Siamo sinceri, quando si parla di punk/garage grezzo, animalesco, violento e cattivo, l’Italia fa quasi sempre una figuraccia. Una certa attitudine alla provocazione e al teppismo è prerogativa di paesi meno cattolici, dove i tarallucci non sanno nemmeno cosa siano e al vino si preferiscono alcolici meno raffinati. Ma a tutte le regole c’è un’eccezione, e oggi per voi ne abbiamo ben due. Hallelujah! e Holiday Inn sono due nostre vecchie conoscenze. I primi sono un quartetto metà di Verona e metà di Trento che si occupa di sgraziato noise punk, ripetitivo, rumoroso e con i denti perennemente scoperti; i secondi un duo romano che prima ti seduce con i suoi ritmi programmati e le sue linee di synth minimali e ipnotiche, e poi ti precipita in un inferno di urla ultradistorte e corpi striscianti seminudi.
Maple Death Records ha avuto il coraggio di avvicinarsi e ingabbiare le due band prima in uno split vinilico, e poi in un furgone, spedendole a terrorizzare Germania, Svizzera e Francia per un tour ad alto rischio lungo una settimana. Lo split vede da un lato due pezzi degli Hallelujah!, in questo caso particolarmente antipatici: “Terror At The Post Office”, che abbiamo ottenuto in streaming esclusivo, è una bella tranvata in faccia di hardcore primitivo sporcato di rock’n’roll, con un odiosissimo feedback nel mezzo, in caso la voce di Scoia non fosse già abbastanza irritante; “You Are The Champion” si sposta su territori più noise rock, tipo i gruppi punk che giravano in epoca grunge e c’erano rimasti sotto una volta che avevano aperto per i Sonic Youth. Sul lato Holiday Inn invece c’è “Mob Mob Mob”, che è tipo se i Pop Group fossero stati rinchiusi in un seminterrato con soltanto una tastiera giocattolo, un distorsore da chitarra, un amplificatore e un microfono; cinque minuti e mezzo di antifunk syntetico con la bava alla bocca, roba che o ti svuota il locale (e allora sei nel locale sbagliato) o fa scatenare una rivolta.
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Quando abbiamo saputo che le due band sarebbero andate in tour insieme, le abbiamo contattate per chiedere di tenere un diario e fare qualche foto. Tra le birre, la droga, la polizia e il vomito, i ragazzi hanno trovato il modo per farlo. Quindi ascolta qua sotto lo streaming integrale dello split e intanto leggi il diario di una settimana indimenticabile.
Lo split Hallelujah!/Holiday Inn è uscito in vinile per Maple Death Records. Acquista la tua copia sul sito dell’etichetta.
Venerdì 20 maggio – Monaco, Kafè Kult
Primo concerto del tour bomba, ma la cosa più interessante è stata la festa trash privata di ventenni che era nell’altra sala del locale. Dopo i concerti siamo entrati in blocco, Scoia in mutande ha scoppiato tutti i palloncini extralusso con la sigaretta, Mirko ha vomitato nove volte, Fede importunato buona parte dei presenti. Manu e Laura hanno trovato la grappa. Non abbiamo rimorchiato. Ci siamo risvegliati al Kafè Kult. La colazione la mattina dopo da soli al locale è stata molto kult.
Sabato 21 maggio – Strasburgo, Diamant d’Or
Il viaggio è stato molto lungo e non sappiamo perché. Arriviamo distrutti alle 19.30 e subito la notizia shock: alle tre band in programma (Hallelujah!, Holiday Inn e un duo tedesco punk-rock), a sorpresa se ne aggiungono altre tre, due bielorusse emoposthardcore e una olandese hüskerdücore. Disagio dato dal fatto che probabilmente la serata non finirà mai. Suoniamo per terzi e quarti davanti agli amici d’oltralpe e ai componenti delle altre undici band. Tutto molto figo. Poi tutti a casa docciati e massaggiati per tentare di passare la frontiera.
Domenica 22 maggio – Ginevra, Cave 12
Un po’ in ansia in partenza per il passaggio del confine con la Svizzera. Filiamo però tranquilli grazie al francese e allo charme di Manu e all’agente che ci ha lasciato proseguire convinto fossimo una band metal. Con puntualità svizzera alle 17 siamo a Ginevra dove ci accolgono al Cave 12 con un impianto da paura e una cena vietnamita. Tengono un po’ sott’occhio Gabor perché la sergente-gestore del locale è allergica anche al solo odore della cannabis. Concerto potente, djset serio e open bar.
Lunedì 23 maggio – Le Chaux-de-Fonds, Le Lac
A 200 km da Ginevra e a 1000 m di altitudine arriviamo infreddoliti al Le Lac, locale al pian terreno, casa fricchettona ai piani superiori. Scarichiamo, soundcheckiamo, ceniamo, beviamo, scrolliamo, guardiamo per più di un’ora tre gattini fin troppo dolci giocare con la mamma, beviamo, ci facciamo un caffè, suoniamo-incendiamo tutto, beviamo. Finisce con un djset da youtube a cura di Hallelujah! e Holiday Inn e tutti seduti a terra a fumare la pipa della pace. Fede distrugge con la sua potenza l’asta dei difensori del biliardino in legno, simbolo storico del locale.
Martedì 24 maggio – Day off
Decidiamo di spezzare il lungo viaggio verso Berlino e dormire una notte da qualche parte a metà strada. Passiamo senza accorgercene il confine tra le montagne, guidati da Scoia e il suo navigatore fine anni Ottanta. Dopo un paio di ore siamo in riserva, costretti a fermarci all’autogrill. Fermi alla pompa di benzina ci affianca la Polizei. Gabor e la sua giacchetta DDR è il primo che viene avvicinato. Alla domanda: “Have you any drugs?”, avendo avuto precedenti tedeschi, lesto mostra agli agenti il deodorante naturale svizzero trovato a terra nel locale da Manu la sera prima.
Sequestrano ma non sono soddisfatti. Cercano altro. Senza troppa voglia continuano a perquisire Gabor e Mirko non trovando altro. Gli occhi del poliziotto sulla cinquantina si illuminano però quando incrociano quelli azzurri di Federico, il più bono dei gruppi. La perquisizione ora diventa molto più sensuale, le mani scorrono lente sul corpo del bassista partendo dal petto e scendendo passionalmente verso le parti intime, strizzate poi diverse volte con grande compiacimento sia dell’uno che dell’altro.
Ultima controllata nella borsa di Laura che fallisce dopo circa 16 secondi per impossibilità dovuta dal caos al suo interno. La ricerca è finita, Manu e Scoia non vengono neanche sfiorati, il poliziotto sembra appagato e ci fa risalire sul furgone facendoci l’occhiolino. Fede fuma una sigaretta. Lo scrolling compulsivo di Mirko ci porta in un chalet nel nulla a 10 km da Francoforte. Tutti docciati e mangiati ci buttiamo sul divano. Manu va a letto presto, devastato dopo la ricerca vana di un modo per fumare dentro una casa con divieto assoluto di fumo.
Mercoledì 25 maggio – Berlino, Zum Steckenpferd
Dopo aver praticamente perso la speranza di suonare a Berlino entra in gioco Mattia, musicista e agitatore milanese in vacanza nella capitale tedesca, che rimedia un concerto pomeridiano il giorno stesso in una kneipe originale 100 percento dove il top del rock fino a quel momento era il mensile “Heute karaoke party”. Dalle 19.00 il posto inizia a popolarsi di amici italiani sbandati a Berlino, vecchi punks, coreani impazziti e vecchietti tabagisti. L’alcool scorre a fiumi e la saletta esplode durante il concerto, sotto lo stendardo “Berliner Bandonion Orchester Saxonia 02” e le luci da discoteca anni Venti. Quello che succede dalle 21.30 alle 4 di mattina è un ricordo vaghissimo. Ci siamo risvegliati tutti separati e ricongiunti poi al bar il giorno dopo, ore 14, per recuperare gli strumenti. Franca e Iugo, i sessantenni gestori del locale, con la maglietta degli Hallelujah! addosso, ci hanno congedato con uno shottino di vodka alla menta e la richiesta: “Lo facciamo tutte le settimane?”.
Giovedì 26 maggio – Lipsia, Black Hammer
Arriviamo a Lipsia sul presto e ci sembra di essere a Londra nel 77. Punks in giro per le strade e locandine del concerto un po’ dappertutto ci fanno pensare che la serata sarà super. Al locale/squat tutti indaffarati nel cucinare squisiti hamburger vegani definiti da Scoia “il primo pasto vegan di qualità della mia vita”. Aspettiamo le 22.30 per iniziare il concerto che effettivamente, oltre a noi sei e i dieci abitanti dello squat, non ha una grande affluenza. Facciamo comunque tremare la saletta. Torniamo nella casa dove ci ospitano abbastanza presto perché il giorno dopo ci aspetta il leggendario viaggio di ritorno in Italia: Lipsia-Dueville (VI), 936 km di strada con una previsione di circa dieci ore di furgone, pause comprese.
Venerdì 27 maggio – Dueville (VI), ViaRoma17
La sveglia è puntata alle 6.30. Tutti iniziano ad incamminarsi al locale tranne Scoia e Gabor, i frontmen, che si attardano per una cacata imprevista e un avvenimento mistico: un uccello di modeste dimensioni riesce ad entrare da una fessura microscopica della finestra. Scoia è sul cesso ignaro di tutto mentre Gabor appena sveglio cerca di calmare l’uccello impazzito nella stanza, che sbatte dolorosamente su tutti i muri. Quando Scoia esce dal bagno trova un Gabor terrorizzato e addolorato, un uccello semimorto sul davanzale e la stanza del proprietario di casa, anche lui ignaro di tutto, totalmente sottosopra dopo i tentativi disperati di far trovare una via d’uscita al volatile folle. Un po’ sconvolti dall’accaduto e dall’alzataccia ci mettiamo in macchina consapevoli di doverci rimanere dieci ore. Arriviamo a Dueville verso le 18.30 leggermente affaticatini. Mangiamo una pizza e iniziamo a suonare. Si suona nell’acquario del Viaroma17, dentro il quale venti temerari rockers decidono di frantumarsi i timpani a 40° C mentre i clienti del locale che sono lì per l’aperitivo si vivono il concerto dal giardino, guardandoci come bestie feroci epilettiche in gabbia. Dopo la serata tutti in camera insieme, tutti appiccati. Gabor che dorme in mezzo a Mirko e Fede corona così proprio all’ultimo giorno il desiderio di dormire con ogni membro degli Hallelujah!. La mattina dopo facciamo colazione tutti insieme dividendoci il misero bottino tirato su in questi dieci giorni e iniziando ad organizzarci per il ritorno. Salutandoci a dovere sapendo che ci vedremo chissà quando, Laura, Mirko e Fede vengono caricati dal già citato Mattia sul suo furgone in direzione Trento mentre Gabor e Manu vanno con Scoia verso casa di Fede a recuperare la BMW per raggiungere il festival Musica nelle Valli. Ci rincontriamo poi circa un quarto d’ora dopo sull’autostrada quando, dal furgone di Scoia, vediamo quello di Mattia a 50 km all’ora, inesorabilmente senza benzina e in procinto di fermarsi. Non ci perdiamo d’animo, allunghiamo di parecchio, usciamo al casello, riempiamo delle bottigliette da mezzo litro di gasolio, rientriamo al casello e raggiungiamo gli sventurati ormai fermi in una piazzola sull’autostrada.
Conclusioni
Dopo dieci giorni di vagabondaggio, sudate sul palco e rare docce, sia agli Holiday Inn che agli Hallelujah! non puzzano mai le ascelle.
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Giacomo su Twitter: @generic_giacomo