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Enrico Cerovac ha documentato il passato e il presente della scena skate italiana

In Our Time è un viaggio tra le diverse generazioni della sottocultura skate in Italia.
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Tutte le foto per gentile concessione di Enrico Cerovac - Skate & Surf Film Festival.

Skate & Surf Film Festival è un festival di skate e surf la cui seconda edizione si svolgerà il 4, 5 e 6 maggio allo spazio BASE di Milano, tra proiezioni, esposizioni, contest di skate e musica incentrati sulla cultura delle tavole e di chi le cavalca. VICE è uno dei partner, e insieme nella giornata di sabato 5 maggio organizzeremo la proiezione di due documentari e una festa.

Nell'attesa abbiamo parlato con Enrico Cerovac, che col suo In Our Time sarà uno degli ospiti dello Skate & Surf Film Festival.

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A metà anni Novanta Enrico Cerovac era un adolescente, andava a scuola in provincia a Trieste e nel tempo libero rubava la telecamera a suo padre per riprendere se stesso e i suoi amici mentre si spaccavano le caviglie tentando di chiudere degli ollie. All’epoca non sapeva ancora che avrebbe fatto questo per il resto della sua vita ma oggi, più di vent’anni dopo, Cerovac ha prodotto più di nove film e diversi progetti sulla scena skate e snowboard italiana.

Sulla scia di Frammenti—una raccolta di immagini dagli anni Novanta ad oggi che racconta la sua personale visione degli spazi, delle persone e delle esperienze della cultura skate—il suo ultimo lavoro è In Our Time, una sorta di continuazione di quel viaggio con l’obiettivo di rappresentare la scena skate attuale. Focalizzandosi "sulle diverse generazioni che frequentano ancora quei luoghi e sulla continua contrapposizione tra la spensieratezza vissuta nel quotidiano sulla tavola e l'era digitale."

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VICE: Ci racconti un po’ come ti sei avvicinato allo skate?
Cerovac: Avevo più o meno 11 anni e un mio compagno di classe aveva portato a scuola una rivista di skate recuperata non so dove: sono rimasto letteralmente folgorato dagli scatti di quella rivista e gli ho chiesto se poteva portarmi altre copie. Poi ho incontrato dei ragazzi più grandi di me a un campetto da basket vicino a casa che se la giravano sulla tavola. Ero incredulo che qualcuno delle mie parti, un paesino sul mare nella provincia di Trieste, sapesse skateare.

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Così mi sono accollato a questi personaggi e insieme ad altri ragazzini che abitavano in zona abbiamo iniziato a girare ai vari contest e concerti punk hardcore, prima in regione e poi in giro per l'Italia e all’estero.

E in che anno hai iniziato a fotografare la scena skate italiana?
È iniziato tutto in maniera piuttosto spontanea. Quando avevo circa 14 anni, influenzato dai vari video usciti in quegli anni, "rubavo" la videocamera a mio padre e con gli amici e facevamo una colletta per le cassette Hi8: andavamo per strada, nei vari spot a filmarci a vicenda, all’inizio principalmente per vedere dove sbagliavamo con le manovre, anche se personalmente mi piaceva l’idea di documentare quello che stavamo vivendo e tutto quello che ci circondava.

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A casa montavo il tutto con due videoregistratori e passavo i VHS duplicati ai miei amici. La stessa cosa è accaduta con la fotografia, anche se è arrivata in un secondo momento: ho sempre dato priorità alle riprese video, soprattutto perché ai tempi non avevo soldi da investire e usavo quello che era a portata di mano—ovvero fotocamere usa e getta e poi una compatta Canon regalata da mia madre. Dai primi anni Duemila produrre video è diventato un lavoro e quindi tutto quello che riuscivo a mettere da parte l'ho rinvestito in macchinette compatte e pellicole.

A proposito di lavoro, parliamo un po’ di In Our Time. Partiamo dal titolo, cosa significa?
Ha a che fare con la sensazione che ogni skater prova quando sta sulla tavola e la sua voglia di condividere quello che prova. Quello che una volta erano, appunto, video e fotografie oggi possono benissimo essere delle IG stories, per farti capire.

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In questo progetto alcune foto sono state scattate a Milano ma anche in altre città italiane, poi tra skate tour e viaggi vari sono riuscito a tirare su materiale anche a Copenaghen, Berlino, Bruxelles e in alcune location in Slovenia.

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Lavori da anni con il collettivo ZombiesVideo e hai sicuramente avuto modo di monitorare il modo in cui è cambiata la scena skate in Italia.
ZombiesVideo è un progetto nato nel 1999 da un’idea di tre amici cresciuti in un paesino nella provincia di Trieste; fino al 2008 siamo stati un punto di riferimento per la scena skate e snow italiana e per alcuni dei rider coinvolti nei nostri video è stato proprio un trampolino di lancio. Dal 2009 in poi ho continuato come consulente per alcune delle più importanti aziende di questo settore, vivendola dall’interno.

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Per un periodo non è stato assolutamente facile, negli anni di crisi molte aziende ne hanno risentito pesantemente congelando budget destinati a contest ed eventi, oltre a non supportare a dovere i vari rider dei loro team. Per assurdo però, questo ha dato il via ad un’altra generazione di skateboarder che a modo loro hanno continuato a spingere e a crearsi le proprie crew e i propri brand senza media alle spalle. Il problema è che oramai tutto veicola sui social e quindi spesso si perdono facilmente nel “vortice dei contenuti” senza lasciare una traccia significativa, come facevano in maniera molto efficace i vari full length video prodotti dalle varie skate company nel decennio precedente.

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E a livello di posti?
In questi ultimi anni sono sorti molti skate park, bowl comunali in cemento ed altre strutture dedicate. Tutti questi nuovi skate park, nati grazie allo sforzo di persone—la maggior parte skater della vecchia generazione—hanno contribuito a mantenere la scena viva. Infatti, proprio da questi posti sono usciti molti talenti conosciuti ormai a livello internazionale come Jacopo Carozzi.

Quali sono state le realtà più importanti negli anni passati?
Per come l'ho vissuta io, sicuramente Lignano in provincia di Udine: nel periodo estivo tutta la scena italiana si riuniva lì tra contest, camping selvaggio, spiaggia e feste.

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Per me da ragazzino andare da Trieste a Lignano era un po’ come andare in California. Poi le altre realtà importanti stavano a Milano tra Piazza Borromeo e la Stazione Centrale, a Torino in Piazza Castello e poi a Valdo Fusi, a Roma all'EUR e in molti posti in Emilia Romagna.

Per seguire lo Skate & Surf Film Festival, visita i loro profili Facebook e Instagram. Per sapere di più sulle proiezioni dei nostri documentari (che avranno per protagonisti gli skater Billy Rohan e Paul Alexander) vai sul programma, e per scoprire come partecipare alla festa con The Night Skinny e il suo Pezzi Soundsystem fai un salto su Noisey.