
Negli anni Novanta—un'era definita da attori come Keanu Reeves e David Schwimmer, che indossavano dolcevita arancioni e usavano la schiuma per capelli—un attore stava portando avanti la tradizione meglio di chiunque altro: Michael Madsen, la star de Le Iene, Donnie Brasco e Free Willy.Anche all'apice, Madsen non ha mai fatto grandi film, ma la sua prova come Mr Blonde in Le Iene ha rovinato così tanti appuntamenti da trasformarlo in uno degli attori simbolo della sua epoca. Alto un metro e 87 e con la stazza di un lottatore anni Quaranta, si adattava perfettamente ai bastardi terrificanti e pieni di fascino che interpretava. Bello, ma non nel senso dei testimonial, sembrava sempre uscito dalla cella di custodia di una prigione dimenticata, ancora sbronzo e con gli stessi stivali che aveva ai piedi al momento dell'arresto. Se Tom Hanks è l'attore che ha catturato il senso morale dell'americano ordinario, Madsen ha personificato la follia che incontri sugli ultimi sedili di un autobus della Greyhound, nei diner a notte fonda, negli scritti di Raymond Chandler e le canzoni di Warren Zevon.
Madsen nel suo momento più celebre.Dopo Le Iene, Madsen è diventato un punto di riferimento. L'uomo a cui rivolgerti se eri un regista e cercavi poliziotti corrotti, motociclisti, fidanzati fannulloni o cowboy annoiati. La sua carriera stava seguendo la stessa traiettoria di tanti attori che l'avevano preceduto; sarebbe potuto diventare uno dei grandi.
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