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La Cina starebbe addestrando dei pescatori per formare una “milizia marittima” e pattugliare il mare

L'addestramento include discipline come "Salvaguardia della sovranità cinese," ricerche, e operazioni marittime in caso di disastri o invasioni territoriali straniere.
Foto via Reuters

Secondo quanto riportato da Reuters, alcuni funzionari cinesi starebbero addestrando dei pescatori per creare a una "milizia marittima" sottobanco, con lo scopo di pattugliare le contese acque del Mar Cinese Meridionale, e segnalare l'eventuale presenza di imbarcazioni straniere.

L'addestramento, stando all'agenzia, includerebbe corsi di "salvaguardia della sovranità cinese," operazioni di ricerca e di salvataggio, e indicazioni su come far fronte a disastri in mare.

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"La milizia marittima si sta espandendo perché il paese ne ha bisogno, e perché i pescatori desiderano porsi al servizio della nazione e proteggerne gli interessi," ha spiegato un consulente al governo di Hainan, la provincia della Cina meridionale che comprende la città portuale di Baimajing.

In base a quanto riferito, il governo cinese ha destinato sussidi a tutti quei pescatori che entrino in possesso di navi in acciaio. Il governo ha inoltre dotato di GPS almeno 50.000 navi, così da poter essere contattate dalla Guardia Costiera cinese in caso di emergenze in mare, o si imbattano in una nave straniera.

La questione geopolitica attorno alla contesa porzione di Mar Cinese Meridionale - dove la Cina, le Filippine, la Malesia, il Vietnam, Taiwan e il Brunei periodicamente rivendicano la sovranità sulle acque - ha reso la vita di ogni pescatore un po' più pericolosa.

"È diventato più difficile svolgere questa attività con tutte le navi straniere che si trovano in quella zona," ha spiegato a Reuters Huang Jing, un pescatore locale. "Ma ora la Cina è forte. Confido nel fatto che il governo ci proteggerà."

Per le imprese di pesca che inviano grandi navi nelle contese isole Spratly - un arcipelago che si trova tra le coste del Vietnam e delle Filippine - la probabilità che imbarcazioni cinesi incontrino navi straniere è molto elevata. "Se alcuni pescherecci stranieri violano il nostro territorio e provano a impedirci di pescare là… Allora dobbiamo salvaguardare la nostra sovranità," ha spiegato Chen Rishen, a capo di un'impresa di pesca finanziata dallo stato.

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Lu Kang, il portavoce del ministro degli Esteri, ha insistito sul fatto che lo scopo della flotta di pescatori non è rivendicare acque contese. "Questo tipo di situazione non esiste," ha riferito Kang alla Reuters. Il funzionario recentemente ha evidenziato che la Cina ha assicurato che l'attività delle sue flotte di pescatori si svolge in modo del tutto legale.

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Il Mar Cinese Meridionale è ambito per via delle sue ricche zone di pesca, e per essere uno snodo cruciale per il commercio dell'area — il cui valore secondo le stime ammonta a 4,35 miliardi di euro all'anno.

L'esaurimento delle risorse ittiche nelle zone adiacenti alle coste cinesi significa che i dirigenti del settore della pesca hanno la necessità economica di impegnare i pescherecci più lontano, nelle acque contese. Al momento la Cina rappresenta i due terzi delle produzione mondiale di pesce, secondo quanto riferisce l'Organizzazione delle Nazioni Unite per l'alimentazione e l'agricoltura.

Si crede che le aree che circondano i contesi e disabitati arcipelaghi siano ricche non solo di pesce, ma anche di minerali. Però finora tali zone rimangono per lo più inesplorate.

Gli Stati Uniti hanno condotto pattugliamenti aerei e marini intorno alle isole artificiali che la Cina sta costruendo nelle isole Spratly. Gli Stati Uniti sostengono che tali pattugliamenti mirano a sottolineare che le acque del Mar Cinese Meridionale sono internazionali, e che tutti i paese sono liberi di navigarci.

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Al momento il tribunale internazionale dell'Aia sta valutando se esiste una nazione che ha diritto a rivendicare la sovranità sul Mar Cinese Meridionale. A portare il caso di fronte al tribunale internazionale sono state le Filippine. Bejing ha promesso che ignorerà la sentenza, che dovrebbe arrivare questo mese o all'inizio di giugno.

Il Japanese Times riferisce che già prima della sentenza la Cina ha sfruttato il proprio "fascino aggressivo," rivolgendosi ai funzionari di India, Pakistan, Bielorussia, Laos e perfino del Bruenei - che rivendica alcune porzioni del mare - per ottenere supporto a favore del proprio caso.

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Reuters ha contribuito alla stesura dell'articolo.