Jena è una bella città della Turingia, una regione della Germania centro-orientale situata nel territorio dell’antica Repubblica Democratica Tedesca (DDR) e patria del luteranesimo. Lo scorso 20 aprile, 250 neonazisti hanno partecipato a una fiaccolata nel centro della città. Ufficialmente il raduno era stato convocato per protestare contro “il fascismo della sinistra” e la sempre più massiccia presenza di stranieri in Germania. Ma nessuno crede che la data scelta per la manifestazione sia casuale: il 20 aprile 2016, il 127esimo compleanno di Adolf Hitler.
Il raduno dei neonazisti ha ricevuto l’autorizzazione delle autorità locali — per qualche strana ragione la giustizia ha pensato che la decisione del gruppo di estrema destra di tenere la marcia il 20 aprile non avesse alcuna relazione con il compleanno del dittatore. Così i neonazisti hanno potuto sfilare in tutta tranquillità nel centro di Jena nonostante la presenza di 3.500 antifascisti, scesi in strada per opporsi alla manifestazione e bloccare il cammino dei neonazisti.
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Oltre 400 agenti antisommossa arrivati da diverse regioni hanno chiuso una parte del centro della città in modo da agevolare la marcia.
Sul fronte opposto il gruppo antifascista, organizzatissimo, ha potuto contare sull’appoggio di buona parte della cittadinanza. La Chiesa luterana ha celebrato una messa in strada in nome della tolleranza e della pacifica convivenza tra religioni. Ma il supporto è arrivato anche dal partito Socialdemocratico (SPD), dai Verdi, dalla sinistra comunista di Die Linke e persino dai settori antifascisti più combattivi rappresentati dai Black Block.
A organizzare ufficialmente il corteo neonazista è stato Thügida, il ramo regionale di Pegida, il nuovo movimento tedesco di patrioti europei contro l’islamizzazione dell’Occidente. Nonostante l’intento camaleontico dell’organizzazione, che vuole nascondere i propri ideali dietro a nuove sigle e nuovi slogan, i partecipanti indossavano ogni genere di simbolo legato all’impero tedesco e al Terzo Reich — in Germania in linea di principio non è illegale far sfoggio di questa simbologia. Hanno invece evitato di mostrare i simboli vietati dalla legge.
Tra i partecipanti c’erano nostalgici, naziskin, giovani della sottocultura “casual” e i “Black Block anti-antifa.” Il corteo si è concluso senza incidenti degni di nota, nonostante la pioggia di bottiglie e di palloncini pieni d’acqua che un gruppo di antifascisti ha scagliato contro i neonazisti.
Jena, la città culla del terrorismo neonazista
Bisogna tornare al 1998 per assistere alla nascita della NSU (Clandestinità Nazionalsocialista), un gruppo terrorista neonazista – sciolto nel 2011 – responsabile dell’omicidio di 10 persone, di 3 attentati con esplosivi e di 15 furti di dati bancari. Con la fine del NSU è stata scoperta l’esistenza di una rete segreta di supporto a questo stesso gruppo neonazista, che a sua volta potè contare sulla connivenza dei servizi segreti tedeschi.
La storia della NSU rappresenta un ulteriore germoglio delle nuove ondate del neonazismo più radicale, che si muove all’interno delle chiamate tra camerati e dei gruppi autonomi, senza gerarchia né leader, che dalla caduta del muro nel 1989 si rinnovano costantemente. Per esempio, il giorno prima della manifestazione sono stati arrestati cinque neonazisti facenti parte di un gruppo di camerati, accusati di voler utilizzare esplosivi contro i centri per rifugiati.
Tutte le foto sono di Jordi Borràs.
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