodo dell’oscurità],” ricorda Kim. “Ma poi ho pensato, No, è troppo stupida, e ho tagliato le battute.” Ma quando arrivò sul set, Moore aveva già mandato a memoria la scena. “Non era contento, ‘Ho passato tutto ieri a imparare ‘sta cazzo di cosa!’ Quindi l’abbiamo rimessa.”

Anche il cameo di Meat Loaf merita, perché porta alla gag migliore del film. (Meat Loaf è un musicista americano meglio noto come autista del tour bus delle Spice Girls.) Scendendo le scale dello Spice Bus Mel B si lamenta del fatto che lo scarico del water è otturato, e chiede a Meat Loaf di sturarlo. “Farei qualsiasi cosa per voi, ragazze,” risponde lui, “ma non questo.”

Oltre alla questione delle infinite riscritture, la crew dovette fare i conti con un altro motivo di pressione inaspettato: l’interesse dei media per le riprese. L’attrice Naoko Mori, che interpretava la migliore amica e sesta Spice Nicola, diventò vittima di uno scrutinio approfonditissimo. “C’era un articolo su di me su News of the World [giornale inglese ora defunto] in cui mi chiamavano ‘Rice Spice’,” ricorda Mori. “Era razzista, ma anche divertente.”

Paparazzi e fan urlanti assediavano le location—per esempio la scena in cui Nicola va al club londinese Ministry of Sound. “Quel giorno è stato una follia,” dice Mori. “Sul set avevamo un sacco di comparse, e fuori la quantità di paparazzi, media, e fan era incontenibile. Credo sia stato allora che ho capito quanto grosse fossero le Spice. E poi c’ero io—che ero nessuno. Lo dico anche nel film, che non sono nessuno!”

“Due dei paparazzi più creativi si vestirono da mucche,” ride McAleese. “Stavano nascosti in un prato vero, dove pascolavano mucche vere, e avevano un teleobiettivo che penzolava dal sedere della mucca per rubare foto delle ragazze.”

Anche se Spice Girls aveva come protagonista una delle formazioni musicali più potenti di tutti i tempi, il budget era relativamente modesto (5,5 milioni di dollari—ma poi ai botteghini incassò più di 100 milioni). Il risultato è che è invecchiato male (oppure benissimo, a seconda di come vi relazionate ai film cult). “Abbiamo cercato di fare del nostro meglio, ma il budget e le tempistiche ci limitavano,” spiega McAleese.

Il fatto che le protagoniste venissero sistematicamente sottovalutate dalle etichette, sempre in cerca di gruppi maschili e rock, ha probabilmente influito. “Se avessimo saputo che avrebbe avuto questo successo, avremmo spinto un po’ di più in termini di produzione,” dice McAleese. “Alcune sequenze le abbiamo buttate lì perché non potevamo permetterci di farle bene. E in altre avevamo sbrodolato troppo.” (Anche se queste limitazioni hanno contribuito alla mia scena preferita del film, in cui un bus in miniatura salta giù dal Tower Bridge, perché ricostruire il tutto in computer grafica sarebbe stato fuori budget.)

Secondo Clive Tickner, direttore della fotografia di Spice Girls, c’erano anche altre difficoltà. Tickner dice che anche se il regista Bob Spiers aveva impeccabili credenziali televisive, quello era il suo primo film. “Era nervoso all’idea,” ricorda Tickner. “Non potevi mai avvicinarti a lui, perché beveva continuamente. E questo ha influito sulle sue scelte.” (Spiers è morto nel 2008.) Secondo Tickner, sei operatori se ne andarono perché non riuscivano a lavorare con Spiers—additato anche come responsabile dell’estetica démodé del film.

Nonostante questo, Tickner ha dei bei ricordi dello shooting. Senza di lui, l’iconica scena dell’invasione aliena non ci sarebbe forse stata. “Per qualche motivo, nessuno si preoccupava di dove si sarebbe trovata, sul set, la navicella spaziale,” spiega. “Anche se era un oggetto di scena piuttosto ingombrante. Gli scenografi non avevano ricevuto istruzioni di fare una navicella spaziale.”

Tickner improvvisò, chiamando in suo aiuto una compagnia di illuminotecnica con cui lavorava spesso. “Avevano una sorta di trapezio a cui appendevano le luci del palcoscenico,” ricorda. “Ci abbiamo anche attaccato una valanga di macchine del fumo. A quel punto la struttura era talmente pesante che abbiamo dovuto prendere due gru per sostenerla.”

Se è vero che non tutti condividono la visione negativa su Spiers—molte delle persone con cui ho parlato lo consideravano alla mano e gentile—McAleese ha confermato alcune accuse di Tickner, anche se molto più circoscritte. “Era un momento di crescita per Bob, che non aveva un passato nel mondo del cinema. Ma siamo riusciti a creare una crew e supportarlo.”

Un poster del film. Foto per gentile concessione della Sony Pictures.

A parte le dispute registiche, molto prima che il femminismo fosse di moda e prima che le major avessero fatto propria l’estetica dell’attivismo, Spice Girls ha insegnato a tante ragazze cose importanti sull’amicizia, la solidarietà e il girl power.

“Ha avuto una profonda influenza su molte donne,” ricorda Kim. “Ne sono orgogliosa. Quando mi chiedono cosa faccio nella vita, parto sempre da questo film.” Andrea Macarthur è abituata alla meraviglia delle interlocutrici quando racconta di aver montato il film. “Sono passati vent’anni, ma quando scoprono che il montaggio l’ho fatto io partono con [imita una voce alta ed eccitata] Oh mio dio non ci posso credere!”

“Il girl power era una cosa seria,” ricorda Mori. “Ricordo quando sono andata alla premiere, e c’erano centinaia, migliaia di ragazze urlanti. Non avevo mai visto una cosa pari al loro potere e all’amore che la gente aveva per loro allora.”

“Andavo alle marce per la liberazione delle donne,” dice Kim, “quindi sapevo benissimo che non dovevo trattarle male o farle apparire sciocche nello script. Niente battute sul fatto che fossero solo un fenomeno pop.”

“Come si chiama quel test per i personaggi donne?” mi chiede all’improvviso.

“Il test di Bechdel?” rispondo.

“Esatto, quello,” dice. “Io ho passato il test di Bechdel quasi in ogni scena.”

Personalmente, la cosa che apprezzo maggiormente del film è l’innocenza, che risplende ancora di più alla luce della perfezione artificiale delle pop star di oggi. Ve la immaginate una invasione aliena nel biopic degli One Direction?

Spice Girls è stato un trionfo: una tirata amatoriale che attraversa anni folli nella storia della cultura britannica, anni in cui il mondo intero idolatrava cinque ragazze qualunque. Per donne come me, che sono cresciute guardando e riguardando il VHS del film, Spice Girls è una pietra miliare del cinema—e non lo rinnegherò mai. E se stai leggendo, Meat Loaf, chiamami. Voglio ancora parlare con te.

Questo articolo è comparso originariamente su Broadly