Rodolfo Graziani, "il macellaio del Fezzan." Immagine
In realtà, sulla stampa internazionale non si trovano conferme dell'autenticità del messaggio ma si parla di un video—attribuito all'ISIS—contenente generiche "minacce all'Italia" e confezionato mettendo insieme degli spezzoni de Il leone del deserto, un film sull'invasione italiana della Libia finanziato da Gheddafi.In ogni caso, il riferimento ai nomi di al-Mukhtar e Graziani è piuttosto interessante, perché si tratta di due protagonisti del colonialismo fascista in Libia: Omar al-Mukhtar, comandante della resistenza libica in Cirenaica impiccato nel 1931, e Rodolfo Graziani il generale fascista che guidò le operazioni militari in Libia ed Etiopia nonché uno dei peggiori criminali di guerra della storia d'Italia.All'opinione pubblica italiana questi due nomi oggi non dicono granché, e anche i giornali che hanno riportato il nome di Graziani hanno minimizzato e parlato semplicemente di un riferimento a un "generale che ricoprì diversi incarichi di comando in epoca fascista e durante le guerre coloniali italiane." Ma il fatto che a citare Graziani sarebbe stato un leader jihadista è piuttosto interessante, perché dimostra—proprio quando la possibilità di un nuovo intervento militare italiano in Libia sembra farsi sempre più concreta—che i crimini del nostro colonialismo sono ancora molto vividi nella memoria storica di chi ne è stato vittima, pur essendo stati sistematicamente rimossi dalla coscienza collettiva del nostro paese.
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L'impiccagione di al-Mukhtar, capo dei ribelli della Cirenaica, nel 1931. Immagine
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Internati nel campo di concentramento italiano di Al-Magroon. Immagine
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