FYI.

This story is over 5 years old.

Stuff

Alcuni professori raccontano le scuse più assurde inventate dai loro studenti

Quando ci sono dei progetti da consegnare, quando la frequenza obbligatoria si mette di mezzo, quando non si sa cosa rispondere all'esame: in quei casi, una buona scusa assurda è tutto quello di cui abbiamo bisogno.

Illustrazioni di Dan Evans.

Quando "viversela" è più importante di studiare, gli studenti si inventeranno qualunque cosa pur di non prendersi la colpa per aver rimandato lo studio all'ultimo minuto. Purtroppo, dire che tua nonna è morta per giustificare l'impreparazione a un esame non è affatto plausibile come pensate—perché il vostro professore ha già sentito quella storia mille volte.

Volevo sentire le scuse più assurde che i professori universitari hanno sentito da parte di studenti che dovevano consegnare progetti, non si presentavano a lezioni con frequenza obbligatoria o arrivavano totalmente impreparati. Scuse a cui hanno finto di credere. (Ho cercato di intervistare tante donne quanti uomini, ma le insegnanti donne sono probabilmente molto più occupate della loro controparte maschile, perché nessuna aveva il tempo di rispondermi.)

Pubblicità

AGGRESSIONE D'API

Myles Russell-Cook, Swinburne University

Era il mio primo anno di insegnamento, e una studentessa doveva consegnare il progetto finale per il corso sui metodi di ricerca. Tutti i suoi compagni si sono presentati, tranne lei. Mi ha mandato, dopo, una mail che diceva, "Mi dispiace non essere venuta alla presentazione, non ce l'ho fatta perché casa mia era circondata da un enorme sciame d'api, e non potevo uscire." Le ho risposto, "manda una foto o non ci credo!" Ma ovviamente lei non aveva foto, dato che non era mai successo. Era il progetto conclusivo, avrebbe deciso della sua bocciatura o meno, ed è per questo che la scusa mi ha fatto davvero ridere. Alla fine gliel'ho fatta passare liscia e le ho detto che poteva presentare il progetto la settimana dopo—in teoria nessuno poteva farlo, ma la scusa che si era inventata mi aveva fatto ridere.

Non ho problemi con le scuse. Sono il primo a dire ai miei studenti, a inizio semestre, che se sanno che saranno in ritardo, devono solo inventarsi una scusa. Se hanno una scusa, io potrò dar loro più tempo. Se non hanno una scusa, non posso farci niente.

Non ricordo se questa ragazza ha preso un buon voto nel progetto, ma ricordo che non ne prendeva mai. Non era una brava studentessa, ma almeno era creativa.

LA TRUFFA DELL'AUTOBUS

Richard Burton, City University, Londra

Qualche tempo fa una studentessa ha chiesto a un'amica di giustificare la sua assenza. Insomma, non si era presentata a lezione (la frequenza era obbligatoria) e la sua amica è venuta da me dicendomi che le dispiaceva molto, ma aveva preso l'autobus sbagliato. Era un po' confusa, quel giorno, non stava tanto bene, ed è salita sul bus sbagliato. Ho risposto, "Ah, buffo, ero anche io sull'autobus sbagliato—quello che mi ha portato proprio qui fuori." La studentessa che era sull'autobus sbagliato non si era resa conto che eravamo stati seduti fianco a fianco per tutto il viaggio. Quando si è presentata la settimana successiva le ho fatto una piazzata, le stava bene.

Pubblicità

LA SIRINGA DEL MISTERO

Richard Burton, City University, Londra

C'è anche stato un ragazzo che mi ha detto di essersi svegliato un paio d'ore prima della lezione nel mezzo di una strada con una siringa accanto. Ha detto che non sapeva cosa fosse o cosa successo, ma doveva fare delle analisi. Quella volta non sapevo proprio cosa dire.

OVERDOSE DA RED BULL

Edmundo Bracho, University of Westminster

Uno studente una volta mi ha detto che non poteva consegnare il progetto finale perché era andato in overdose da Red Bull mentre ci lavorava nel weekend. Gli ho chiesto se l'avessero portato in ospedale e lui mi ha risposto, "be', sa, mi sentivo come se avessi un infarto, avevo bevuto troppa Red Bull e ho collassato." Gli ho chiesto di fornire una prova a sostegno di quello che aveva detto, o anche solo un testimone che l'avesse visto giacere per terra in preda a un attacco di panico, ma ovviamente non ne aveva.

Tre giorno dopo stavo andando in biblioteca a piedi e ho sentito alcuni suoi amici parlare del fatto che fosse un organizzatore di rave, perciò ovviamente era rimasto fuori a fare festa tutto il weekend. Alla fine ha dovuto rifare il progetto. Cerco sempre di aiutare gli studenti, anche se sono dei bugiardi patologici. Quel progetto era molto importante, valeva per il 60 o 70 percento della valutazione del modulo. Ma se consegni in ritardo vieni penalizzato. Se fosse davvero andato in overdose da Red Bull e fosse stato portato in ospedale, o se qualcuno avesse potuto testimoniare, sarebbe stato diverso, ma lo sapevo che mentiva; lo vedevo nei suoi occhi mentre parlavamo che era ancora sotto gli effetti di quello che si era preso nel weekend.

Segui la nuova pagina Facebook di VICE Italia: