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Sono come Paolo Brosio

Ho deciso di tentare la resurrezione al raduno di Rho Fiera, nella giornata nazionale di preghiera dei fedeli pellegrini di Medjugorje. Non ho visto i veggenti, ma almeno ho i miei gadget.

Foto di Luca Massaro.

Bella fresca e riposata, dopo due giorni di turbolenze dovute agli spiriti consumati, il mio corpo ormai zombie ha deciso di tentare la resurrezione al raduno Medjugorje di Rho Fiera, nella giornata nazionale di preghiera dei fedeli pellegrini.

Lasciando perdere ogni giudizio sulla destinazione cui uno decide di inviare la propria anima, è abbastanza palese che l'industria sviluppatasi attorno alla religione—tra party a temasettimanali dedicati e turismo legato alle doppie canonizzazioni—è in continua crescita, tanto che da un po' di tempo anche i pellegrinaggi sono diventati trendy e soprattutto uno, quello che ha come meta Medjugorje, sembra essere una tappa fondamentale di ogni ex VIP convertitosi.

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Il ragazzo immagine di questa amena località della Bosnia-Erzegovina è Paolo Brosio, uno che della propria fede ha fatto manifesto fino a ritrovarsi per gag su manifesti elettorali nemmeno troppo improbabili. Anche grazie a lui, la Gospa o Regina della Pace, la Madonna di Medjugorje, ha acquisito una notorietà crescente in Italia e sempre più pellegrini, anche non VIP, vanno a salutarla.

Il caso Medjugorje è uno dei più recenti X-Files della Chiesa Cattolica: la Madonna è apparsa nel 1981 a sei piccoli veggenti, alcuni dei quali dopo la conoscenza iniziale hanno continuato a mantenere rapporti e comunicare costantemente con la Vergine, chi più assiduamente, chi invece solo una o due volte all'anno. Questo Papa tuttavia sembra abbastanza diffidente nei confronti della cosa, e ha sospeso il giudizio sulla "soprannaturalità" degli avvenimenti di Medjugorje almeno finché le comunicazioni con la Divina sono ancora in atto.

Nel frattempo, comunque, sotto il segno di Medju molti fatti accadono: conversioni, pellegrinaggi, bigiotteria, album musicali e pure un sacco di raduni. In particolare, di questi eventi si occupa l'Onlus Mir i Dobro (Pace e Bene) che ha organizzato anche la giornata di incontro della scorsa domenica. Mia madre, che non è neanche una fervente cattolica, mi ha insegnato a rispettare ogni tipo di credo religioso, quindi, anche se a me certe cose fanno ridere (per via di una sorta di materialismo storico che mi porto come eredità da alcuni libri che ho letto), vado verso questo raduno con uno spirito chiaramente scientifico. Anzi, tento di strizzare l'occhio ai gusti dei presenti indossando la mia bella maglietta del Papa. Anche se forse non sono molto al passo con la moda, dato che ho la maglietta del Papa sbagliato…

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Già sul Passante Ferroviario da casa mia a Medjugorje Fiera erano riconoscibili molti pellegrini. Mi ero quindi già messa nell'ottica di cosa mi sarebbe accaduto, un po' come avevo fatto (stesso percorso) per il concerto dei Chemical Brothers o per quello dei Cure—due casi differenti di martirio volontario.

Appena arrivati al padiglione destinato al raduno Mir i Dobro, io e l'uomo dietro all'obiettivo veniamo accolti con un canto in filodiffusione (suppongo si trattasse della traccia "Cristo Gesù è il Signore") e da una signora gentile che ci offre un'immagine della Madonna, nel vero senso della parola. Scopriamo immediatamente che non abbiamo diritto a ricevere il rosario allegato perché l'organizzazione militaristica del luogo vuole che ad ogni settore venga assegnato un certo numero di rosari e noi non siamo assegnati a nessun settore.

Nel frattempo una voce dagli altoparlanti intima ai presenti praticamente di non vivere più, altrimenti si rischia di mandare in pappa la distribuzione della Madonna: "Quindi calmatevi, se voi state al vostro posto seduti i collaboratori hanno più possibilità di portarvela, se voi fate confusione è chiaro che non arriviamo più al dunque." La folla si ricompone e parte un videoclip in cui il sacerdote "disobbediente" Padre Jozo comunica tramite videomessaggio con una voce devo dire molto sensuale e rilassante, più adatta forse a un massaggio che a un messaggio. Invita a chiudere gli occhi, mettere una mano sul cuore e pensare alla Madonna intensamente.

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È abbastanza strano pensare a quel quarto d'ora di sensualità mistica guidata dalla voce suadente di Jozo alla luce delle ipotesi sulla sua sospensione dalla chiesa.

In ogni caso, atterriti dall'intensità, poco dopo decidiamo che non è ancora il momento di affrontare la folla e usciamo nel dehors del raduno per la combo satanica caffè+sigaretta.

Incontriamo due sorelle che già avevamo adocchiato dal momento che, come potrei dire, sembravano poco in linea con il look e con l'età media della folla (intorno ai 70).

Le due gemelle sono venute al raduno perché sono andate già due volte a Medjugorje e ne parlano come un'esperienza unica—non è il solito posto e le cose che senti dentro di te le senti solo lì, le altre apparizioni della Madonna sono diverse. Sono abbastanza deluse di non vedere gli altri veggenti (volevano vedere Marija) e sono fan del metal finlandese.

Non seguono altro tipo di metal e raccontano che a volte gli altri fedeli le guardano in modo particolare, soprattutto i bacchettoni ("ma quelli forse poi così credenti non lo sono, noi mica mettiamo croci capovolte, non ascoltiamo metal satanico" "Be' insomma questi qui…" "Ma no… noi conosciamo anche gente che ascolta metal ed è credente."). Quando stanno con altri appassionati di metal invece preferiscono non parlare di religione, anche se i metallari sono più aperti dei religiosi, da un certo punto di vista. Qualche anno fa sono state al Gods of Metal. Una volta hanno parlato con uno dei veggenti e hanno fatto una foto con lui.

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Queste ragazze di poche parole vincono il premio accessori Medjugorje.

Allettati torniamo dentro il padiglione e ci dirigiamo verso la zona merchandising, che consta di quattro-cinque bancarelle in cui vendono più o meno tutti le stesse cose. Ci sono parecchi libri dei veggenti, uno stand interamente dedicato ai viaggi organizzati, uno in cui distribuiscono panini, caffè e acqua in cambio di un'offerta libera e due-tre stand in cui esistono tanti gadget di cui non conoscevo l'esistenza.

La mia attenzione è attirata da una scatoletta con l'immagine della Madonna (in alternativa ce n'è una con la foto del Papa). Mi accorgo che contiene qualcosa e mi informo a riguardo.

"Sono caramelline?" "No è un rosario" "Ah."

Nel frattempo nella stanza principale sta parlando Padre Petar, il sacerdote incaricato di rivelare, a tempo debito, i dieci segreti che la Madonna ha comunicato ai veggenti. Il sermone di Petar è abbastanza canonico, a parte gli excursus in cui indica Medjugorje come un luogo meraviglioso che da piccolo villaggio è diventato luogo di grandi pellegrinaggi. L'unica cosa divertente è che questo signore parla esattamente come i dinosauri antropomorfi con voci ambigue.

Resto quindi nella zona merch e mi appropinquo a una bancarella non ancora affrontata. Si differenzia un po' dalle altre, anche solo per la quantità di gente radunatavi, e scopro che si tratta di uno stand dedicato all'affissione del nome della propria famiglia sotto il manto della vergine di Medjugorje per la modica cifra di 2 euro. In omaggio con la benedizione, un crocifisso di plastica ("che non deve mai mancare") e una boccetta da 10cc di acqua benedetta, che, mi spiegano, "sembra poca, ma comunque diluita in un litro di acqua normale la rende automaticamente tutta benedetta." "Grazie."

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Mi spiegano che l'acqua in questione è già stata benedetta, ma uno è libero di portarla verso l'altare da Padre Petar per farla benedire di nuovo. "Guarda che il prete sta già benedendo le acque, se vuoi." Io rifiuto l'offerta, mentre tutti gli altri fedeli attorno a me non vedono l'ora di acquistare il kit benedizione.

Nella zona merchandising arieggiano un sacco di futuri imprenditori del mercato gesucristico. Incontriamo la signora Rita, che ha ideato una linea di magliette innovativa tesa ad attirare un pubblico più giovane: "Ecco, magari anche con frasi un po' diverse, che uno possa mettere tranquillamente andando in giro, è una cosa carina. La nostra idea sarebbe farne qualcosa di un nuovo, una forma di comunicazione, che sia un modo più moderno, anche per i ragazzi, di potersi porre… Io pensavo anche di fare pigiamini per i bambini." Ragazzi, se siete interessati, sperate che Rita inizi a produrre su larga scala.

Ma Rita non è l'unica ad avere una maglia customizzata da Dio. Subito dopo incontriamo Roberto, che indossa una t-shirt "che non si trova qui, infatti io l'ho presa a Medju" ed è molto divertente. Lui sostiene, però, che la sua maglia più bellina sia una in cui c'è la frase If you want to know what love really means, you have to read between the lines, accompagnata dall'immagine di Gesù flagellato con i segni delle frustate sulla schiena.

Scossa da questa immagine truce gli chiedo cosa ne pensa del film La Passione di Cristo (che io ho visto solo di recente e mi ha alquanto turbata, anche se mi immaginavo già come potesse andare a finire) e mi spiega che "la contemplazione della passione di Gesù è una passione amara, e contemplarla significa capire quanto amaro è stato il calice che lui ha bevuto per dare a noi la dolcezza della sua misericordia." Gli chiedo come mai sia qui e mi spiega che nel 2009 ha avuto una conversione "a Medju, perché tutto questo l'ha pensato la Madonna perché potessi incontrare suo figlio." Da lì in poi è andato a tutti i pellegrinaggi e, insieme alla sua socia, ne organizza altri in cui lui stesso cura la parte di intrattenimento musicale sull'autobus.

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Approfittando della pausa gentilmente concessa ai fedeli dall'autoritaria organizzazione incontro un gruppo di signore vestite da scout che mi raccontano che hanno una divisa per non perdersi e che la loro comunità organizza molto spesso pellegrinaggi da Vigevano, Mortara e Novara.

Sono andate due volte a Medjugorje. "È bello, c'è tanto da pregare, c'è da andare a visitare la Madonnina, poi c'è Gesù Cristo, quello a cui piange il ginocchio." "In che senso gli piange il ginocchio?" "Eh ogni tanto gli scende una lacrimuccia, infatti vedi che ha un ginocchio molto consumato perché vanno tutti i pellegrini ad accarezzarlo." Mi raccontano che sono andate "a casa della Mary, c'era proprio lei, ha detto la messa."

Mentre chiediamo informazioni sui libri dei veggenti un'altra signora, responsabile di uno degli stand di gadget, ci intrattiene sostenendo che il mondo abbia bisogno della Madonna, perché "vedi che nessuno più crede in Dio? Ci vuole portare suo figlio. Io sono dieci anni che frequento Mir i Dobro, portano tanta roba in Bosnia, assistono i disabili e i bambini. Mica è solo questo. Però questo incontro costa un casino… Questo qui [il padiglione] costa 140.000 euro, per quattro giorni." "E come avete fatto a sostenere questo incontro?" "Be', con le donazioni; non si doveva fare, ma all'ultimo è arrivata una grande offerta, l'anno prossimo chissà se ci sarà."

Dato che siamo qui per portare la pace (Mir) e il bene (Dobro) abbandoniamo la signora della bancarella nel momento in cui inizia una parentesi di discorso del tipo "oggi ci sono gli aborti, si stava meglio nel 1922." Ci avviamo nuovamente verso la zona fumatori e incontriamo Laura, una volontaria ventisettenne di Mir i Dobro (in realtà è la prima volta che lo fa anche se frequenta l'associazione da qualche anno, dato che il suo ragazzo ne fa parte).

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Laura mi racconta che lei e il suo ragazzo sono pellegrini stabili di Assisi, hanno anche fatto il cammino di Francesco in bici e hanno già fatto anche un pellegrinaggio a Medjugorje, ma erano soli, non con un gruppo organizzato, perciò intende rifarlo insieme ad altra gente. Le chiedo se ha mai visto i veggenti; dice di averli incontrati qualche volta, sempre tramite eventi organizzati da Mir i Dobro. Mi spiega che il suo ragazzo è più ferrato sulle comunicazioni dei veggenti con la Madonna: una sola ha comunicazioni quotidiane, un altro il giorno di Natale, un altro ancora il giorno del suo compleanno e il 2 di ogni mese. Non è sicurissima, in ogni caso.

Le chiedo che ne pensa del fatto che il culto della Madonna di Medjugorje, dei veggenti e dei sacerdoti ad esso collegato sia al limite dell'eresia, dato che ancora non è stato riconosciuto dalla Chiesa e dato che a Padre Jozo, primo sostenitore dei veggenti, è una figura piuttosto controversa (anche se evito la storia degli abusi). Lei mi risponde tranquillamente che è normale che la Chiesa aspetti che finiscano le apparizioni, e che Papa Wojtyla diceva sempre che se non fosse stato Papa sarebbe stato tutti i giorni a confessare a Medjugorje. Questo Papa le piace tantissimo a prescindere, però ci sta andando con i piedi di piombo e non può esprimersi.

A questo punto le domando come andrà a finire, secondo lei, e mi risponde "Be', è una cosa che va avanti da 20 anni… Non è possibile che uno si inventi sempre la stessa storia, sempre uguale, tutti i giorni, per 20 anni…" "Infatti—le rispondo—a che pro?" "Eh… cosa ci guadagni?"

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Guardando gli stand uno potrebbe avere in mente altre risposte.

Mi sento un po' farlocca, parlando da atea, a giudicare un culto, un raduno o una presa di coscienza religiosa più vera e sentita di un'altra, quindi per tutto il tempo in cui sono stata al raduno, e anche ora, ho preferito sospendere il giudizio—non tanto sulle apparizioni o meno della Madonna e sul suo rapporto con i veggenti, cosa che non riesco costituzionalmente a digerire, quanto sulla liceità di radunare un gran numero di fedeli a un culto che ha quasi il sapore della setta.

D'altronde, il libero arbitrio esiste per questo e nessuno ha obbligato i presenti ad acquistare l'acqua benedetta, l'affissione del proprio nome sotto la bacheca del manto di Maria, la Fedelina™ o la Fedelina Junior™, le caramelline del Papa, i libri dei veggenti o a prenotare il proprio viaggio organizzato. Spero che il prossimo anno, quantomeno, ci sia più varietà di merchandising e soprattutto che invitino come special guest qualche VIP tipo Paolo che stavolta ha peccato di assenteismo.

Ora vado, che la Pace sia con voi.

Segui Virginia su Twitter: @virginia_W_