Questo articolo fa parte di “Step Into Your Comfort Zone“, una collaborazione tra VICE e Ariston. Insieme ad Ariston, che ha fatto del portare il comfort a tutti—anche dove è più difficile trovarlo—una vera e propria sfida, abbiamo esplorato il concetto di comfort in tre oasi urbane in giro per il mondo. Siamo andati alla scoperta di contesti in cui singoli abitanti si sono alleati per creare un ambiente piacevole e salutare all’interno di una realtà urbana spesso frettolosa e poco attenta ai ritmi dell’individuo e dell’ambiente. Seconda tappa, la Russia.
Ogni anno, tra maggio e agosto, agli abitanti di Mosca viene tagliata l’acqua calda per lavori di riparazione alle tubature del sistema centralizzato cittadino, in un tentativo di rinnovamento diffuso su una struttura ormai obsoleta e provata dal gelido inverno russo. Questi tagli sono un fenomeno ben radicato nella cultura moscovita, che ha ispirato ed è raccontato nelle opere di artisti e musicisti, ma rappresentano comunque un certo disagio.
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I cut-off vanno avanti per dieci giorni colpendo senza distinzione quartieri poveri e ricchi non solo a Mosca, ma anche in altre città come San Pietroburgo il cui sistema di tubature risale all’epoca di Stalin—ovunque sono al centro degli interrogativi dei cittadini esasperati dal discomfort causato da lavori di adeguamento ormai pluridecennali.
In questo periodo i moscoviti trovano vari modi per aggirare il problema: se molti ormai sono fortunati—sia economicamente, sia perché la struttura delle loro case lo permette—e possono farsi installare uno scaldacqua elettrico in bagno con più facilità rispetto al passato e fungere da vero punto di riferimento per il vicinato, c’è chi per le necessità del quotidiano fa bollire l’acqua, chi invece utilizza i servizi messi a disposizione da palestre e alberghi dotati di impianto per l’acqua calda autonomo, e chi magari le banja—le tipiche saune russe che soprattutto nei decenni passati offrivano disponibilità di acqua calda e comfort, un po’ la declinazione locale del concetto originario di hammam.
ll mondo delle banja fa parte della cultura russa da più di due secoli, ed è diffuso in tutto il paese. La Sanduny, la più antica di Mosca, è stata fondata nel 1808 da una coppia di attori di corte dell’imperatrice Caterina e pesca l’acqua direttamente dalla Moscova, il fiume che attraversa Mosca, tramite un acquedotto costruito appositamente. Dalla data di fondazione, questa struttura si è evoluta fino a diventare un complesso di saune e bagni pubblici così innovativo da esser stato preso a modello da tutte le altre banja di Russia, che oggi più che a un fine ‘necessario’ servono a rilassarsi e socializzare.

“Mosca è una città di quasi 13 milioni di abitanti e offre diverse possibilità di ‘comfort’, in alcuni casi non molto diversi dalle città europee. Una di queste forme di comfort, la più tradizionale, è la banja,” spiega Davide Monteleone, fotografo italiano che dopo la prima visita in Russia nel 2001 si è innamorato del paese nel corso dei viaggi successivi, fino a stabilircisi definitivamente e documentarla in tutti i suoi aspetti, da quelli più specificamente socio-politici alla complessità delle culture e delle tradizioni che si incontrano in questa terra sterminata.
Monteleone ci ha accompagnato in una giornata nella Varshavskie Bani, una delle più antiche saune pubbliche di Mosca (ha aperto i battenti nel 1938), per indagare come si relazionano oggi i russi a questa tradizione centenaria.

La Varshavskie Bani rispecchia il modello della banja tradizionale, spesso ancora riscaldata a legna: come i bagni pubblici discendenti da altre tradizioni è divisa in sezioni per uomini e donne; ma a differenza di questi ha dimensioni impressionanti più simili a quelle delle terme degli antichi romani. Posta in un edificio storico nel centro di Mosca, ha un piano per il ristorante e i servizi comuni, uno per gli uomini, uno per le donne, e uno misto denominato “bagni dal mondo“, composto da sale tematiche che gli avventori possono riservare per sé e gli amici senza distinzione di genere.

In continuità con il passato, anche nei processi di ristrutturazione nelle saune russe viene mantenuta una preferenza per i materiali naturali e ‘amici dell’ambiente‘. Nella più tradizionale delle sale private della Varshavskie Bani, ispirata ai casotti da caccia locali, troneggiano animali impagliati su pareti di legno.

Certo non tutti possono permettersi una sala riservata o l’accesso alle strutture private più costose e lussuose, ma il concetto di banja è talmente radicato negli usi locali da attirare una clientela varia, senza distinzione di età e classe sociale: le saune russe sono abbastanza democratiche e trasversali. “È un’occasione per incontrarsi con gli amici, rilassarsi e chiacchierare,” ha detto il fotografo quando gli ho chiesto la sua su come un italiano si relazioni a questa vera istituzione del comfort locale (lui le frequenta soprattutto d’inverno, per combattere il freddo pungente). “È un modo di passare un po’ di tempo e stare insieme.”
Anche se è nata per rispondere alla semplice necessità di dare accesso all’acqua calda alla popolazione, infatti, la banja è oggi un fatto culturale. Durante il periodo di permanenza, che di solito dura tra le due e le tre ore, alle saune e alle docce si alternano momenti conviviali, si beve, si mangia e si chiacchiera.

Insomma, oltre a essere legata all’igiene personale e al benessere—i trattamenti di bellezza offerti hanno da tempo travalicato la classica ‘battitura’ russa con rami di betulla, eucalipto, ginepro, quercia tradizionalmente riservata agli uomini, per aprirsi a un ventaglio di possibilità amplissimo—è diventata una forma di intrattenimento, di comfort e di socialità che dura tutto l’anno, ma è accentuata nei mesi di maggior bisogno.
Sembra infatti che proprio nei giorni, che a onor del vero sono sempre meno, di penuria d’acqua calda la popolazione—soprattutto i giovani che non ricordano tempi ‘peggiori’ e sono dunque meno inclini a perdonare le falle di una struttura sociale e fisica ancora legata al passato—ritrovi quasi una condivisione e un senso di comunità: tra chi si rivolge ai forum online per cercare soluzioni al disagio, a chi si trova con gli amici a casa di coloro che si possono permettere lo scaldacqua personale per “una doccia e un po’ di vodka o tè,” a chi, appunto, ne approfitta per ritrovarsi in un bagno tradizionale russo.
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