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Piutost che nient l'è mei piutost

L'articolo che illumina l'oscura regolamentazione della vita notturna milanese. O anche, l'unico articolo in cui hanno tutti ragione o perlomeno non hanno ancora torto.

Sembra che a Milano ci sia una grossa cospirazione tesa a impedire alle persone di divertirsi: chiudono locali e quando non li chiudono li vincolano, mentre tutti i milanesi puntano a Berlino e dicono "Ah Berlino! A Berlino tutto è più bello e tutti si divertono sempre, anche per cinque giorni consecutivi." Dopo esserci rese conto che non siamo a Berlino, abbiamo pensato di andare a ricercare il perché non lo siamo. Ecco quindi un articolo in cui noi due, Elena e Virginia, giovani (più o meno) residenti a Milano mettiamo in atto un'inchiesta riguardante le limitazioni oggettive della vita notturna milanese.

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Oltre ai nostri dubbi di partenza, man mano che andavamo a fondo della questione intervistando persone connesse alla problematica vita notturna milanese, il quadro era sempre più confuso. Per questo abbiamo dovuto riscrivere l'introduzione del pezzo almeno quattro volte, dato che ogni volta che intervistavamo qualcuno ci sembrava che avesse ragione e non riuscivamo a litigarci. Pertanto questo articolo dovrebbe chiamarsi "l'unico articolo in cui hanno tutti ragione anche se noi ci abbiamo provato". Che palle quando ti trovi davanti persone ragionevoli e risposte ragionate. Alla fine la nostra ricerca della verità, forse per colpa delle sottoscritte, è stata un qualcosa tra Monty Python e kafkiano. Però dovete leggere l'articolo per intero, perché altrimenti non capite nulla più di noi, e se non volete capire nulla e avere ragione solo voi guardate la fotodiscarica o litigate in fondo agli articoli sulla sperimentazione animale.

Ecco come si presentava la nostra prima intro:

Vi ricordate l'articolo in cui il nostro collega Francesco Birsa Alessandri ragliava per l'ennesima volta contro la vostra amata città, riguardo alle ultime disposizioni del comune (che stavano scritte su Repubblica, mica se le era inventate) per cui Milano rischia di passare questo giovane nuovo millennio nel prepensionamento? Per una volta siamo d'accordo con lui, ma abbiamo pensato che anziché lamentarci con il lettore, avremmo preferito lamentarci direttamente sulla faccia dei consiglieri comunali.

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Settimana scorsa abbiamo solcato l'urbe con l'intenzione di trovare risposte, ma allora non sapevamo che ci stavamo cacciando in una situazione fatta di corridoi ascensori forze armate e Viale delle Forze Armate.

La proposta di chiudere la musica dei locali molto presto parte dall'assessorato al commercio. Questo ci fa stupire di quanto il cervello umano possa essere entità complessa, rigettando il normale impeto alla sopravvivenza che porterebbe un commerciante ad anelare a un libero mercato e soprattutto a un mercato quasi perpetuo. Invece. L'assessore al commercio sostiene che il fornaio non possa svolgere le sue profumate mansioni con la tranquillità d'animo che si addice a un fornaio se la sera prima o la notte prima nella zona del suo esercizio hanno circolato esseri umani. Ci siamo dunque chieste, è la nostra scarsa familiarità con il funzionamento dell'economia che ci porta a ritenere assurdi questi ragionamenti? Sappiamo talmente poco della vita di quel fornaio da ritenere che invece stia solo spaccando i coglioni?

Per sedare questi dubbi ci siamo quindi recate nella zona degli stessi Navigli per litigare con alcuni commercianti di alimentari lievitati che di sicuro passano le notte coi forconi a cercare di infilzare i giovani, e abbiamo incontrato Susanna, che gestisce un bar vegano sulla sponda del Naviglio Pavese e ci ha rilasciato le seguenti dichiarazioni.

LA SUSINA, ESERCIZIO ALIMENTARE VEGANO IN VIA LAGRANGE (ZONA 5)

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VICE: Cosa ne pensi delle proposte di chiudere prima i locali perché altrimenti voi lavoratori diurni non potete dormire e lavorare?
Susanna: Non credo che sia utile, non è quello il punto. Il problema sarà quando le terrazze che hanno preparato per l'estate qui sui navigli entreranno a regime, e allora ci saranno schiamazzi e la gente si lamenterà. Ma mettere un orario non serve a niente, mezzanotte, poi, è quasi ridicolo.

E secondo te quale può essere la soluzione, se c'è una soluzione? Non dovrebbe piuttosto essere un'economia basata sulla vita notturna, quella dei navigli?
Be', su questo naviglio ci sono solo locali, non ci sono negozi, vuol dire che tutti i locali chiuderebbero perché non guadagnerebbero abbastanza. Mah, come era prima per me andava bene, magari con un po' più di controllo. Il problema era che la gente quando chiudeva il locale stava lì fuori e faceva casino; questo succederà ancora, però forse pensano che chiudendo a mezzanotte la gente sia meno ubriaca e faccia meno casino, prenda e vada da un'altra parte.

Tu abiti qui vero? E ti dà fastidio la gente?
No, chiudo la finestra. A me personalmente non dà fastidio il rumore, ma posso immaginare che al primo piano dia fastidio. Però lì sta a te, insomma non andare a vivere sopra un locale se ti dà fastidio il vocio. Secondo me non cambierà nulla, più che altro saranno problemi per gli altri commercianti, quelli che hanno i locali. Se la gente vuole stare fuori più a lungo e viene cacciata fuori dal locale, resterà comunque in giro a schiamazzare. Per me doveva restare tutto come prima, magari con qualcuno che passa e dà una controllata.

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Sì, ma anche dentro i locali c’è la proposta di spegnere la musica a mezzanotte, anzi, addirittura prima.
Sì, ma non sono dei ristoranti che la gente mangia e se ne va. Mi sembra un'idea folle.

Qual è il tuo centrifugato preferito? Riesci a pensarci anche se stanotte qualcuno ha schiamazzato sotto la tua finestra?
Finocchio mela zenzero. Volendo puoi mettere anche la menta al posto dello zenzero.

Bene, vedo che riesci comunque a svolgere le tue mansioni lavorative.

Sull'altra sponda del Naviglio sorge uno storico tabaccaio, solitamente aperto fino a tarda ora, i cui infotografabili tabaccai si sono rifiutati di farsi fotografare. Ma dalle risposte che forniscono sembrano in linea con Susanna riguardo all'irrazionalità dei trattamenti che si prefigurano alla loro categoria.

Una volta liberateci dai fan dei prodotti da tabaccheria, ci siamo indirizzate verso THE CORE, il nucleo centrale da cui partono tutte le direttive malefiche: Palazzo Marino. Fa caldo e abbiamo disperato bisogno di qualcuno che sostenga la tesi per cui nel Comune di Milano si sta scatenando tutto questo casino (leggi: vogliamo litigare). Dove vi nascondete, panificatori? Dove ti rintani, Cacciari del Naviglio Grande?

In comune ci hanno sottoposto a Terapie Sperimentali Metodo Kubrick di reinderezzamento del cervello tramite videoproiezioni della seduta del consiglio, dove però parlavano di urbanistica e nulla ce ne poteva fregare al momento, sicché siamo andate a cercare qualcuno che si intendesse di sicurezza o quantomeno di commercio o panificazione. Abbiamo trovato in via Marino il vicepresidente della commissione sicurezza Gabriele Ghezzi (in compianta assenza del nostro big boy Rick De Corato) e gli abbiamo rivolto le vostre domande.

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VICE PRESIDENTE DELLA COMMISSIONE SICUREZZA GABRIELE GHEZZI (TUTTE LE ZONE)

VICE: Il 16 aprile sono decadute le ordinanze vecchie, in che senso si sta muovendo il comune?
Gabriele Ghezzi: Il problema è che noi consiglieri in questo momento siamo in attesa della delibera che la giunta verrà mettere in atto.

Ma all'interno del consigli ci sono opinioni contrastanti o siete tutti sulla stessa linea?
Bisogna quantomeno cercare di essere equilibrati nell'affrontare la situazione: io sono per la liberalizzazione totale, anche se sono uno sbirro penso che bisogna dare uno spazio adeguato ai giovani per le loro attività, che poi siano notturne o diurne quelli sono affari loro. Io credo nel protagonismo del comune—che non può essere circoscritto solo a liberalizzare gli artisti di strada, che di sicuro è stato qualcosa di più. Sono anche per una delocalizzazione della vita notturna; non possiamo pensare che Milano possa offrire solo le colone di San Lorenzo o i Navigli. Bisogna anche dare più scelta ai giovani, soprattutto in base ai costi, perché adesso sopportare i costi della vita notturna è difficile, e poi bisogna rivitalizzare le periferie. Diciamo sempre che bisogna farlo, ma bisogna farlo soprattutto con iniziative che siano ben localizzate. Questo è il nostro obiettivo, poi siamo in attesa che la giunta faccia la delibera.

Ma secondo lei le dichiarazioni degli Assessori al commercio e alla sicurezza non sono del tutto opposte?
Secondo me non hanno ancora ben capito come sia la reale situazione. Qua si scontrano due modi di pensare, quello di cercare di legalizzare e l'opposto. D'altra parte però bisogna cercare di dare spazio anche a quei giovani che finora sono stati ai margini della vita notturna, bisogna allargare la partecipazione.

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Lei è per la liberalizzazione totale degli orari?
Non dico di essere contrario, ma non sono favorevole alla chiusura a una certa ora. Io sono per la libertà, ovviamente una libertà ben governata—non è che si può dire al giovane che alle quattro di notte può stare a fare casino in mezzo alle strade, io sono sempre dell'idea che la mia libertà finisce dove inizia la tua, ma restringerle per me è inaccettabile.

Ma è vero che questa proposta è partita dall'assessorato al commercio? Non è una contraddizione?
Sì, è una contraddizione.

La motivazione sarebbe che il panettiere che si sveglia alle sei non fa bene il proprio lavoro…
Sì, risponde a logiche che secondo me non danno segno di discontinuità dalla precedente amministrazione. Cioè, ditemi se c'è una discontinuità con quello che si diceva sotto De Corato. Io posso garantire il mio impegno affinché queste scelte siano quanto meno mediate e che siano date risposte non soltanto alla cittadinanza ma anche a quella parte della cittadinanza che la notte, per la sua giovane età, vuole divertirsi. È un fenomeno sociale che va governato sicuramente, ma non con i picchetti. Da questo punto di vista sono dell'idea che liberalizzare di più responsabilizzerebbe i giovani. E io sono nelle forze dell'ordine. Democratico, molto democratico, molto volto a sinistra, ma insomma sono delle forze dell'ordine. Per me è assurdo che ci siano dei miei colleghi in assetto "da guerra" a controllare i giovani che si stanno divertendo.
Però un piano organico che affronti la vita notturna non c'è ancora. Poi io non capisco come mai in passato quando si era all'opposizione si criticava De Corato, e ora siamo allo stesso punto.

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Siamo quindi tornate in ufficio per contattare una di quelle persone che si possono contattare solo via telefono in orario d'ufficio.

TUCCI, PROPRIETARIO DI UN LOCALE IN ZONA 4

VICE: Ti spiego il motivo per cui ti sto chiamando, stiamo scrivendo un articolo sulle proposte degli Assessori di nuova regolamentazione delle vita notturna di Milano… E tu tra le persone che conosco sei quello che ha un locale da più tempo, hai l'Atomic dal 2005. 
Tucci: E soprattutto quello che il comune ha fatto chiudere per quattro mesi e mezzo non molto tempo fa.

Mi ricordo. Ma c'era ancora la Moratti vero quando ti hanno fatto chiudere?
Sì, il procedimento era partito sotto Moratti. È successo dopo due mesi che è arrivato Pisapia ma per forza dovevano andare avanti col procedimento per legge, poi devo dire che sono stati molto celeri quelli di Pisapia a ridarmi le licenze.

E come funziona adesso con le licenze?
Ci sono tre tipi di licenza: quella di somministrazione alcolici, che qualsiasi bar deve avere, per averla basta che il gestore del locale abbia la fedina penale pulita. Poi c'è il REC che riguarda principalmente l'igiene. Queste sono le licenze canoniche dei bar. Se vuoi avere il dj, invece, devi avere una licenza che è chiamata "concertini". Per richiederla e devi presentare in comune la relazione dell'impatto acustico che vuol dire che un tecnico valuta quanto impatto sonoro hai sui vicini. Attenzione, però: questa licenza non ti permette di far ballare. Questa è l'assurdità: se non vuoi essere perseguibile dalla legge se un tuo cliente ha un impeto di ballo, ci vuole la licenza di intrattenimento danzante, che può essere richiesta a parte, e può essere sopra o sotto le 100 persone, sopra le 100 va bene dalle 101 alle 3000 persone, con accorgimenti differenti, però comunque sopra le 100 deve uscire una commissione fatta da polizia, vigili del fuoco, ingegneri e bla bla bla, sotto le 100 persone la commissione può decidere di uscire o non uscire, ma comunque è un'ulteriore complicazione. Per richiedere questa licenza devi essere più tarato a livello di sicurezza: devi avere un certo tipo di spazio, un certo tipo di estintori etc. etc.

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Però non si sa quale è il limite tra uno che ondeggia e uno che sta ballando. 
Infatti nel caso te la puoi giocare con un buon avvocato e rischi pure di cavartela, però è una bella rottura di palle.

Ma perché ti hanno chiuso?
Perché avevo un vicino che si lamentava, e dai controlli risultava che ero fuori di 0,3 decibel, che è più o meno il rumore prodotto da una biblioteca.  Poi non è che mi han fatto chiudere, mi hanno limitato l'uso della musica dopo le 10 di sera perché non possono farti chiudere. Ma io ho chiuso perché cosa stavo aperto a fare? Per me è un costo, la gente arriva dopo le 10 e non puoi mettere musica. Le 10 di sera è orario notturno per il comune di Milano, per me è l'inizio della giornata lavorativa.

Come funziona la denuncia?
Così: tu abiti sopra un locale e non vuoi sentire rumore, vai dai vigili, fai un esposto non anonimo ma pubblico, a tuo nome, e il comune manda una lettera al gestore del locale in cui gli comunica che il signor XY viene disturbato dal rumore del locale. Allora il gestore del locale manda una raccomandata chiedendo di entrare in casa per capire se e quanto la fonte di disturbo è ricollegabile all'attività del locale. E questo giochetto costa 1500 euro, ogni volta—chi ha un locale si deve preparare a farlo, per il quieto vivere. Nel mio caso, non potevo nemmeno accedere a casa di questo signore perché non mi rispondeva alle raccomandate e quindi mi sono rivolto al tribunale affinché mi permettesse di entrare. Dopo lunghe peripezie, sono riuscito a tarare il mio impianto per non disturbarlo.

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Le proposte del consigliere al commercio secondo te hanno un senso?
Secondo me non è una soluzione, perché è vero che ci sono molti gestori di locali non completamente in regola—anche perché ci sono delle norme assurde—però d'altra parte avere i ragazzi nelle strade, paradossalmente, garantisce maggiore sicurezza. Ad esempio nella via del mio locale c'erano solo spacciatori e ladri, adesso la signora che torna dal cinema dopo mezzanotte secondo me è molto più contenta di trovarsi tre pirla fuori dal locale che schiamazzano piuttosto che due loschi figuri sotto casa.

Questo vale anche per i Navigli. 
Ma sì, ma poi dei Navigli non capisco una cosa. Tu ti sei comprato la casa sui Navigli. Ma non ti sei accorto che c'è una fila di locali uno via l'altro? Cioè tu ti compri la casa sui Navigli perché fa figo, perché prima era un quartiere di case popolari, non se lo cagava nessuno, e adesso perché tu col tuo architetto sei andato a ristrutturare casa non vuoi casino? Anche in zona Sempione, stesso discorso: quando ero giovane non ci potevi passare perché c'erano solo tossici o skin, adesso è ripulita, son saliti i prezzi delle case, hanno fatto una serie di cose, e adesso "eh no eh no, adesso mi dà fastidio." E allora ti fa comodo che aprano i locali perché ti ripulisce la strada, poi non ti fa più comodo perché non riesci a dormire? Ti compri i doppi vetri, ciccio, e non rompi i coglioni. È come comprarsi la casa a Malpensa poi lamentarsi che ci sono gli aerei. Eh ma son cazzi tuoi, sei pirla tu. Mi compro la casa a Lambrate poi rompo i coglioni che passano i treni.

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Sono al 100 percento d'accordo con te. 
Piuttosto che puntare sulla punizione del locale, puntiamo sull'educazione del cliente. Dai al gestore il potere che se uno rompe i coglioni nel locale e chiamo la polizia, la polizia arriva, e non che arrivano solo quando rompono le palle i vicini. Diamo delle regole, poche, belle, precise: "tu puoi stare aperto da ora a ora, puoi fare questo e questo" non so a me sembra che usino le leggi come forma di controllo, fanno passare molte cose poi appena esageri allora quelle cose non vanno più bene e devi rifarle, tipo dieci anni fa potevi fare il dj anche senza la concertini, adesso è la prima cosa che controllano. A me sta bene, perché non è giusto vivere nell'illegalità. Ma non è nemmeno giusto che uno si debba sbattere a mille perché la legge cambia in continuazione.

E quindi nel caso passasse la proposta di leggere di chiudere la musica prima di mezzanotte?
Emigro in Svizzera.

Ma soprattutto la proposta è partita dall'assessore al commercio. 
Eh, complimentoni, a me vien da pensare che abiti in Sempione o su Navigli. Ti chiedo di fargli una domanda da parte di uno che ha sette dipendenti: come pensa che chiudendo alle dieci di sera, uno nella legalità possa continuare ad avere un'azienda. La gente esce alle 11. Se vuole vado con lui a Parigi, Londra, Berlino, e gli faccio vedere com'è il quieto vivere. E io che lavoro la notte, se alle otto del mattino c'è un operaio che mi rompe i coglioni col martello pneumatico, cosa faccio, chiamo i vigili che mi ridono in faccia? Però se ci sono tre persone che schiamazzano alle tre del mattino, "Ah, reato, barboni, bastardi". Che poi sono probabilmente i tuoi figli o i tuoi nipoti. Puntiamo sull'educazione di questi poveri fanciulli innocenti e non rompiamo il cazzo a quelli che lavorano. Perché forse l'assessore al commercio coi sui 5.000 euro al mese, forse non si ricorda come è guadagnarsi la pagnotta, perché se a me danno 5.000 euro al mese per me il locale può tenere chiuso quando cazzo vogliono, manco ci vado. Chiedigli davvero come pensa che posso lavorare in queste condizioni.

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Ok, perfetto. 
Ah, ti posso dire un'ultima roba che mi sta a cuore? Prima c'era una roba molto intelligente: se tu hai un locale di 20 anni, e certe cose non le puoi fare per limiti strutturali, dovrebbe valere la vecchia licenza, invece ora se le condizioni per essere in regola cambiano, praticamente sei obbligato a chiudere. Questa cosa mi fa molto incazzare perché, dato che le leggi cambiano ogni sei mesi, non puoi mai sapere se sarai in regola. No, allora le vecchie licenze magari le lasciassero così con gli adeguamenti fattibili. Si limitano solo a vietare.

Già.
Poi ti do un'altra dritta, sia l'uscente del commercio sia Boeri all'epoca hanno sottoscritto con una serie di cittadini un programma per poter risolvere i problemi della cultura e dei locali a Milano, sono passati due anni e nessuno ha ancora detto e fatto niente. Le firme c'erano prima delle elezioni.

Eccoci dunque costrette ad andare da uno dei diretti interessati alla questione: il presidente del consiglio di zona 6 Gabriele Rabaiotti.

GABRIELE RABAIOTTI, PRESIDENTE DEL CONSIGLIO DI ZONA 6 

VICE: Siamo andate dal Consigliere alla Sicurezza Ghezzi, e pensavamo di trovarci davanti un muro, mentre lui ci ha detto di non essere assolutamente d'accordo con la mozione, e ci ha rinviato direttamente a questa zona, quindi vorremmo sapere da lei quali sono esattamente le vostre richieste, proposte. 
Gabriele Rabaiotti: Dunque, non è che sono richieste nostre, io in quanto presidente del Consiglio di Zona faccio parte di un gruppo di lavoro che si chiama DUC, Distretto Urbano del Commercio. Nel DUC abbiamo discusso delle ordinanze per l'estate, per le misure che si potrebbero applicare a questo utilizzo—utilizzo che voi immaginate fa molto piacere ai giovani, e invece crea qualche problema ai residenti, e l'amministrazione ogni tanto è anche chiamata a capire quali sono le voci e trovare un punto di equilibrio. Abbiamo notato una cosa, sui Navigli, grazie all'estensione rispetto a due anni fa dell'isola pedonale e l'ordinanza che ha impedito di occupare ai locali anche lo spazio pubblico a ridosso dell'acqua, e quindi mettere tavolini e sedie verso i fabbricati, liberando più spazio per il passeggio e la disponibilità ai cittadini, abbiamo ottenuto un effetto tra gli altri, per cui lo spazio è di più e quindi la gente tende a distribuirsi e fare meno casino perché si distribuisce su un'area più grande e il rumore è meno impattante. Il problema che resta è che i residenti denunciano, è che coi locali che tengono la musica sparata con le porte aperte fino alle tre di notte nei fatti è come avere sempre un concerto sotto casa, e ad alcuni non fa piacere.

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Quindi avete proposto di chiudere la musica a mezzanotte.
Sì, anche se questa proposta non è ancora stata approvata. Però riguarda solamente la musica diffusa, quella della radio, per intenderci. All'esterno la musica dopo le 22.30 è già impedita, all'interno il termine era alle tre quando i locali chiudono. Dopo le 24 invece, nella nostra proposta, sarebbe possibile fare musica dal vivo, quindi promuovendo le iniziative che i giovani molto spesso hanno ma non trovano spazio. Richiediamo al locale di presentare richiesta per la licenza di concertini, fornendo la documentazione e anche lo studio di impatto acustico, in modo da avere strumenti di controllo. Il locale comunque alle 24 non chiude, la gente può parlare anche magari senza musica che gli picchia in testa e senza dover urlare, se invece si ha una licenza si può andare avanti fino alle tre con la musica dal vivo o un dj set. La proposta non è così dura come qualcuno l'ha disegnata.

Ma a livello di impatto acustico, tra un dj set e uno stereo cosa cambia?
Quello che cambia è che con la licenza concertini io devo per forza portare lo studio dell'impatto acustico, quindi ho dichiarato che il mio locale, nonostante la manifestazione, non creerà disturbo. A quel punto io posso andare e dirgli bello mio, tu hai dichiarato una cosa e invece non è così, come la mettiamo? Invece nella modalità ordinaria non devo chiedere niente a nessuno fino alle tre di notte, né per dj set né per musica diffusa. Perché musica dal vivo, perché a me dopo le 24 interessa quella cosa lì, che i giovani possano trovare ambiti in cui poter suonare, in cui produrre le loro cose, e che il locale sia a norma.

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Questa vostra proposta quindi nasce dalle numerose lamentele portate in consiglio o da una volontà di dare spazio ai giovani? Perché da come è stato comunicato sembrava la prima opzione… 
Io dico come la vedo io, poi a livello di dinamica molto spesso salta fuori la protesta, e siccome, al contrario di quello che può pensare qualche consigliere, la mia non vuole essere una proposta di "spegniamo i Navigli alle 24"—abbiamo fatto una iniziativa a parco Teramo la scorsa estate che andava avanti fino alle due di notte, abbiamo tenuto sui Navigli sempre una misura più ampia che in molte altre zone di Milano, e tutto si può dire tranne che qua dentro si voglia spegnere le luci alle dieci di sera—però c'è un limite, io ho della gente che abita lì dentro e vuole dormire, e già non è facile. Già non andranno a dormire prima dell'una e mezza due di notte, poi metteteci dentro l'AMSA che raccoglie il vetro, avete mai sentito l'AMSA che raccoglie il vetro?

Certo. 
Ecco, lì passa alle cinque di mattina se no resta fuori, e non è bello. È una situazione con una certa tensione. A differenza di altre aree come Ticinese che vede grandi assembramenti di giovani in spazi molto ristretti—e lì il tema è che quegli assembramenti possono essere un disturbo—qui non abbiamo questo problema. Se i commercianti fossero più attenti e chiudessero quelle cazzo di porte, io non dovrei fare questa ordinanza, ma i commercianti fanno quel diavolo che vogliono, e finché vendono birra in bottiglia e tengono la musica a manetta a loro va tutto bene. Ma io perché per l'interesse di dieci devo andare contro alla volontà di altri di dormire, interesse legittimo anche se forzato e già sottoposto a stress, di 4.500 abitanti…

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Quindi nel momento in cui passasse l'ordinanza e ci fosse la regolamentazione dei locali, questi locali che presentano certificazione e tutto potrebbero andare avanti fino alle tre con musica dal vivo. 
Sì, compreso dj set, perché a me ha fatto effetto che voi giovani dite "vado a suonare" anche per il dj set, e ho detto, va bene, allora chiamiamola anche quella musica dal vivo, e mi sono allineato.

Ma gli schiamazzi che comunque ci sarebbero fino alle tre?
Quelli fanno parte del gioco, i locali o si chiudono o si lasciano aperti, a me i Navigli piacciono così come sono, è un pezzo di città vivo; è anche vero che quel tipo di vivacità dobbiamo tenerla a volte un po' in linea. Ripeto, sono quello che ha allargato di più la maglia, ho concesso di più di tutte le altre zone, e tutti vogliono fare come ai Navigli, tenere aperto fino alle tre: non possiamo fare di più perché i commercianti chiedono fino alle quattro o alle cinque, ma noi dobbiamo ascoltare entrambe le parti.

<3

Però, certo che guardando la situazione di Milano rispetto a quella di altre città europee il discorso cambia. 
Assolutamente, ed è per questo che io spingo per un modello europeo, infatti spingo per sfruttare i parchi, e anche per creare una vita notturna più dislocata che intorno a questi quattro metri quadri: servono più quartieri che ospitino la vita notturna, le attività autogestite. Ho provato con parco Teramo che ha 200 abitanti che mi hanno fatto un culo così perché la musica aveva pompato fino alle due di notte, io ricevevo centinaia di mail al giorno finché li ho convocati tutti lì, al tavolo della birra e gli ho detto qual è il problema e cosa possiamo fare, e abbiamo discusso la cosa tutti insieme. La questione è che ogni cosa che succede, la gente salta su e dice "ecco arrivano i giovani, arrivano i barbari." Io sto lavorando molto su di questo, su molte aree io voglio riportare al centro i giovani.

Da come è uscita la notizia sembrava davvero una ghigliottinata alla vita notturna di Milano… Forse c'è stato un problema di comunicazione delle proposte.
Il mio problema oggi è limitare la prepotenza dei commercianti, non dei giovani e non la vita notturna, ci mancherebbe, ma dei commercianti. In questa città, a differenza che nelle altre grandi città europee, la vita notturna è solo legata al consumo. Quando io vado a Berlino, ad Amsterdam, so bene cosa vuol dire, uno può andare a bere la birra, però può andare anche a ballare, a sentire il jazz, e allora ho una vita notturna, non una bevuta notturna. È una questione di spazi e offerta.

Infatti Ghezzi parlava di dislocazione, delocalizzazione, perché effettivamente Milano è tutta concentrata intorno a un punto che è sotto assedio. Perché ci sono zone molto vuote e piene di spazi, come via Quaranta, Ripamonti, e un riuso in una zona di questo genere…
Sarebbe molto interessante, la città tornerebbe a vivere. Noi dovremmo riutilizzare le zone che già abbiamo, dovremmo estendere l'area in cui avviene la "movida". In questo modo ti assicuro che il disturbo sarebbe drasticamente ridotto e inizierebbe un'era di convivenza civile.

C'è sicuramente anche un problema di trasporto pubblico.
Esatto. Fatemi andare la metropolitana fino alle cinque di mattina, almeno evitiamo che ci sia un casino con le macchine, i parcheggi… Questo è il problema di questa città, che non c'è alleanza, non c'è collaborazione.

Ma secondo lei l'assessore al commercio e alla sicurezza da cui poi verranno queste decisioni sono allineati con le sue idee?
Diciamo che potrebbero essere allineati con la proposta, non vi posso dire che la ragione che li spingerà sia uguale a quella che ha spinto me; la mia idea e ragione è che la città abbia spazi per i giovani e che il commerciante non sia l'unico protagonista di questa vita notturna, l'alimentatore, l'ossigeno. Non so se è anche la loro idea.

Quindi nel suo piano sarebbe nell'interesse di un giovane musicista proporsi a un locale. 
Sì, e nell'interesse del locale accogliere queste proposte.

Poi il problema dei Navigli è che è pieno di tabbozzi. 
Come?

Quindi le vostre ordinanze non sono pensate per Porta Venezia, anche se sono giunte alle orecchie un po' di tutti?
No, io le ho pensate esclusivamente per questa zona, per la densità dei locali e perché tutto sommato la gente fuori non fa troppo bordello. L'ho pensata come misura che sia anche un po' un castigo per i commercianti, non per i giovani, non si chiude il locale. Peraltro, ogni tanto sarebbe giusto anche parlare ogni tanto con le persone, non solo stordirsi di musica a manetta per sette ore di fila. Voi parlate meno, la vostra generazione meno della mia e la mia meno di quella precedente. Avete sempre nelle orecchie qualche cosa, e vi dico la verità, la cercate, ci serve anche ogni tanto ascoltare, guardare in faccia una persona, parlarci.

Sì, nella mia utopia, nella mia città ideale questa cosa succederebbe se ci fosse tanto spazio per tante attività diversificate. 
Sì, il tema dello spazio per me è importante, e ci sto provando, tanti sono i punti che stiamo cercando di accendere.

Pur essendo uscite da questa seduta con il signor Rabaiotti tutte rabaiottate e che non capivamo niente, non avevamo ancora trovato qualcuno con cui polemizzare, qualcuno che sostenesse realmente che a Milano i locali devono chiudere alle dieci di sera e deve essere istituito un coprifuoco. Tutti quelli con cui abbiamo parlato nel corso della nostra gita fuori-ufficio erano persone a dire il vero tolleranti, con delle buone idee. Abbiamo provato a prendere appuntamento anche con gli assessori al Commercio e alla Sicurezza, i responsabili, secondo l'articolo di Repubblica.it, di tutto questo casino, che molto stranamente hanno fatto i vaghi e non hanno risposto alle nostre richieste. Ma per qualche giorno che riusciamo ad avere fiducia nel genere umano e nella classe dirigenziale milanese, fiducia che tuteli i nostri interessi e in quanto sbirro e in quanto party-crasher e in quanto Rabaiotti, e viviamoceli bene 'sti brevi momenti in cui sembra che anche il bene abbia la sua armata, e lasciamo che siano loro a litigare per noi, no?

Segui Virginia ed Elena su Twitter: @virginia_w_ e @gabbagabbaheil