Una notte con i soccorritori dopo il terremoto

Sotto le macerie, ad Amatrice, si scava con tutti i mezzi. La situazione, durante la notte, è stata aggravata da numerose altre scosse—una, particolarmente forte, ha seminato la paura nel centro di accoglienza dove ci trovavamo.

Tutte le foto di Alessandro Iovino/Cesura

Mentre il conteggio delle vittime del terremoto continua a salire, avendo toccato nel pomeriggio di oggi quota 241 morti e 264 feriti, la macchina dei soccorsi ad Amatrice e dintorni non si ferma. Questo paese del centro Italia, già di per sé difficilmente raggiungibile a causa della sua disposizione geografica, è ora un cumulo di macerie da cui fa la spola un pulmino della Protezione Civile che porta soccorritori, giornalisti e gli abitanti che lasciano quello che resta delle loro abitazioni. Il pulmino, che percorre circa cinque chilometri partendo dalla valle, si ferma a un chilometro dal vero ingresso in paese: più in là di così non è possibile procedere in macchina.

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I feriti che non possono essere trattati negli ospedali da campo e nei punti medici avanzati devono essere trasportati fino all’ospedale di Rieti, a 70 chilometri, a Norcia o addirittura a Roma. La posizione geografica dell’epicentro del terremoto è il motivo per cui i soccorsi hanno tardato ad arrivare, nelle ore dopo il tragico evento.

Quando sono arrivato ad Amatrice, alle sette di ieri, mercoledì, Vigili del fuoco, Protezione Civile, Esercito e anche la Polizia municipale cercavano di coordinare le ricerche dei corpi: sembra un cliché dirlo, ma il fatto è che l’intero paese è raso al suolo come se fossero cadute delle bombe. Le squadre di soccorso sono arrivate da tutta Italia, ho incontrato uomini della Croce Rossa romana, pompieri milanesi e anche civili che, pur tenuti a distanza di sicurezza, aiutavano come potevano.

Le operazioni sono continuate per tutta la notte fino all’alba, mentre nell’unica struttura di grandi dimensioni rimasta in piedi ad Amatrice, il palazzetto dello sport in cemento armato, e nel campo da calcio antistante venivano allestiti i centri d’accoglienza della Protezione Civile. I centri accolgono chi ha perso la casa e non ha dove andare, come chi sta aspettando che i suoi famigliari vengano estratti—vivi o morti—dalle macerie. Al di là dei centri di accoglienza e dei soccorritori, il paese è totalmente deserto e tale è rimasto per l’intera notte.

Ho passato la notte, fino all’alba, insieme ai soccorritori.

L’area tra Accumoli e Amatrice è stata l’epicentro del terremoto, e la maggior parte delle vittime e dei danni riguardano quest’ultimo centro


(2650 abitanti circa prima del terremoto). Sono rimaste in piedi solo le case più recenti, e il palazzetto dello sport in cemento armato.

Squadre volontarie di soccorritori sono arrivate da tutta Italia sul posto. Questo, per quanto necessario, ha anche creato delle difficoltà nel coordinamento dei soccorsi, affidato alla Protezione Civile.

La Protezione Civile ha creato un centro di accoglienza nel campo da calcio antistante il palazzetto dello sport. Le tende possono ospitare in tutto circa 300 persone, così come il palazzetto dello sport.

Oltre alle strutture di accoglienza di Amatrice, sono stati istituiti campi a Sant’Angelo (frazione di Amatrice) e Accumoli. Nel corso della notte e della prima mattinata, altri centri erano in via di costruzione nelle vicinanze. Nelle strutture restano solo le persone che aspettano notizie sui propri cari, ancora sotto le macerie.

I soccorsi si avvalgono soprattutto dei cani dell’unità cinofili per rintracciare i corpi sotto le macerie. Per questo—oltre che per motivi di sicurezza—giornalisti e civili vengono tenuti lontani dai lavori di scavo, perché potrebbero distrarre i sensi dei cani. Poco dopo che ho scattato questa foto, una donna è stata estratta viva dalle macerie.

Al campo di atterraggio degli elicotteri, squadre dell’Esercito Italiano sono arrivate con mezzi pesanti come escavatrici e carri armati per passare sopra le macerie. Nonostante la quantità di beni rimasti sotto le macerie e visibili anche dalla strada (borsette etc), la presenza di forze dell’ordine e l’effettiva situazione, tra inagibilità e continue scosse, ha prevenuto—a quanto ho visto io—lo sciacallaggio nel corso di questa prima notte dopo il terremoto.

A parte i soccorritori, la cittadina durante la notte e all’alba è completamente deserta. Gli unici civili che di tanto in tanto si vedono passare sono alla ricerca dei parenti dispersi o sotto le macerie. Nei pressi di questo edificio ho incontrato due fratelli, sopravvissuti al crollo di casa loro, che cercavano la madre.

Un elicotterista nei dintorni di Amatrice, un civile, mette la sua esperienza a disposizione dei soccorsi. In questa foto, deve tenere ferma l’elica del suo mezzo a causa dell’arrivo incessante degli elicotteri dei soccorsi.

La recinzione del centro di accoglienza istituito all’interno del campo da calcio. Gli spalti dello “stadio” locale erano pienissimi di generi di prima necessità, coperte, pannolini e altri beni inviati dalle province vicine, ma anche attraverso le operazioni di raccolta che si stanno tenendo in molte città.

Una casa completamente crollata verso valle, all’ingresso della città.

Trovate tutti i contatti per donare beni di prima necessità e le informazioni per aiutare in altro modo qui.

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