Di solito si parla della Gen Z per argomenti quali TikTok, l’ansia e il cambiamento climatico. Oggi invece vorremmo farlo a proposito dell’avere figli—e di com’è gestire una famiglia nel bel mezzo di una pandemia, un compito rivelatosi difficilissimo.
VICE ha inviato il fotografo Chris Bethell in giro per la Gran Bretagna, per incontrare alcuni giovani neo-genitori e parlare con loro di cosa significhi avere dei figli oggi.
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ZOË, 23 ANNI, E MELODIE, 2
VICE: Com’è il tuo ‘stile genitoriale’?
Zoe: Lo definirei rilassato. Conosco moltissime persone che credono nelle ramanzine ai figli e nel cercare di instillare in loro un po’ di paura nei tuoi confronti, metterli in una condizione di inferiorità. Ma io voglio che mia figlia sappia che il nostro rapporto è molto aperto e che siamo alla pari, così come lei è all’altezza di tutti gli altri. Voglio che sappia che possiamo crescere insieme ed essere molto unite.
Credo sia molto importante lei sappia che è forte e che può essere qualsiasi cosa voglia. Ma, davvero, l’essere aperti e disponibili è la cosa più importante.
Ho amici della mia età che non riescono ad avere questo tipo di rapporto con i loro genitori. Penso che il rapporto con i genitori non debba essere all’insegna della gerarchia e della sottomissione, si può essere amici. Voglio uscire con lei quando avrà 16 anni!
Cosa speri per il suo futuro?
Spero che il mondo che la nostra generazione sta tentando di costruire sarà anche quello in cui vivrà lei. Tutti alla pari, uguali e felici, senza alcuna discriminazione razziale o di genere. Ancora una volta, penso che dipenda dalla propria disponibilità ad aprirsi agli altri. Sto cercando di educarla a tutte quelle cose a cui io non sono stata educata fino a poco tempo fa, come il movimento Black Lives Matter.
Ad esempio, mi sono resa conto che tra i suoi libri non ce n’era nemmeno uno con una persona nera, ma fino al BLM non ci avevo mai pensato. Quindi le ho comprato libri e bambole che riflettessero anche questa diversità. In questi tempi così duri, le persone stanno imparando molto e spero che questo impatterà in positivo sulla sua generazione.
Com’è crescere una figlia durante la pandemia?
Molto difficile. A dicembre ha compiuto due anni, e tutto è iniziato quando lei aveva 15 mesi. Vedeva altri bambini, andavamo ad attività pensate per loro, ma ora come ora è quasi un anno che non possiamo fare nulla di tutto ciò e io ne vedo le conseguenze. Sembra molto sicura di sé quando siamo in casa, ma quando andiamo al parco giochi si fa molto timida e sta molto sulle sue.
Anche per me è stata dura: avevo un lavoro e l’ho perso. Mi piace molto essere una mamma, ma mi aiutava molto staccare quelle due o tre volte a settimana quando andavo a lavoro. Adesso stiamo sempre in casa. Ordino su Amazon varie cosine da fare, cerco lavoretti su Pinterest, come ad esempio gli spaghetti da colorare o i giocattolini da nascondere in grandi ciotole di gelatina. È difficile questa situazione, eppure mi sta facendo apprezzare le piccole cose.
ALEXIS CARRINGTON, 24 ANNI, E KENZO BJØRN, 1
VICE: Cosa significa per te essere genitore?
Alexis: È molto divertente, perché tutta la mia famiglia dice che Kenzo è il mio fratellino e mi dice “dovresti lasciarlo un po’ a tua mamma”! Ma sono io a curare mio figlio! Adesso ho due lavori, cerco di tornare alla mia carriera e di badare a mio figlio, tutto contemporaneamente. Non sarò quel tipo di genitore che gli porrà da subito dei limiti, quelli che vogliono tu faccia determinate cose, sia un certo tipo di persona o segua una determinata carriera. Sinceramente, voglio solo segua la sua strada. Sto ancora maturando come persona e imparando cosa voglio davvero fare, quindi non gli metterò alcun paletto.
Cosa credi pensino le altre generazioni dei genitori della Gen Z?
Temo pensino che cresciamo i bambini allo stesso modo in cui giochiamo ai Sims: vogliamo vedere come sono, vogliamo vestirli con abiti belli ed è finita lì. Ok, una cosa è vera: adoro vestirci in coordinato! Ma sì, penso ci considerino molto naif per quanto riguarda la genitorialità.
Come sta impattando la pandemia sulla sua crescita ed educazione?
Persino ai compleanni questi bambini sono ansiosi. Non sanno come interagire con gli altri. Temo che la sua generazione avrà un bel po’ di ansia sociale. Penso sia peggio per lui rispetto a quanto non sia stato per me. Per me, invece, è andata bene: non ho avuto alcun tipo di FOMO perché siamo entrati in lockdown una settimana e mezza dopo il parto. Quindi non sono diventata uno di quei genitori stanchi e stufi di stare a casa con il proprio neonato mentre tutti gli amici sono in giro.
Idealmente, come ti immagini il futuro di tuo figlio?
Spero sia pieno di possibilità. Prima di tutto, è figlio di una coppia mista. Spero abbia le stesse possibilità che ho avuto io o persino qualcosa in più. Spero il colore della pelle non lo ostacoli in alcun modo. E spero vivremo una vita migliore rispetto ad ora. Quando abbiamo toccato il fondo di solito è il momento di risalire.
OLIVER MOUNSEY, 23 ANNI, HANNAH KILLEEN, 25 ANNI, E DALI, 2
VICE: Secondo te le altre generazioni cosa pensano della Gen Z?
Hannah: Mi sembra che ogni volta che parlo con qualcuno più grande pensino che siamo strani. Ma quando parliamo con gente della nostra età sembra tutto normale. E secondo me il modo in cui viviamo e facciamo i genitori è del tutto simile a quello di un genitore millennial.
Pensi la tua generazione stia facendo più figli rispetto ai millennial quando avevano la tua età?
Hannah: Difficile da dire. Un sacco di nostri amici tra i 30 e i 40 anni non hanno figli, mentre tutti quelli nella nostra fascia d’età li hanno. Forse la Gen Z ha capito che non è necessario avere una vita famigliare tradizionale, non c’è bisogno di comprare una casa e di sposarsi. Forse la nostra generazione sta mettendo in discussione le norme sociali. Sei tu a scegliere cos’è la famiglia, è quella che ti crei.
Che approccio avete, come genitori?
Oli: E qui arriva la parte un po’ peculiare. Ci siamo informati un sacco prima della nascita, modelli educativi e tutto quanto.
Hannah: Ma poi tutto finisce alle ortiche quando nascono. Pensavo che l’avrei allattato sempre e solo al seno, e che l’avrei nutrito di frutta ogni singolo giorno, ma è così rilassato e si comporta così bene… Abbiamo lasciato ci guidasse lui. Gli parliamo come se fosse un nostro pari e credo stia funzionando molto bene, perché gioca da solo ed è davvero autonomo. Siamo fortunati perché ha compiuto un anno all’inizio del lockdown e fino a quel punto ero in maternità. Quindi abbiamo avuto tutto il tempo di questo mondo per passare dei gran bei momenti insieme.
Cosa ti auguri per il suo futuro?
Hannah: Spero solo sia felice. Qualsiasi cosa vorrà fare, lo supporterò. Per il suo futuro prossimo, spero sarà a suo agio nel farsi nuovi amici, considerando che non ha visto molti bambini.
Oli: Fintanto che sarà felice e sicuro di sé, noi saremo felici.
Hannah: Credo poi che bisognerebbe crescere tutti i maschi affinché abbiano più rispetto per le donne. Suona come una cosa ovvia, ma è una questione che deve essere affrontata.
BILLIE, 23 ANNI, E THEODORA, 14 MESI
VICE: Che tipo di genitore sei?
Billie: Molto rilassata, seguo i bisogni della mia bambina. Lei è piuttosto indipendente e ha una stanza dei balocchi al centro della casa, quindi la lasciamo andare e venire come vuole. Anche per quanto riguarda il sonno, seguiamo sempre le sue indicazioni. Non mi piace l’idea di lasciarla piangere finché non si addormenta. In sostanza, fa quello che vuole.
Secondo te le generazioni più vecchie cosa ne pensano del modo di fare i genitori della Gen Z?
Probabilmente ritengono che dovrebbero esserci più urla e sculacciate. Ma non sono d’accordo che serva instillare la paura nei figli. Non sono stata cresciuta a forza di schiaffi e quindi non ci ho mai davvero riflettuto, ma è un modo di fare a cui non voglio nemmeno pensare.
Come è stata la pandemia per voi due?
Solitaria. Ethan, il mio compagno, lavora sempre e non era con noi quando è cominciata la pandemia. O, meglio, lo era ma non viveva qui con noi in quel momento. È stato difficile essere un genitore solo in quel momento, o andare da qualsiasi parte. Ci siamo perse le lezioni per bimbi e anche tutto il lato che riguarda la socializzazione e lo sviluppo. Cosa che vale anche per me, visto quanto l’incontro con gli altri genitori sia una parte fondamentale della genitorialità.
È stato bello passare così tanto tempo insieme?
Assolutamente, sì imparano così tante cose in questo modo. In fondo sono come piccole persone, a prescindere da quel che fai e insegni hanno la loro personalità. E lei è una casinista!
Cosa vorresti per lei?
Vorrei crescesse in maniera differente da me. Mio nonno era un po’ vecchia scuola e non capiva le relazioni miste, pensava avessero qualcosa di sbagliato. E vorrei lei invece crescesse senza questo preconcetto. Suo fratello, che dovrebbe nascere a luglio, è figlio di coppia mista e vorrei per loro non ci fossero problemi.
NATASHA, 24 ANNI, NOAH, 22 ANNI, E NYLA, 2
VICE: Vi descrivereste come parte della Gen Z?
Noah: Tecnicamente ne facciamo parte. Ma non abbiamo passato l’infanzia su social media o televisione, piuttosto con i libri da colorare e i puntini da unire e quelle cose lì. Non siamo stati molto influenzati dalla tecnologia, insomma. Mentre oggi Nyla sa benissimo cos’è un telefono. Magari non lo sa usare, ma sa che può farla divertire.
Natasha: Sa cos’è YouTube! Dal mio punto di vista di madre, penso che rispetto alle generazioni precedenti per noi sia tutto più facile.
Noah: Fino a un certo punto è vero, ma d’altra parte abbiamo anche risentito dei tagli operati delle istituzioni e di tutto quello che è stato portato via dalle nostre comunità.
Natasha: Da genitore, credo sia più facile per me incontrare altre mamme. La maggior parte delle mie amiche mamme le ho conosciute via Instagram. In più, abbiamo il privilegio di poter accendere la TV se dobbiamo fare i mestieri o vogliamo staccare la spina, ed è una cosa che i nostri genitori non potevano ottenere così facilmente.
Com’è il far crescere un bambino durante la pandemia?
Noah: Triste.
Natasha: È sconfortante. Lei sta reagendo, chiede dei suoi amici. Va dagli altri bambini, ma loro se ne vanno.
Noah: C’erano un po’ di bambini più grandi che giocavano a nascondino, avranno avuto 8 o 9 anni. Lei ha cominciato a seguirli, voleva parlare, ma loro non ne hanno voluto sapere.
Natasha: È dura, perché non sai se è stato detto loro di non farsi avvicinare da altri a causa della pandemia.
Cosa vorreste per il suo futuro?
Natasha: Si spera che la nostra generazione educhi la prossima. Noi siamo più consapevoli di cose quali la salute mentale, siamo più “woke”, più svegli.
Noah: Voglio soltanto che stia bene e sia al sicuro.