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Illustrazione di by Hunter French.
Attualità

Quali droghe sopravviveranno alla crisi climatica? Un’indagine

Il cambiamento climatico devasterà il mondo delle sostanze ricreative—ma sarà particolarmente amaro per tutto ciò che consideriamo legale.

A quanto pare, tocca affrontare la fine del mondo con sobrietà.

Questo perché il cambiamento climatico devasterà il mondo delle droghe e potrebbe avere effetti peggiori su quelle considerate lecite—come caffè, birra e vino—che su quelle illecite, come eroina, cocaina e meth.

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Alcune di queste ultime sostanze sembrano relativamente più adatte a sopravvivere alla crisi climatica in corso rispetto alle piante da cui sono prodotte sostanze ricreative tradizionalmente legali, stando a un’analisi basata su studi recenti e interviste a persone esperte di clima e agricoltura condotte da VICE News.

Per l’eroina, per esempio, il cambiamento climatico è una benedizione. Uno studio mostra che i livelli crescenti di diossido di carbonio (CO2) hanno raddoppiato la potenza dei papaveri, la pianta da cui deriva la droga. Il vino, al contrario, è in serio pericolo, perché le vigne soffrono particolarmente gli effetti della crisi climatica sul meteo e degli incendi sempre più frequenti.

“Tutte le droghe che derivano da piante, che siano narcotici o usate per scopi medici, subiranno cambiamenti,” dice a VICE News Lewis Ziska, autore principale dello studio sul papavero e ora professore di scienze ambientali alla Columbia University. “Anzi, il mondo sta cambiando più velocemente della nostra capacità di descrivere i suoi cambiamenti.”

Nonostante restino molte domande irrisolte su come il cambiamento climatico condizionerà l’agricoltura, e ogni persona esperta sottolinea che è necessario condurre ancora molti studi, le conseguenze a lungo termine cominciano a essere chiare.

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Per dirla in breve: il mondo delle droghe sta per essere sconquassato. Qui di seguito, proviamo a spiegarvi tutti i dettagli.

Which drugs are safe from climate change?

Quali sostanze sono al sicuro dalla crisi climatica? Illustrazione: Hunter French

BIRRA E CRISI CLIMATICA: PREZZI RADDOPPIATI

Preparatevi a pagare cara la birra.

Il cambiamento climatico potrebbe rendere la birra il doppio più costosa, stando a uno studio del 2018. In Irlanda, uno dei paesi dove si consuma più birra al mondo, il prezzo potrebbe addirittura triplicare

Questo perché il costo di un ingrediente fondamentale, il malto d’orzo, potrebbe aumentare molto con l’aumentare delle temperature globali, che rendono più complesso coltivare l’orzo.

La birra costosa è solo “un’altra ragione per cui la crisi climatica fa schifo,” ha twittato Steven J. Davis, tra gli autori dello studio. 

VINO E CRISI CLIMATICA: AROMA DI POSACENERE 

Il vino è decisamente nei guai. 

Partiamo dalla mezza buona notizia: per chi si atteggia e fa finta di sapere davvero la differenza tra un pinot nero e un cabernet sauvignon, o tra un Bordeaux e un Chateauneuf-du-pape, il futuro sarà un inferno tutto speciale.

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Il problema non sarà una questione di quantità—il mondo produrrà plausibilmente la stessa quantità di vino di sempre—ma di qualità, perché le varietà e il sapore dei vitigni cambieranno, dice Benjamin Cook, scienziato del clima alla NASA ed esperto dell’impatto del cambiamento climatico sulle regioni che coltivano vite.

“Puoi coltivare uva da vino più o meno ovunque e farci il vino. Ed è il motivo per cui puoi comprare cartoni di vino per pochi centesimi,” dice Cook a VICE News. “Ma è la produzione di quei vini dotati di caratteristiche che li rendono famosi, costosi e di gran valore che subirà l’impatto potenzialmente grave della crisi climatica.”

Quelle sfumature di gusto e profumo dipendono dalla commistione di meteo, precipitazioni, temperature e umidità di una regione—tutti fattori che cadranno nel caos totale. Le regioni che coltivano vite più calde, come l’Australia e la California, saranno colpite più duramente, dice Cook.

Le vigne della California sono particolarmente a rischio per via degli incendi sempre più frequenti. Gli alberi di vite che scampano alle fiamme possono assorbire elementi chimici dal fumo che rovinano il gusto dell’uva, lasciando il tanto temuto “smoke taint” (contaminazione da fumo). Alcuni produttori di vino si lamentano che l’esposizione al fumo da incendi sta lasciando un “retrogusto di cenere” al loro vino, stando al Washington Post.

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Altri stanno cercando soluzioni. Kwaw Amos, proprietario della Gotham Winery a New York, mescola uve tradizionali europee con varietà più dure americane, per creare ibridi capaci di difendersi meglio da caldo, funghi e germogliamento precoce.

“Il concetto di ibrido non è niente di nuovo nel mondo dell’uva,” dice Amos a VICE News. “Il Cabernet sauvignon è un’ibrido. È che ora dobbiamo pensare a ibridi di un altro livello, considerato cosa succederà.”

CAFFÈ E CRISI CLIMATICA: TEMPI BUI

Il caffè è in pericolo.

Circa metà di tutta la terra usata ora per coltivare le due specie di caffè più comuni—arabica e robusta—non sarà più utilizzabile entro il 2050, stando a uno studio. Arabica e robusta rappresentano il 99 percento della fornitura commerciale a livello globale, e hanno una capacità limitata di essere coltivate in climi diversi.

Un altro studio ha riscontrato che sei su dieci delle specie note di caffè sono ora a rischio estinzione. Persone esperte ritengono che le temperature più alte incoraggino la crescita di funghi dannosi sui chicchi di caffè. Inoltre, anche i cambiamenti nel ritmo delle precipitazioni aggiungono stress sulle piante.

Il caffè buono sarà, probabilmente, sempre più difficile da coltivare. E questo potrebbe diventare un problema globale, considerando che in questa industria lavorano più di 125 milioni di persone, compresi agricoltori, distributori e produttori. E, come per la birra, il caffè potrebbe diventare parecchio più costoso.

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“I consumatori dovrebbero aspettarsi un caffè molto più costoso e di peggiore qualità per colpa delle temperature crescenti, delle piogge estreme, e della frequenza più intensa dei periodi di siccità estrema,” ha detto di recente al LA Times Titus O. Awokuse, presidente del dipartimento di economia dell’agricoltura e delle risorse all’Università del Michigan.

COCAINA E CRISI CLIMATICA: TUTTO BENE, GRAZIE

La pianta di coca, da cui deriva la cocaina, è notoriamente difficile da estirpare. E questo significa che sopravviverà meglio di altre piante.

Charles Helling, scienziato che ha studiato le coltivazioni in quanto chimico del suolo per il Dipartimento dell’Agricoltura americano, ritiene che le temperature più alte non saranno dannose, anzi: potrebbero incoraggiare la pianta a crescere a altitudini ancora maggiori.

“La coca è unica nel suo genere, perché ha una cuticola spessa, che uno strato idrofobico sulle foglie,” ha spiegato Helling a Scientific American. “Questo tende a proteggerla dalla perdita d’acqua. È un arbusto piuttosto resistente. Lo è persino più di una pianta da foraggio media.”

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Un altro fattore a favore della coca potrebbe essere la diversità genetica. Le piante che sono coltivate in modo estensivo tendono a diventare più omogenee geneticamente, dice Ziska. Mentre le piante che prosperano in natura—per non parlare di quelle che sono sopravvissute a diversi tentativi di eradicazione—potrebbero dimostrare una variabilità genetica maggiore, il che le aiuterebbe a reagire con più flessibilità a un ambiente mutevole.

Non è ancora chiaro però se la coca possa godere di questo vantaggio.

EROINA E CRISI CLIMATICA: SEMPRE PIÙ POTENTE

Le piante di papavero, come spiegavo all’inizio, sono già diventate il doppio più potenti per morfina naturale di quanto fossero a metà secolo scorso, grazie ai livelli atmosferici di CO2 in aumento, il gas che è il principale responsabile del cambiamento climatico, stando a uno studio del 2008.

Negli anni passati dallo studio a oggi, i livelli atmosferici di CO2 sono solo aumentati. Buttare ancora più anidride carbonica nell’aria potrebbe far triplicare i livelli di morfina nella pianta entro il 2050 e aumentarli a 4 volte e mezza entro il 2090, stando allo stesso studio.

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Ziska dice che la ragione non è ancora del tutto certa. Ma una teoria suggerisce che quando una certa risorsa diventa prevalente in un ambiente, le piante tendono a produrre più composti secondari che sono ricchi di quella risorsa, e questa dinamica spiegherebbe perché più CO2 nell’atmosfera spinge le piante a produrre più morfina.

Il papavero ha anche un altro vantaggio che lo rende la pianta perfetta per climi più aridi: è particolarmente resistente alla siccità.

La resistenza del papavero è ciò che ha permesso ai coltivatori in Afghanistan, paese da cui viene il 90 percento dell’oppio mondiale, di ottenere raccolti da record nell’ultima decade.

CANNABIS E CRISI CLIMATICA: È COMPLICATO

L’erba dovrebbe essere salva—più o meno.

La pianta della cannabis è abbastanza adatta a sopravvivere a un clima in media un po’ più caldo e secco di quello attuale, stando a Olufemi Ajayi, autore di uno studio del 2021 sul pericolo relativo che gli insetti infestanti rappresentano per la cannabis nel contesto della crisi climatica.

Ma, avverte, solo fino a un certo limite. Temperature estreme e siccità prolungata causano l’arresto della crescita o la morte della pianta, dice.

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Un altro studio risalente al 2011 sull’impatto delle concentrazioni più elevate di anidride carbonica ha scoperto che la cannabis potrebbe “sopravvivere alle dure condizioni di effetto serra previste per il futuro, comprese concentrazioni elevate di CO2 e siccità.”

La cannabis—o, meglio, la sua coltivazione—ha però anche conseguenze spiacevoli sull’ambiente: crescerla al chiuso (operazione aumentata radicalmente da quando l’erba è stata legalizzata in molti paesi nel mondo), infatti, richiede una discreta quantità di energia elettrica.

Secondo alcune stime, crescere circa 28 grammi di cannabis al chiuso può produrre emissioni di gas serra quanto bruciare il serbatoio pieno di una macchina—o tra i 30 e i 70 litri di benzina.

Il problema peggiora con l’espandersi dell’industria della cannabis legale: in Colorado, negli Stati Uniti, le emissioni prodotte dalle coltivazioni di cannabis hanno già superato quelle dell’industria di carbone locale.

In altre parole, la relazione dell’erba al cambiamento climatico è complessa. Per quanto sia ben predisposta a sopravvivere a climi più caldi, la sua impronta ambientale dovrà essere ridiscussa prima o poi.

DROGHE SINTETICHE: ALLA GRANDE

Il mondo delle droghe sintetiche, prodotte in laboratorio, non subirà grandi impatti per colpa della crisi climatica a detta delle voci esperte, tra cui Ziska. Questo perché sono prodotte in laboratorio, non coltivate.

La galassia complessa degli stimolanti—tra cui MDMA, speed, meth, LSD, cannabinoidi sintetici, mefedrone, fentanyl, carfentanyl e molti altri—resterà relativamente illesa perché in grossa parte non dipende dalla coltivazione di specifiche piante in agricoltura.

Gli oppiacei sintetici sono responsabili negli ultimi anni di un numero impressionante di morti per per overdose. Negli Stati Uniti, si stima che solo nel 2019 siano morte 36.000 persone per overdose di farmaci come il fentanyl, una sostanza circa 100 volte più forte della morfina.

Dunque mentre contempliamo la fine del mondo, ricordiamoci che caffè e birra saranno molto meno reperibili e molto più costosi tra pochi decenni—ma le riserve di oppiacei sintetici capaci di uccidere in pochi secondi saranno abbondanti come sempre.