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Macro

Tutta la roba che collezionavamo da piccoli vale davvero qualcosa?

Le carte Pokémon e i Pog sono rimasti per anni nei cassetti della vostra camera, conservati anche nella speranza di poterli rivendere. Ma valgono davvero qualcosa? Abbiamo cercato una risposta.

Illustrazione di Wren McDonald.

Questo post fa parte di Macro, la nostra serie su economia, lavoro e finanza personale in collaborazione con Hello bank!

Dato che sono la loro unica figlia, i miei genitori hanno lasciato intatta la mia vecchia cameretta. Le prove della mia adolescenza sono ancora lì: una collezione completa di figurine di baseball ancora sotto il letto, le carte dei Pokémon che scambiavo ogni sabato in fumetteria tuttora perfettamente sistemate negli appositi raccoglitori sugli scaffali. In soffitta ci sono ceste di peluche Beanie Babies e di Lego. Le pareti sono tappezzate dei poster dei film che a 13 anni ritenevo dei capolavori, come The Ring e Forrest Gump. A quell'età ho anche creato il mio primo account PayPal per comprare una foto autografata di Friends, perché pensavo fosse un ottimo investimento.

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Quando mi sono trasferita ho portato con me la mia abitudine all'accumulo, e ogni volta che torno a casa dei miei mi porto via borsoni di cose inutili. Prendo i vestiti che non metto più per venderli ai negozi vintage, cibi che solo mia madre potrebbe comprare da sgranocchiare in viaggio etc. Ho già fatto una lista dei libri della vecchia libreria che voglio portarmi a New York. Sono una che non butta via niente e colleziona oggetti inutili. Di solito rivendo solo i vestiti e i libri, ma poi mi è venuta un'idea: e se i giocattoli della mia infanzia potessero fruttarmi un bel po' di soldi?

Perciò, ho cercato di capire quanto può valere la mia roba. È venuto fuori che vale qualcosa, che è già un successo.

I POG

I gettoni Pog traggono le loro origini nelle Hawaii durante la grande Depressione, quando i bambini non avevano nulla con cui giocare a parte i tappi dei succhi di frutta. Negli anni Novanta una maestra elementare, Blossom Galbiso, mostrò ai suoi alunni il vecchio passatempo: tutti iniziarono a impazzire e a incollarci di tutto, dai personaggi dei fumetti ai politici. Improvvisamente, i Pog erano ovunque—in una puntata de I Simpson, Milhouse vende l'anima di Bart in cambio di un Pog—e, altrettanto improvvisamente, passarono di moda.

Oggi sembrano non interessare a nessuno. Non riuscivo a trovare una singola persona in internet che si dichiarasse un appassionato o un collezionista di Pog. L'unico che ho trovato è stato un pazzo che, su Etsy, ha cercato di rifilarmi un set di Pog a 10.000 dollari, ma non ha risposto alla mia domanda altamente giornalistica (un messaggio che chiedeva "perché?").

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Alla ricerca di qualcuno che potesse dirmi quanto valgono oggi i Pog, ho chiamato Lori Verdergame di Auction King, un programma tv sulle aste.

Mi ha spiegato che il mercato del collezionismo è vivo e vegeto, e che alcune delle cose che ho contemplato di buttare possono fruttarmi dei soldi, che posso spendere per comprarmi del cibo e pagarmi l'affitto. Fantastico!

Ma le belle notizie vengono sempre con quelle brutte. I Pog sono la collezione che vale meno sulla faccia della Terra, anzi non sa nemmeno se valgono come collezione—avere un mucchio di Pog è poco meglio che possedere dei cartoni vuoti.

Semplicemente, ci sono troppi Pog uguali fra loro perché valgano qualcosa. Su eBay un set di 100 Pog vale meno di dieci dollari. E se volessi collezionare solo Pog rari, mi ha spiegato Verdergame, ci metterei un sacco di tempo a trovarli e probabilmente nessuno li ricomprerebbe.

Ma esiste almeno un singolo pezzo che potrebbe valere qualcosa nella mia collezione? Ci sono pezzi che valgono più di altri?

"Di quali parli esattamente?" replica Verdergame. "Esistono fantastiliardi di Pog."

Mi ha letteralmente suggerito di bucarli per farci delle collane. Se questa è un'idea che vale un un milione di dollari su Etsy e me la rubate, vi troverò e verrò a chiedervi il conto.

BEANIE BABIES

Se i Pog sono una tendenza che si è materializzata dal nulla, i Beanie Babies sono il prodotto di una sola mente geniale: Ty Warner. Negli anni Novanta, il giocattolaio solitario è riuscito a convincere un sacco di persone che comuni animali di peluche fossero un buon investimento. Grazie alla "natura collezionabile" e a un marketing intelligente, i Beanie Babies a un certo punto fatturavano un miliardo di dollari all'anno, e Zac Bissonette, autore del libro The Great Beanie Baby Bubble, ha stimato che il 70 percento degli acquisti fossero fatti da persone convinte che il valore di questi animaletti sarebbe cresciuto col tempo.

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Sfortunatamente però, una rapida occhiata a eBay suggerisce che Quackers l'Anatra non finanzierà la pensione anticipata di nessuno; la maggior parte dei Beanie Babies vanno a circa cinque dollari l'uno. Scavando un po' più in profondità però ho scoperto che ci sono persone disposte a sborsare 2.000 dollari per Diana.

Verderame, valutatrice professionista con un dottorato di ricerca in Storia dell'arte, non si è stupita quando le ho detto che le persone sono ancora disposte a pagare bei soldi per i Beanie Babies.

Per esempio, mi ha detto che se hai dei Beanie Babies della prima o anche della seconda generazione con l'etichetta ancora su, puoi venderli a un prezzo tra i 200 e i 2000 dollari. Nel 2013 alcuni classicissimi orsi con il cuore applicato sul petto sono stati venduti a 10.000 dollari—che, giusto per ricordarcelo, è il prezzo di una macchina.

A dire il vero, qualche mattacchione su Etsy sta cercando di vendere lo stesso orso a più di 25.000 dollari, che è il prezzo di un'auto bella. Ma non vuol dire che l'orso valga effettivamente così tanto, mi ha ricordato Verdergame.

Qualcuno aveva provato addirittura a vendere la prima edizione di Princess Di a 90.000 dollari. Mi ha detto Verdergame che è un valore truffaldino, perché nessuno ha mai pagato così tanto per un orsetto simile. È semplicemente la cifra a cui qualcuno aveva provato a venderlo. Gli oggetti da collezione, alla fine, valgono quanto qualcun altro è disposto a pagarli. Perciò sì, esistono Beanie Babies del valore di una macchina, ma per fortuna non ce n'è uno che abbia il prezzo di una casa. Che non è male.

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Verdergame mi ha detto che uno dei motivi per cui così tante persone hanno i Beanie Babies è perché costavano poco. Il che lascerebbe intendere che le persone hanno un legame affettivo con questi peluche, e che fra 30 o 40 anni molti potrebbero essere disposti a comprarne per nostalgia.

"Alcuni Beanie Babies valgono abbastanza," mi ha detto Verdergame. E ha aggiunto, "Se li hai buttati via, hai buttato dei soldi. Chi, come te e i tuoi genitori, non l'hanno fatto, probabilmente potranno guadagnarci."

CARTE DEI POKEMON

Il mio tempo passato a collezionare milioni di carte dei Pokèmon è stato sprecato con profitto? Ricordo che valevano molto quando ero alle elementari—in effetti ho un chiaro ricordo di aver venduto una carta giapponese olografica a 200 dollari a un altro bambino. (Era il figlio di un giocatore di golf professionista, il che spiega perché avesse tutti quei soldi—anche se ripensandoci è una quantità di soldi fuori di testa per un ragazzino. Spero che poi non abbia avuto dei problemi di droga o simili.)

Per sapere il valore attuale delle mie carte ho chiamato Kristopher Bucher, che gestisce un canale YouTube dedicato alle carte da gioco collezionabili. Mi ha spiegato che le Magic e le carte di Yu-Gi-Oh sono più quotate, ma che i Pokémon sono tornati in auge intorno al 2011, e che il Campionato mondiale di carte Pokémon è più frequentato che mai.

Quindi le mie vecchie carte impolverate potrebbero valere qualcosa?

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Le carte giapponesi sono un po' più preziose, mi ha spiegato Bucher, perché sono di una qualità superiore e meglio rifinite. Ma solo un po'. Come immaginavo, le uniche carte Pokémon che valgono davvero qualcosa sono quelle estremamente difficili da trovare e prodotte in quantità limitate.

"La carta più preziosa che mi viene in mente è una carta di Pikachu stampata per errore nel set Jungle." Doveva essere una carta promo ma per errore è finita nel set. Vale circa 1.000 dollari.

A questo punto ho perso le speranze. Ho una serie normale completa, e forse anche un mazzo Fossil completo, ma non ho mai collezionato carte prodotte per errore.

"Le carte di maggior valore sono le prime edizioni dal set base originale, quello senza ombreggiature, soprattutto Charizard," continua Bucher. "Possono arrivare a valere tra i 500 e i 1.000 dollari."

Mi stavo scocciando: ho solo un Charizard normalissimo. Ogni volta che l'esperto di carte Pokémon elencava carte che non possedevo cercavo di fare mente locale per capire se avevo una carta di qualche valore. Mi è sovvenuta la scena di me che scambio carte con un ragazzino in un negozio di fumetti, ho le carte in mano, ne ho una giapponese. Cos'era? Vedo con chiarezza la copertina verde del mio raccoglitore di carte Pokémon, ma cosa c'è dentro?

Prime edizioni di Blastoise e Venusaur. Carte che Bucher mi ha detto valgono tra i 100 e i 200 dollari.

"Penso che in generale il valore delle carte continuerà a crescere, e direi che una carta che ora vale 1.000 dollari tra dieci ne varrà tra i 1.200 e i 1.500," mi ha spiegato.

Ma io non ho bisogno di aspettare. Ho due carte che mi possono fruttare fino a 400 dollari, basta e avanza. Qualcuno le vuole?