Non risponderò quindi alla domanda del "se è possibile", ma vi racconterò come può essere possibile, e soprattutto cosa potrebbe comportare una tecnologia simile.Se non siete molto esperti di singolarità, vi cito le parole di Zoltan Istvan: "il concetto di singolarità tecnologica è roba tosta da capire. Persino gli esperti hanno definizioni diverse." Nulla di più vero. Senza pretesa di rigore, possiamo dire che la singolarità è un concetto preso in prestito dalla fisica e dalla matematica che, per dirla in parole povere, indica un punto in cui una qualche grandezza diverge (aka tende all'infinito)—come ad esempio il campo gravitazionale all'interno di un buco nero.La sfida del mind uploading è quella di creare una copia perfetta del cervello e caricarla su un supporto non-biologico di modo che sfugga al naturale deperimento del corpo. (…) Il massimo esperto mondiale è Randal A. Koene, il co-fondatore di carboncopies.org. Se lo domandi a lui ti dirà che il mind uploading è destinato a diventare realtà tra una ventina d'anni, i più entusiasti dicono qualche anno, i pessimisti dicono qualche centinaio di anni. Io credo, in maniera molto molto approssimata, che ci arriveremo più o meno alla fine del secolo.
Con gesti lenti e solenni Dwar Ev procedette alla saldatura – in oro – degli ultimi due fili. Gli occhi di venti telecamere erano fissi su di lui e le onde subeteriche portarono da un angolo all'altro dell'universo venti diverse immagini della cerimonia.
Si rialzò, con un cenno del capo a Dwar Reyn, e s'accostò alla leva dell'interruttore generale: la leva che avrebbe collegato, in un colpo solo, tutte le gigantesche calcolatrici elettroniche di tutti i pianeti abitati dell'universo – novantasei miliardi di pianeti – formando il super-circuito da cui sarebbe uscita la supercalcolatrice, un'unica macchina cibernetica che racchiude tutto il sapere di tutte le galassie.
Dwar Reyn rivolse un breve discorso agli innumerevoli miliardi di spettatori. Poi, dopo un attimo di silenzio, disse: «Tutto è pronto, Dwar Ev».
Dwar Ev abbassò la leva. Si udì un formidabile ronzìo che concentrava tutta la potenza, tutta l'energia di novantasei miliardi di pianeti. Grappoli di luci multicolori lampeggiarono sull'immenso quadro, poi, una dopo l'altra, si attenuarono.
Dwar Ev fece un passo indietro e trasse un profondo respiro. «L'onore di porre la prima domanda spetta a te, Dwar Reyn.» «Grazie» disse Dwar Reyn. «Sarà una domanda cui nessuna macchina cibernetica ha potuto, da sola, rispondere.»
Tornò a voltarsi verso la macchina. «C'è Dio?»
L'immensa voce rispose senza esitazione, senza il minimo crepitìo di valvole o condensatori. «Sì: adesso, Dio c'è.»
Il terrore sconvolse la faccia di Dwar Ev, che si slanciò verso il quadro di comando.
Un fulmine sceso dal cielo senza nubi lo incenerì, e fuse la leva inchiodandola per sempre al suo posto.
Un po' quello che ci siamo detti prima: l'unico modo che ha l'uomo per sopravvivere alla singolarità è quello di evolversi, di diventare qualcosa di più. Il racconto prosegue con le stelle che vanno pian piano spegnendosi. L'universo è agli sgoccioli, l'entropia sta raggiungendo il suo massimo.L'Uomo rifletteva tra sé e sé perché, in un certo senso, mentalmente, l'Uomo era unico. Era formato da trilioni, trilioni e trilioni di corpi senza età, ciascuno al suo posto, ciascuno immobile e incorruttibile, ciascuno accudito da automi perfetti e altrettanto incorruttibili, mentre le menti di tutti quei corpi si fondevano liberamente l'una nell'altra, indistinguibili.
Singolarità, mind uploading ed evoluzione dell'uomo. Per essere scritto nel 1956 direi che è decisamente al passo coi tempi. Ma ora, esaurite le citazioni, cerchiamo di capire come si potrebbe rendere reale il quadro di Asimov.Per prima cosa, dobbiamo capire bene cosa vogliamo realizzare. Le possibilità sono, in linea di principio, infinite. Potremmo, ad esempio, pensare di realizzare una superintelligenza che riesca a caricare le coscienze di tutta l'umanità e generare, così, un universo simulato di cui è possibile scegliere praticamente qualsiasi variabile per farci vivere un sogno eterno senza ipocrisie, sogni infranti e falsità—una vita di pura estasi senza noia o tristezza (l'idea di un mondo simulato senza odio e infelicità è citata anche in "Naruto Shippudden" con il piano occhio di Luna di Madara Uchiha). Stiamo parlando di un cervello Matrioska, una tecnologia proposta per la prima volta da Robert J. Bradbury, una struttura potenzialmente enorme in grado di captare tutta l'energia emessa da una stella e di trasformare tutta la materia disponibile in materia programmabile—il computronium—ottenendo, così, una capacità di acquisizione ed elaborazione dati praticamente infinita.Strutture in grado di immagazzinare tutta l'energia di una stella sono state proposte su Science (nell' articolo del 1959 intitolato Search for Artificial Stellar Sources of Infrared Radiation) da Freeman J. Dyson, un astrofisico della Cambrige University, teorizzando che delle società tecnologicamente avanzate potrebbero circondare completamente la propria stella per catturare l'energia emessa. In origine, l'idea non prevedeva la costruzione di una sfera rigida, ma collettori posizionati intorno a tutta la stella, con strutture orbitanti indipendenti, oltre 10.000 oggetti distribuiti lungo uno spessore radiale di un milione di chilometri: una struttura rigida e spessa verrebbe immediatamente risucchiata dalla forza di gravità della stella. Questi "cervelli" dovrebbero avere una durata simile a quella delle stelle che li alimentano, quindi fino a 10 alla quattordicesima anni per le stelle più piccole.Un individuo alla volta, l'Uomo si fuse con AC, e ciascun corpo fisico perdeva la sua identità mentale in un modo che, a conti fatti, non si traduceva in una perdita ma in un guadagno.