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Contravveleno degli Havah è un capolavoro

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Ho aspettato questo album per molto, molto tempo. Il progetto Havah, fondato da Michele Camorani, che conosciamo già come il batterista di La Quiete, Raein e una manciata di altri gruppi che hanno illuminato l’underground punk italiano negli ultimi 15 anni, è sempre stato problematico per me. Conoscendo il talento delle persone coinvolte, a ogni uscita mi aspettavo un album potentissimo, e ogni volta c’era qualche cosa che non andava. Il suono troppo citazionista, i testi non all’altezza, una certa spinta conservatrice nel songwriting. Questa volta, finalmente, gli Havah sono stati in grado di esprimere le proprie potenzialità anche meglio di quanto mi aspettassi: Contravveleno è il loro album più riuscito.

Questo disco è un’opera completa, spettacolare su vari livelli: tanto per cominciare Camorani è riuscito raccogliere un songwriting esplosivo, che va da momenti quasi neofolk a cavalcate post punk a paesaggi sonori nebbiosi costruiti con muri di synth e mefistofeliche batterie sintetiche, sotto l’ombrello di uno stile perfettamente uniforme, un’atmosfera cupa appena bucata dallo scintillio dei riverberi, delle sabbie mobili di suono in cui si annega dall’inizio alla fine; unica corda di salvataggio, la cavernosa voce del cantante e le storie di guerra che racconta.

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È infatti quello lirico il secondo campo in cui questo album eccelle: tutti i testi di Contravveleno sono presi più o meno direttamente dai racconti di chi ha vissuto la Seconda Guerra Mondiale. Tutto parte dalla storia del partigiano Nullo Mazzesi, che, appena dodicenne, riuscì a rubare alcune armi a un plotone di tedeschi, scappando attraverso un campo di cavolfiori che esplodevano colpiti dai proiettili delle vittime del furto. Da questo aneddoto viene l’idea di creare un disco che sia una raccolta di vignette di guerra o, meglio, di vignette emotive che raccontino lo stato d’animo delle persone durante la guerra; il risultato è fenomenale.

La prima strofa di “Sanno che ci siamo”, un pezzo dall’irresistibile incedere rock’n’roll declinato in salsa Smiths, fa venire i brividi, mentre ci s’immagina la casa dei propri nonni o bisnonni avvolta nel buio di una notte del 1944: “Sento il rumore da lontano / Almeno ora lo sappiam per certo / Stan venendo, sanno che ci siamo / Dobbiamo star tranquilli e fare i bravi / Corri fuori a nascondere gli ori / C’è sempre meno tempo”. La seguente “Strade più buie” dipinge un angosciante quadro con protagonista un partigiano che cerca di abituare la figlia all’idea che potrebbe non tornare e di insegnarle a cavarsela da sé. Ma ogni pezzo ha la sua perla.

Contravveleno, insomma, è un album dal potenziale evocativo enorme. Va ascoltato con cuore e orecchie ben aperte—ma non avrà difficoltà ad attirare la tua attenzione dal primo all’ultimo momento.

Contravveleno esce venerdì 15 settembre per Maple Death Records. Ascoltalo per intero in anteprima esclusiva qua sotto, e pre-ordina la tua copia in CD o LP sul sito dell’etichetta.

Giacomo è su Twitter: @generic_giacomo.

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