Una sex worker portoghese mentre fuma crack
Tutte le foto di Tiago Figueredo

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Foto della Lisbona che i turisti non vedono

Intendente è uno dei quartieri più famosi della città. Ma dietro ai locali per turisti, c'è una sorta di realtà parallela e sconosciuta.

Attenzione: il post contiene immagini crude o che potrebbero urtare la vostra sensibilità.

Intendente è uno dei quartieri più antichi di Lisbona. L'area è ormai fortemente gentrificata e piena di turisti. Ma dietro tutti i nuovi bar e le banche d'investimento che hanno costretto i cittadini portoghesi a spostarsi verso la periferia, c'è una realtà profondamente diversa che il governo sembra voler nascondere a tutti i costi.

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Nel 1960, Intendente è diventato un quartiere famoso per il suo spirito libero. Prima hanno aperto i bar, poi è stata la volta della prostituzione, e poi sono arrivati i controlli di polizia. L'8 agosto 1977, il quotidiano A Capital riportava che 1313 sex worker tra i 16 e i 24 anni erano state arrestate a Lisbona nella prima metà dell'anno.

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Nei decenni successivi i controlli si sono allentati, e il numero di sex worker nella zona è cresciuto di nuovo. All'inizio degli anni Duemila, tuttavia, le forze dell'ordine hanno introdotto delle rigide norme anti-droga in due dei quartieri più malfamati di Lisbona: Casal Ventoso e Curraleira. Ovviamente questo non ha fermato il consumo di droga in città, ha semplicemente spostato il problema. È in questo periodo che è nato effettivamente il giro di droga a Intendente, trovando terreno fertile in una comunità così liberale, e incline al vizio.

Poi, alla fine del 2012, l'amministrazione locale ha deciso di investire nel quartiere. Così sono arrivate più pattuglie per le strade, e Lisbona si è preparata all'invasione di turisti. I prezzi degli affitti sono saliti alle stelle e i residenti storici dei quartieri centrali sono stati allontanati dalle zone dove erano nati e cresciuti, e confinati alle periferie. Il quartiere è stato così acquistato, pezzo dopo pezzo, da catene di hotel di lusso e banche d'investimenti. Ma la nuova vita di Intendente non ha completamente rimpiazzato quella vecchia, l'ha semplicemente nascosta.

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Ho trascorso un anno con tossicodipendenti e sex worker che vivono in questa sorta di realtà parallela. Ho parlato con loro per capire fino a che punto il governo sta cercando di negare la loro esistenza.

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Soraia

Ho incontrato Soraia mentre fumava crack nella tromba delle scale, dove mi aveva dato appuntamento per parlarci e per scattare alcune foto di lei e i suoi amici. Qualche giorno dopo, l'ho rivista insieme a un amico a Largo do Intendente, una piazza nel centro di Lisbona.

"Posso venire con voi?" le chiedo.
"Dove?"
"Ovunque stiate andando."
"Stiamo andando in una room."
"Va bene, vorrei venire con voi."
"No, mi dispiace."

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Soraia

Alla fine di una lunga giornata molto frustrante, in cui non ero riuscito a scattare nemmeno una foto, la incontro di nuovo. Sono le due del mattino e io sto tornando a casa, quando la vedo venire verso di me. Sembra annoiata, non ha avuto nemmeno un cliente tutta la notte.

Sembra più disponibile a parlarmi, così le propongo di spostarci in uno dei motel dove di solito porta i clienti, così che io possa fotografarla nell'ambiente in cui lavora. Mi chiede cinque euro per la stanza. La donna dietro il bancone prende i soldi e ci dà una chiave. "Avete un'ora di tempo."

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Soraia mi fa strada. "Ti dispiace se fumo?" mi chiede appena entriamo, e dopo essersi spogliata lo fa. Il crack la aiuta a non sentire, mi dice. Ma dipende dalla qualità della cocaina. Quando è troppo diluita, dice, l'effetto finisce prima ancora che finisca l'incontro con il cliente.

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"Non ho mai pensato che mi sarei ritrovata a questo punto," mi confida. "Per anni ho trafficato droga in Spagna, e non mi sono mai fatta. Vedevo molte donne nello stato in cui sono io adesso, e pensavo che non ci sarei mai cascata."

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Soraia è nata in Portogallo, ma è stata cresciuta dalla nonna in Spagna. Per un po' ha lavorato in Germania, organizzando finti matrimoni per immigrati dell'Est Europa. Ora è tornata in Portogallo, dove ha un figlio che sta con dei parenti alla periferia di Lisbona.

Non è passata nemmeno un'ora quando qualcuno bussa alla porta. È la receptionist che urla che ce ne dobbiamo andare perché il tempo è scaduto.

Qualche giorno dopo, Soraia mi invita a casa sua, uno spazio abbandonato che condivide con altre persone in una delle strade più ripide del quartiere. Per entrare, devi infilarti tra le sbarre di un cancello e poi spostare un asse di legno che funge da porta. La casa è piena di oggetti di quello che sembra un cantiere abbandonato, tra cui secchi e un miscelatore per cemento.

Soraia mi racconta che la sua situazione è un po' complicata ora. Uno degli altri ragazzi che occupano lo spazio si è innamorato di lei, le ha chiesto di diventare la sua ragazza. Lei gli ha detto che non è interessata e lui per ripicca le ha distrutto i vestiti. Tutti quanti.

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La casa abbandonata dove vive Soraia con altre dieci persone.

Erineu

Erineu è seduto sui gradini di un bar chiuso. Ha in mano una pipa fatta con un collo di bottiglia. Usa la molla di una penna per ripulire la pipa prima di coprirla con carta stagnola, di farci qualche buco e di farsi il crack.

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Erineu

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Più tardi quella sera, incontro di nuovo Erineu. Sta andando a prendere la roba nel quartiere di Mouraria e mi chiede se voglio andare con lui, anche se mi avverte che non potrò fare belle foto lì. A ogni angolo di strada ci sono dei ragazzini che stanno di vedetta e avvisano i clienti nel caso ci fosse polizia nei paraggi.

Erineu tira fuori una banconota da 10 euro dalla tasca e la passa allo spacciatore. In cambio, lo spacciatore tira fuori una piccola pallina bianca dalla bocca e la dà a Erineu. Sulla strada di ritorno, passiamo in un piccolo supermercato dove Erineu paga 20 centesimi per una striscia di carta argentata già tagliata. L'economia del quartiere si è chiaramente adattata alle esigenze dei residenti.

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Erineu (a sinistra) con Soraia (al centro).

Passo il resto della giornata con Erineu e Soraia, mentre lui continua a scaldare quello che resta della pallina bianca. Quando Soraia si alza per andare via, incrocia un uomo che urla il nome di Erineu, ma appena vede la macchina fotografica si fionda verso di me.

"Chi sei tu?"
"Sono un fotografo, sto lavorando a un progetto…"
"Spalle al muro! Polizia!"

Mi mostra il distintivo e usa il microfono che porta addosso per chiamare rinforzi.

Mostro al poliziotto in borghese le chiavi, il telefono e qualche moneta. Mi chiede di accendere il telefono per dimostrare che funzioni. Dopodiché, me lo restituisce. "Vai via, non voglio più vederti," urla. Gli spiego che ho il permesso per scattare le foto e che non sto facendo nulla di illegale, ma lui non ne vuole sapere. Il giorno successivo, vado a cercare Erineu per sapere se sta bene e per cercare di capire cosa sia successo. "Va tutto bene," mi dice Erineu.

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Anabela

Anabela aveva tutto. È cresciuta nel lusso in un paese povero che si stava rialzando dopo 48 anni di dittatura. Mentre sorseggiamo del whisky in un bar, mi racconta i viaggi nella decappottabile dei suoi, le crociere nel Mediterraneo e i party a base di cocaina nell'alta società. Ma poi è arrivato il divorzio, e lei ha perso tutto.

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Qualche settimana dopo, le racconto di quando ho rischiato di essere arrestato, e le dico anche che ho incontrato lo stesso poliziotto un'altra sera, insieme a un gruppo di tossici. L'ho osservato mentre si abbassava per raccogliere una sigaretta, per poi allontanarla improvvisamente con un calcio, spaventando i tossici lì attorno. Quando ha alzato lo sguardo, mi ha visto e riconosciuto. "Non ti avevo detto di smettere di fare foto qui?" mi ha detto.

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Anabela.

Anabela sorride. "Non te l'ho detto la prima volta che ci siamo incontrati perché non sapevo chi fossi," mi dice. "Lui ha un giro di affari nel quartiere. Ogni tanto compare e poi scompare appena si caccia nei guai. Prima viveva in Canada, per quello lo chiamano 'L'Americano.' Mi ha raccontato di quella sera in cui ha fatto finta di essere un poliziotto; rideva per quanto sembravi spaventato."

Anabela sceglie i suoi clienti con cura, ha una lista di clienti abituali che hanno il suo numero e che ogni tanto la prenotano per fine settimana interi. Una volta, una seduta è durata oltre 10 ore perché uno dei clienti aveva preso del Viagra.

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Nei weekend programmati guadagna fino a 400 euro. Nel periodo in cui sono stato nel quartiere, ho capito che le tariffe possono variare moltissimo a seconda della sex worker. Ho incontrato ragazzine che chiedevano 25 euro, mentre altre si accontentavano di 10 euro quando avevano assolutamente bisogno di droga.

Qualche giorno dopo, incontro un'altra sex worker. Dopo averle assicurato che volevo soltanto parlare un po' della vita a Intendente, lei ha accettato, a patto che io pagassi la stanza.

Prima aveva due lavori, poi uno l'ha perso e ha quasi perso anche la casa dove vive con suo figlio. Per tirare avanti beve alcol, ma a differenza di molti altri non è ancora passata al crack.

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La 19enne che ha iniziato a fare la sex worker da una settimana.

Più tardi, vado in un altro motel per fotografare una ragazza di 19 anni che ha dovuto lasciare la casa della sua famiglia, senza nulla per mantenersi, per quelli che lei definisce "motivi familiari." Mentre noi entriamo, un'altra sex worker più anziana esce. "Anche tu lavori qui?" chiede alla ragazza. "Ti avevo visto in giro ma non ne ero sicura. Sei così giovane," aggiunge. "Sì, ho iniziato la settimana scorsa," le risponde la 19enne. E se ne va.

Tiago Figueiredo è un fotografo che lavora a Lisbona.

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