Il collettivo di artiste dell'era post-Snowden
Deep Lab organizer Addie Wagenknecht explores a data center. Screengrab: Deep Lab.

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Tecnologia

Il collettivo di artiste dell'era post-Snowden

Oggi è stato pubblicato un documentario sul Deep Lab.

"C'è qualcosa di internet che ha semplicemente smesso di funzionare," è la frase con cui si apre il breve documentario del film-maker ​​Jonathan Minard sul ​​Deep Lab—un gruppo di donne hacker, artiste e studiose che si sono raccolte all'Università di Carnegie Mellon a dicembre per rispondere al quesito che si chiedeva che cosa fosse esattamente quel "qualcosa di internet." Il film esce oggi in esclusiva su Motherboard.

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Ciò che Deep Lab rappresenta è tanto difficile da definire quanto lo è quel "qualcosa" di cui si parla nei primi minuti del breve film di Minard. È un libro, ​una serie di lezioni, o il documentario di Minard—È un ethos? È femminista? Deep Lab è un ​charrette, un ​dugnad, una "conferenza" come i suoi partecipanti l'hanno chiamato?

È difficile dire cosa sia Deep Lab a causa della sua natura frammentaria, sia per ciò che riguarda le sue produzioni che i suoi focus. Il libro del Deep Lab—disponibile ​gratis online—è una collezione di 242 pagine di tesi, estratti e riflessioni su qualunque argomento vada dalla ​crittografia al ​cyberfemminismo, stilate da una dozzina di autori diversi con altrettanti interessi.

L'approccio interdisciplinare di Deep Lab è forse necessario per affrontare la complicata realtà dell'era post-Snowden. Da quando ​le rivelazioni di Snowden hanno mostrato la portata del programma di sorveglianza online del governo americano, sembra che internet si sia rivoltata ed abbia assunto una nuova, oscura e confusa identità.

Interessi giganteschi pilotati attraverso la ​sorveglianza governativa e industriale sono oggi parte delle nostre interazioni giornaliere su internet e comprendere queste enormi realtà è una sfida non da poco.

"In quanto artista, ho voluto reinterpretare la cultura in modo che la società potesse interfacciarsi con essa." ha detto Addie Wagenknecht, la ​multimedia artist che ha organizzato Deep Lab durante il suo periodo allo ​STUDIO for Creative Enquiry, alla Carnegie Mellon "Prendi questi grossi eventi e cerchi di incapsularli in modo da presentarli in maniera concisa e veloce così da risultare definitiva per le persone che esperiscono di quel pezzo o esibizione."

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Un capitolo del libro compilato dalla data artist ​Ingrid Burrington è composto da una lista di 20 pagine di oggetti presi dal ​programma 1033 del Pentagono—che ha fornito materiale militare alla polizia per decenni—nero su bianco. Dopo quattro consistenti pagine di "FUCILI DA 5.56 MILLIMETRI," diventa chiaro che il Deep Lab non è solo artisticamente impegnato e interessato in maniera trasversale al suo approccio alla questione di vita o di morte, ma anche incredibilmente serio.

Secondo Wagenknecht, Deep Lab è anche un medium di comunicazione per le donne, per permettere a loro di distinguersi nella cultura digitale—il mondo della tecnologia è sempre stato ​piuttosto diffidente nei confronti dell'ingresso delle donne tra i suoi ranghi—di modo che possano anche intepretarlo e definirlo, condividere e creare strumenti e tecniche per sopravvivere in quel mondo.

"Forse in quanto donne, siamo più attente a proteggerci online perché è sempre stato un problema sociale," mi ha detto Wagenknecht. "Come quando contatti i tuoi amici prima di lasciare una festa a tarda notte, così che si assicurino che torni a casa al sicuro—forse gli uomini non lo pensano sempre, le donne invece sì. E succede la stessa cosa anche sul web. Come ti proteggi da un hack o da un ​attacco doxing? Il potere è della persona con più conoscenze."

Ingrid Burrington. Fermo immagine: Deep Lab

Un altro membro del Deep Lab, Herlo Holmes, che lavora come direttori dei metadati al ​Guardian Project, ha progettato un sistema per fare in modo che le vittime del cyberbullismo possano mappare facilmente le connessioni tra i molestatori, si chiama ​Foxy Doxxing.

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C'erano anche degli uomini presenti al Deep Lab, incluso Minard, anche se non erano collaboratori individuali. Il multimedia artist ​Golan Levin è il direttore di STUDIO, dove si raccoglie il Deep Lab.

"Sono enormemente fiero," dice Levin. "Stai guardando un libro, un documentario, una serie di lezioni messe insieme da una dozzina di persone, in un mese. Penso che siano gli effetti secondari di ciò che il Deep Lab era inizialmente."

Quindi, per tornare alla domanda che ha aperto l'articolo—cos'è il Deep Lab?—Levin ha dato la sua risposta: "È punk."

Ma anche più di punk—più di un libro, un documentario, una chiamata a raccolta, una serie di lezioni—Deep Lab è un inizio, secondo Allison Burtch, residente all'​Eyebeam Art and Technology Center di Brooklyn e membro del Deep Lab.

Addie Wagenknecht, Harlo Holmes e altri due membri del Deep Lab al lavoro. Fermo immagine: Deep Lab.

"Non penso che il Deep Lab sia finito; è l'inizio di un'opera di cameratismo," ha detto Burtch. "Sì, abbiamo fatto questa cosa e abbiamo tenuto un paio di discorsi, ma non finisce qui. È l'inizio di collaborazioni diverse con le persone. È stato fantastico."

Secondo Wagenknecht, una serie di lezioni targate Deep Lab sono previste per il tardo 2015, e si terranno a New York. Fino ad allora, abbiamo un libro, delle lezioni e un documentario per contemplare ciò che Deep Lab è, e ciò che significa.