Sulla pratica di mollare fidanzati e amici online
Illustrazione di Elia De Souza.

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Sulla pratica di mollare fidanzati e amici online

Lasciare una persona bloccandola sui social e su WhatsApp può sembrare vigliacco, e da un certo punto di vista lo è. Ma il fatto di poter eliminare una persona con un click dovrebbe farci riflettere sulla vera natura della nostre relazioni.

"Mi fai schifo."

"Cerchiamo di vederci."

"Mi dispiace."

Sono le ultime parole che mi hanno scritto tre persone che pensavo sarebbero rimaste per sempre nella mia vita, e che invece non ne fanno più parte dopo che ho scelto di eliminarle dai social network.

Il ghosting—chiudere una relazione con qualcuno semplicemente ignorandone i tentativi di comunicazione, o bloccandolo sugli svariati mezzi a nostra disposizione—ha una brutta reputazione. Giustamente, aggiungo. Ma io ho deciso di farlo lo stesso, con il mio ragazzo e due amiche carissime.

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Prima che inizi a raccontare è giusto che dica che so cosa significa quando le persone scompaiono. Sono uscita con molti ragazzi che sparivano dopo qualche settimana. È una mossa crudele e codarda, e quando è stato il mio turno non ho preso la decisione alla leggera. Ma dopo che mio padre è morto di cancro, mi sono resa conto che alcune delle mie relazioni più strette erano morte ormai da tempo.

Emily e Kate sono state due delle mie migliori amiche tra i 12 e i 22 anni. La nostra amicizia si basava più sulle esperienze che condividevamo che sulla sostanza: sui festival, sui casini e sulle bugie che raccontavamo ai nostri genitori. Siamo state molto unite perché tutte cercavamo di trasformare pessime decisioni in situazioni che valeva la pena vivere, ma a parte questo spesso un messaggio ci salvava in corner dal dimenticarci l'una dell'altra. Da piccole ci saremo bloccate tre o quattro volte su MSN o MySpace. Ma allora era tutto più facile—il giorno dopo a scuola facevamo pace e ci riaggiungevamo appena tornate a casa.

A vent'anni comunicavamo così spesso online che in pratica non eravamo più in grado di relazionarci nella vita reale, né di fare qualcosa quando le altre avevano bisogno. Quando mio padre è morto, non le vedevo da settimane. Nessuna delle due mi ha scritto, e la cosa mi ha fatto arrabbiare. Mi sono accorta che la nostra amicizia non esisteva più.

Non volevo dover fornire spiegazioni, dato che loro se ne erano sbattute di chiamarmi anche in una situazione del genere. Secondo uno studio condotto di recente, il 53 percento degli under-30 chiude una storia per vie digitali, contro il 27 percento dei nati dopo il 1975. A me sembrava che fosse il metodo più appropriato per porre fine a due amicizie che si limitavano ormai a qualche like insipido su Facebook e ai cuoricini su WhatsApp.

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Quando le ho cancellate da Facebook e ho smesso di seguirle su Twitter e Instagram, sapevo che era definitivo, anche se sbloccare qualcuno è facile. Il lavoro e gli spostamenti da parte loro e la rabbia e l'amarezza da parte mia mi davano la certezza che non ci saremmo più incontrate nei locali o al parco. Quando schiacci "blocca" da adulto—anche se è un atto infantile—stai ponendo fine a un'amicizia che non hai tempo di riaggiustare nella realtà. La vita continua, ed è quello che è successo a me. Ma mentirei se non dicessi che mi aspettavo una telefonata o che venissero a cercarmi di persona.

Sparire non mi ha fatto sentire più leggera o sicura delle mie scelte. Sono rimasta bloccata in una specie di limbo digitale. Le conosco, quindi sono certa che mi spiano online come io faccio con loro, ma l'unico modo per sistemare le cose è incontrarci dal vivo, perché nessuna vuole essere la prima a rimandare la richiesta di amicizia. È triste pensare che dopo tanti anni nessuna di noi pensi che valga la pena di parlarsi faccia a faccia, ma sono ancora incazzata nera perché quando avevo bisogno di loro, loro non c'erano.

Ho fatto quasi lo stesso con il mio ex ragazzo. Ci eravamo conosciuti online mentre cercavo di sfuggire alla malattia di mio padre viaggiando. A ripensarci, c'erano tutte le basi perché in quel momento fosse una persona sbagliata a entrare nella mia vita. Dopo otto mesi ho tagliato i ponti, l'ho bloccato su Facebook, WhatsApp, Gmail e Flickr e ho anche cambiato le password quando mi sono resa conto che da mesi entrava nei miei account. L'ho eliminato nello stesso modo in cui l'avevo fatto entrare nella mia vita, con un click.

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È stato facile perché la gran parte della nostra relazione si svolgeva online. Vivevamo in posti con fusi orari diversi, a migliaia di chilometri di distanza. Diversamente che con le mie amiche, non avevamo amici in comune e non c'era il pericolo di incontrarci per caso. Ancora, questo non ha fatto che confermare quanto debole fosse la nostra relazione. Se anche solo riesci a pensare di eliminare qualcuno, forse non ti interessa poi così tanto.

Se i social network e i messaggi istantanei eliminano le barriere, rendono più immediato lo sviluppo di un'intimità e ci fanno sentire tutti più vicini, d'altra parte impediscono la creazione di un vero attaccamento emotivo. Il fatto che tu possa semplicemente sparire non fa che sottolineare quanto siano superficiali oggi le relazioni che millantiamo di avere quando stiamo tutto il giorno connessi. Possiamo cambiare le persone importanti della nostra vita come foto del profilo, soprattutto quando sono lontane e quindi non dobbiamo farci i conti nella realtà.

In questo modo ho posto fine a relazioni ormai vuote, ma sparire dovrebbe sempre essere l'ultimissima opzione. Non ha fatto che accrescere in me quelle sensazioni di rabbia e dolore. Se c'è una cosa che ho imparato l'anno scorso, è che nulla dura per sempre. Le persone più care possono venire a mancare, e la rabbia, la malattia e la morte possono mettersi in mezzo in qualunque momento. Oggi, per me, la cosa più importante è circondarmi di relazioni vere, nella vita vera.

I nomi sono stati cambiati. @georginalawton

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