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Honduras

Saccheggi e razzismo: la ‘scoperta’ di una città perduta ha scatenato una marea di polemiche

Dei ricercatori americani sostengono di aver trovato la leggendaria Città Bianca nella foresta pluviale dell'Honduras, ma la cosa ha provocato critiche, malintesi e accuse di razzismo.
Photo via Honduras Presidential Office

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Dario Euraque sembra non poterne più di spiegare che la comunità accademica era già a conoscenza dei tesori nascosti di La Mosquitia, una regione della foresta pluviale nella parte più a est dell'Honduras.

"Molti dei siti archeologici della regione erano già stati identificati in passato, ma erano stati tenuti segreti per facilitarne la conservazione, e perché le persone che li avevano trovati non erano interessate ad attrarre turisti," spiega Euraque, storico ed ex capo dell'Istituto onduregno per l'antropologia e la storia.

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La critica di Euraque è diretta a una spedizione archeologica americana ancora in corso, che sostiene di aver trovato un'antica città nascosta nella giungla del paese. Il resoconto della scoperta è stato pubblicato su National Geographic lo scorso anno, e la squadra è tornata in Honduras per continuare la spedizione nel gennaio 2016.

La possibilità che gli archeologi si stiano attribuendo il merito per una scoperta che non è loro è solo una delle controversie che si sono abbattute sul team americano. Tra le accuse mosse nei loro confronti, c'è anche quella di aver esagerato la portata dei ritrovamenti, offendendo alcuni gruppi indigeni con l'uso di un linguaggio razzista e 'preparando' la zona all'arrivo dei saccheggiatori.

La Mosquitia, dove la spedizione è ancora in corso, ospita la più grande foresta pluviale dell'America centrale, ed è spesso descritta come un territorio inesplorato, ricco di testimonianze di civiltà dimenticate.

Un'ispezione del 2012 aveva già rivelato l'esistenza di rovine in una zona remota. I ricercatori pensavano che si trattasse della Città Bianca, un insediamento leggendario che aveva affascinato conquistadores spagnoli, avventurieri, e archeologi per secoli, anche per via delle leggende che narravano dell'estrema ricchezza dei suoi abitanti. E così la ricerca è cominciata.

Il team americano è arrivato nella regione nel marzo 2015, e - dopo averla ispezionata e mappata - ha concluso di aver scoperto le tracce di una civiltà senza ancora un nome. Il team ha registrato le scoperte, ma non ha rivelato l'esatta posizione del sito o i loro piani per il suo sviluppo futuro, né confermato se si trattasse effettivamentedella città mitica.

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La Mosquitia è stata fonte di molte storie su ricche città perdute fin dall'arrivo dei primi conquistatori europei.

Secondo la leggenda, la Città Bianca sarebbe stata costruita interamente in pietra bianca, sarebbe piena di ricchezze, e avrebbe contenuto una statua gigante di un dio scimmia.

Il mito era stato dimenticato per molti anni, finché un giornalista americano - Theodore Morde - non lo ha riportato alla luce negli anni Quaranta. Dopo un viaggio nella giungla dell'Honduras, Morde disse di aver trovato la Città Bianca, ma nessuno gli aveva creduto. Solo con la spedizione dell'anno scorso, quel luogo è tornato al centro delle attenzioni.

Molti specialisti, come Dario Euraque, non danno molto peso alla scoperta. "L'unica cosa 'nuova' di questa spedizione è che stanno progettando di portare quello che hanno scoperto in un museo," dice Euraque, criticando la copertura mediatica che è stata data alle rovine.

"Il governo dell'Honduras non ha abbastanza risorse per proteggere questi siti, così l'annuncio pubblico della loro esistenza non fa altro che renderli vulnerabili al saccheggio," aggiunge. Ecco perché nonostante fossero a conoscenza della loro esistenza e della loro posizione, gli specialisti avevano preferito mantenerli in segreto.

Anche i gruppi indigeni sono irritati dal comportamento del team americano e del governo onduregno.

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Il 13 gennaio, un comitato della popolazione indigena di La Mosquitia ha scritto una lettera aperta al presidente Juan Orlando Hernández per opporsi alle sue azioni: sia il presidente che il team che ha pubblicato i ritrovamenti sul National Geographic non avrebbero chiesto alla popolazione di La Mosquitia se fosse d'accordo con l'esplorazione e l'estrazione di artefatti archeologici, si legge nella lettera. La popolazione della zona ha chiesto di mantenere i ritrovamenti nelle loro terre, sostenendo di aver sempre saputo dell'esistenza e della posizione della Città Bianca.

Nella lettera si chiede inoltre alla stampa di smetterla di chiamare la zona "Città del Dio Scimmia," considerata un'espressione "razzista" e "offensiva."

Una lettera è arrivata anche da un gruppo di più di 24 archeologi, in cui si mettono in dubbio le presunte scoperte. La spedizione - si legge - non sarebbe altro che un'altra manifestazione del "discorso colonialista," e un'offesa contro la conoscenza della popolazione indigena, dicono gli esperti.

"Le persone che hanno firmato la lettera hanno dedicato le loro vite all'archeologia e amano l'Honduras. Non vogliono che il paese venga trasformato in un reality show. Questi presunti specialisti del National Geographic non sono seri," dice Euraque, che è preoccupato che la nuova esposizione mediatica potrebbe trasformare l'area tranquilla in un circo mediatico.

Il presidente Hernández non sembra rendersi conto del tumulto scatenato dalla spedizione, in compenso però avrebbe sviluppato un immediato interesse riguardo il passato archeologico della nazione.

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"La Città Bianca potrebbe attrarre turismo scientifico," ha detto il presidente dell'Honduras durante una conferenza stampa a La Mosquitia il 30 gennaio. "Avremo bisogno di capire tutti i dettagli della scoperta, ma dobbiamo promuoverla e assicurare che il mondo ne venga a conoscenza, per poter condividere il sapere."

Euraque crede che tentare di creare un'industria turistica a La Mosquitia sia una cosa senza senso, visto che l'area è difficile da raggiungere ed è piena di pericoli, per eventuali viaggiatori.

"Non è come scendere dall'aereo ed essere a Cancun," dice.

Il team americano, che include alcuni ricercatori dell'Honduras, ha rilasciato un comunicato a difesa del proprio lavoro e negando ogni cattiva gestione delle informazioni.

"Speriamo che i nostri colleghi comprendano l'enorme contributo e rilevanza che questo progetto ha portato, non solo alla comunità scientifica a lavoro nella regione, ma anche alla popolazione e al governo dell'Honduras, e speriamo che insieme potremo facilitare e incoraggiare ulteriori ricerche accademiche nella regione," si legge nel comunicato.

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Nel frattempo, i lavori nella regione continuano, e col supporto del governo il team ha cominciato a estrarre artefatti -- inclusi un'imbarcazione con una polena a corvo, e delle statuette fatte a mano che ritraggono giaguari e teste umane.

Forse non avranno risolto il mistero che circonda la Città Bianca, ma ci sono archeologi che credono che la spedizione abbia comunque dei meriti.

"La sensazione che si prova quando si scopre un insediamento antico è difficile da spiegare, specialmente perché le ricerche includono difficoltà e battaglie che non tutti riescono a sopportare," ha soiegato Ivan Šprajc, un archeologo sloveno specializzato nel recupero di rovine che ha scoperto tre insediamenti antichi nella giungla messicana.

"I reperti trovati in Honduras potrebbero aiutare a far luce su questioni importanti che hanno a che fare con lo sviluppo delle culture pre-ispaniche in questa regione, ma anche sulla loro relazione con altre culture mesoamericane."


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