La tregua tra il regime siriano e l’opposizione raggiunta il 27 febbraio scorso è ormai solo un ricordo. Nelle ultime settimane, i combattimenti tra l’esercito siriano e l’opposizione si sono intensificati soprattutto nella città di Aleppo, uccidendo più di 350 civili.
Entrambe le parti hanno condotto bombardamenti indiscriminati, e sono stati attaccati addirittura due ospedali. Il primo attacco effettuato dagli aerei del regime aveva come obiettivo l’ospedale di Al-Quds – sostenuto da Medici Senza Frontiere e da altre organizzazioni – e gli edifici adiacenti, e ha causato almeno 55 morti. Tra le vittime si conta anche l’ultimo pediatra rimasto ad Aleppo, il dottor Mohamed Wasim Maaz.
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Il secondo attacco contro un ospedale è avvenuto il 3 maggio scorso quando, secondo l’agenzia governativa SANA, alcune “organizzazioni terroristiche” hanno attaccato con dei missili l’ospedale di Al-Dabit, nel quartiere di Al-Muhafaza, controllato dal governo.
L’Osservatorio siriano per i diritti umani ha riferito di almeno 19 morti e 80 feriti a causa dei razzi sparati dalle fazioni islamiste sulle zone occidentali di Aleppo.
Mentre i morti nelle zone controllate dal governo o dall’opposizione ricevono l’attenzione dei media, c’è un quartiere di Aleppo di cui si parla appena. Si tratta di Sheikh Maqsoud, un quartiere a maggioranza curda situato a nord della città.
Quando a luglio 2012 la guerra è arrivata ad Aleppo, i ribelli hanno preso il controllo della parte orientale, mentre il governo di Bashar al-Assad si è aggiudicato i quartieri occidentali. I sobborghi di Ashrafiyeh e di Sheik Maqsoud sono rimasti sotto il controllo della milizia curda Unità di Protezione Popolare (YPG).
Da quando il Partito dell’Unione Democratica (PYD) – la principale formazione politica dei curdi in Siria, ideologicamente affine al Partito dei lavoratori del Kurdistan (PKK) – ha preso il controllo di vaste aree nel nord della Siria e di questi sobborghi di Aleppo, ha voluto tenere lontani dai propri territori il regime, l’opposizione e i gruppi come il Fronte al-Nusra e lo Stato Islamico.
Fino al 2013 questa zona della città è rimasta ai margini della guerra, ma da allora sia il governo che l’opposizione hanno bombardato Sheikh Maqsoud per distruggere l’YPG e conquistare quest’area strategica.
I progressi fatti dall’esercito siriano dall’inizio dell’anno e la possibilità di completare l’accerchiamento della città, isolando la zona controllata dai ribelli, hanno portato all’intensificarsi della lotta per la conquista di Shekh Maqsoud.
La testimonianza della disperazione di una famiglia a Sheikh Maqsoud.
Chi in realtà sta colpendo con forza questo quartiere – dove ancora risiedono 30.000 abitanti – è la fazione islamista dell’Esercito della Conquista, coalizione formata, tra gli altri, dal Fronte al-Nusra – l’affiliato di al-Qaeda in Siria – e da Ahrar al-Sham. Proprio la settimana scorsa Amnesty International ha pubblicato un rapporto in cui denuncia l’uso di armi chimiche da parte del gruppo ribelle su Sheikh Maqsoud.
Secondo lo stesso rapporto, solo nel mese di aprile almeno 83 civili, di cui 30 bambini, sono stati uccisi a causa dell’uso di “armi dell’inferno” da parte dei gruppi dell’opposizione. Di solito questi mortai artigianali sparano, senza alcuna precisione, le bombole del gas utilizzate per cucinare riempite di polvere da sparo.
A dicembre 2012, quando Aleppo stava già sopportando la guerra civile da più di un anno e mezzo, VICE News ha visitato Sheikh Maqsoud e ha passato una settimana con i suoi abitanti e con l’YPG. Questo è quello che abbiamo visto in un quartiere che non sarà mai più lo stesso.
Tutte le foto sono di David Meseguer/VICE News.
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