Nessuno ha capito se siamo liberi o no dagli OGM
​Immagine: Antoine Gady/Flickr

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Nessuno ha capito se siamo liberi o no dagli OGM

L'europarlamento ha votato un testo di legge che permette ai paesi di opporsi alle coltivazioni transgeniche anche per motivi socio-economici. Cosa significa?

Il vero problema degli OGM è che tutti pensano che siano un problema. Non importa se sei un ambientalista che si batte per l'agricoltura biodinamica o un tecno-entusiasta che ama il trasferimento di geni da batteri a piante: che tu stia al di qua o al di là della barricata, ti fai troppe domande. Dietro a ogni notizia sull'agricoltura biotech ci devono per forza essere multinazionali che annaffiano i campi col sangue dei peones, attivisti mascherati che vogliono la pace nel mondo e contadini pronti a battersi per la giusta causa. No, è tutto molto più grigio e noioso.

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Che tu sia pro o contro, da oggi sentirai dire che è successo qualcosa di grosso in Europa. Dopo che Matteo Renzi ha detto la sua sul semestre italiano di presidenza europea, l'aula di Strasburgo ha cercato di recuperare il ritardo accumulato in scaletta perché c'erano nuove regole sugli OGM da votare. E così, dopo circa quattro anni di discussioni e soste in palude, sono passate alcune modifiche al testo di legge originale del 2001 che norma le coltivazioni biotech.

Secondo le nuove regole, uno stato potrà respingere la coltivazione di un particolare OGM sul proprio territorio non solo per ragioni ambientali, ma anche in base a nuovi motivi socio-economici. La cosa funziona così: oggi esiste un unico OGM che può essere coltivato in Europa, il mais MON 810 di Monsanto resistente agli insetti. Anche se è stato approvato a livello europeo, Austria, Bulgaria, Grecia, Germania, Ungheria, Italia, Lussemburgo e Polonia si sono opposte alla coltivazione invocando la clausola di salvaguardia—una sorta di panic button per bandire le piante che sono ritenute potenzialmente dannose per l'ambiente e la salute umana. Detto questo, la situazione nel nostro paese è abbastanza caotica; la legge europea dice che si può coltivare MON 810, ma il governo la pensa in modo decisamente contrario. Chi si batte per una agricoltura biologica e tradizionale non vuole saperne di aprire le porte alle sementi biotech, mentre dall'altra parte volano accuse di oscurantismo. E vai col mambo. Ora, la nuova modifica al testo europeo sembra dare più poteri agli Stati che vogliono opporsi alle coltivazioni di OGM. Quindi, il PD ha detto che è una "ottima notizia", ma non tutti la pensano così. L'europarlamentare conservatore Julie Girling ha parlato di dettagli inaccettabili: dalla prossima primavera i divieti nazionali si potranno applicare anche a interi gruppi di OGM, facendo di ogni erba un fascio. La sicurezza di ogni singolo prodotto geneticamente modificato è valutata su base scientifica, ma grazie al nuovo testo europeo basterà bloccare una pianta transgenica per poi vietare sementi della stessa specie o con la stessa modifica genetica.

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.@straneuropa la legalizzazione dell'incoerenza è quanto più folle e contraddittorio possibile #ogm #ipocrisia

— Simone Maccaferri (@s_maccaferri) January 13, 2015

Anche Greenpeace pensa che la nuova legge sia lacunosa, ma tanto l'importante è confermare il bando agli OGM in Italia. Chi si batte per Alpi e Adriatico liberi da OGM, come il portavoce M5S al parlamento europeo Marco Zullo, sostiene che il voto all'europarlamento sia stato addirittura una sconfitta. Va tutto male. Di conseguenza, in rete si trovano alcuni tweet crepuscolari come questo.

Regolamento #Ogm ci condanna nelle mani di multinazionali biotech @EleonoraEvi @PediciniM5S @marcoaffronte pic.twitter.com/0pLrNZFjK1

— Marco Zullo (@MarcoZulloEP) January 13, 2015

Eleonora Evi, eletta M5S a Strasburgo, ​ha scritto su Facebook che l'accordo votato dall'europarlamento "lascerà ampio spazio alle multinazionali biotech e consentirà loro di creare una lista dei paesi 'buoni' e di quelli 'cattivi' ovvero quelli che apriranno loro le porte e quelli che imporranno i divieti". L'idea, accarezzata anche da FederBio, è che il voto dell'europarlamento nasconda una manovra segreta per spianare la strada al Transatlantic Trade and Investment Partnership (TTIP), un accordo di libero scambio tra Europa e USA molto contestato.

Insomma, c'è di mezzo il capitalismo. "Perché, secondo voi, quale vantaggio avrebbe una multinazionale biotech a rinunciare a coltivare le proprie sementi OGM in un dato territorio? Nessuna!" scrive la Evi. La verità è che probabilmente le aziende continueranno a fare affari con i prodotti tradizionali, visto che nessuno può obbligare un agricoltore a comprare sementi biotech. D'altra parte, la proponente del nuovo testo di legge Frédérique Ries pensa che sarà sempre più difficile portare in tribunale uno Stato legittimato nel vietare una coltivazione transgenica.

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Tuttavia, secondo Slow Food il problema è un altro. Proibire la coltivazione di piante transgeniche sul territorio di uno stato "non può in alcun modo limitare la circolazione di tale OGM sul territorio del paese autore della proibizione". In definitiva, l'ambizione di chi promuove "un'alimentazione buona, pulita e giusta per tutti" è il potere di ostacolare anche la libera circolazione di materie prime, mangimi e cibi GM già autorizzati in Europa. Meglio essere OGM free fino alla radice.

Qualunque siano le motivazioni socio-economiche con cui gli Stati si opporranno agli OGM, si riveleranno solo una magra consolazione. Friends of the Earth ha detto che per i governi europei sarà sempre più complicato vietare gli OGM sulla base di un aspetto più cruciale, quello dell'impatto ambientale. Per farlo, i governi dovranno presentare delle motivazioni "distinte e complementari alla valutazione del rischio effettuata dall'EFSA," che è l'agenzia europea incaricata di valutare la sicurezza di tutti i prodotti alimentari, compresi quelli biotech.

Il passo successivo per il fronte anti-OGM sarebbe quello di imporre l'etichettatura per i prodotti derivati da materie prime transgeniche. Oggi c'è l'obbligo di dire se un alimento contiene OGM, ma non quello di evidenziare se il latte che beviamo arriva da una mucca alimentata con mangimi a base di farine biotech. I produttori biologici sono certificati su questo fronte, ma lo stesso non vale per i prodotti tradizionali. Tuttavia, anche per il biologico è prevista una soglia di tolleranza dello 0,9 percento per i residui transgenici. Mai una gioia.

Ministro Martina mangi #OGM senza saperlo! Se non lo fai ti estinguerai

— Juhan van Juhan (@_juhan) January 13, 2015

Sembra un paradosso, ma se davvero abbiamo questa smania di sapere a tutti i costi cosa c'è dentro al cibo che mangiamo, dovremmo abbandonare carne, frutta e verdura—bio, transgenica o del contadino—e scegliere, piuttosto, alimenti sintetici come il Soylent. C'è già chi lo sta facendo, e senza essere morto di fame. Provare per credere.

A essere sinceri, in Italia c'è anche qualcuno che sta conducendo una battaglia per coltivare il mais transgenico di Monsanto. Giorgio Fidenato, presidente di Agricoltori Federati, ha appena annunciato di essere pronto per la semina in serra di MON 810, perché il Friuli-Venezia Giulia "non è Ogm free".

Ok, mettiamo da parte tutti i discorsi politici sul transgenico. L'unica vera sconfitta è questa: se aboliremo gli OGM sulla base di motivazioni socio-economiche, il nostro paese rimarrà indietro. Molto indietro. Non avremo più gli strumenti scientifici per capire se le piante che coltiviamo sono davvero più "sicure" e "pulite" di quelle biotech. Una risposta seria ce la meritiamo. Anche se siamo gente noiosa.