Drogue

Ho provato la sigaretta elettronica al THC di cui tutti parlano

THC Juul vape

Non ho mai fumato sigarette, quindi non ho mai nemmeno considerato l’idea di provare quelle elettroniche. Quando è scoppiata la moda l’ho del tutto ignorata, certo che sarebbe finita presto. Poi però ho iniziato a vedere amici e ragazzi cool con questi piccoli dispositivi a forma di chiavetta USB da cui inalavano fumi misteriosi. La moda era ufficialmente esplosa in America e io ero invidiosissimo. L’azienda [Juul, da poco presente anche in Italia] ha lanciato una vera e propria “corsa alla nicotina” con le sue pods, capsule ad alta concentrazione in grado di creare una vera e propria dipendenza, e improvvisamente svapare è diventato chic. Ho maledetto me stesso per non avere, tra i tanti vizi, quello della nicotina—un vizio che mi avrebbe fornito la scusa perfetta per salire sul carrozzone degli svapatori alla ricerca dell’aroma perfetto.

Tutto questo, finché non ho scoperto che la cannabis aveva deciso di entrare di prepotenza anche in questo mercato. Sebbene Juul non produca ufficialmente capsule al THC, non è difficile acquistarne online da rivenditori terzi, in genere da aziende produttrici di olii essenziali che hanno colto la palla al balzo e pensato di metterli all’interno di capsule compatibili.

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Ho contattato il primo dei produttori di capsule al THC trovato online, che si chiama Kushie e ha diversi gusti e opzioni. A quanto pare i ragazzini appassionati di Juul vanno pazzi per il gusto mango, ora fuori produzione, e così cerco anche io di ricreare quell’aroma con il mio test, ma nemmeno Kushie ha il gusto mango disponibile, e opto il gusto “gelato.” Scelto il gusto, compro una batteria e sono pronto a vedere le stelle.

A pile of Juul THC pods next to a Juul device

Mentre la mia sigaretta elettronica si carica, sfoglio il manuale di istruzioni manco fosse l’iPhone di ultima generazione. Parla di aromi esotici e spiega ai neofiti come tirare dalla sigaretta elettronica, con parole di incoraggiamento alla “non arrenderti, troverai sicuramente il tiro perfetto per te.” Studiando la confezione scopro che le capsule sono state sviluppate dalla “Boss Status Genetics,” e per un attimo mi chiedo se questa mia missione di trasformazione nello stronzo di prima categoria non sia in realtà un viaggio senza ritorno.

Memore dei consigli del manuale d’istruzioni, faccio il mio primo tiro. Inspiro, espiro. Non esce niente. Riprovo, inspiro più forte, butto fuori. Niente. Faccio un ultimo tentativo tirando come un disperato. Sento un leggero clic all’interno della capsula e i polmoni si riempiono di un vapore chimico che non potrà altro che farmi male. Non riesco a identificare chiaramente il sapore dolciastro che sento, ma di sicuro non avrei detto “gelato.” Nonostante tutto, cerco di godermi l’aroma e chiudo gli occhi, immagino di essere su una gondola a Venezia con un cono gelato gigante, e intanto aspetto che l’effetto del THC si faccia sentire.

Come altre sigarette elettroniche a base di olii, anche le capsule al THC non sembrano avere effetti forti o immediati come succederebbe con una canna, o un bong. Tutto il contrario, la sensazione è diluita e arriva lentamente tra un tiro e l’altro. Mi ci vuole bel po’ di tempo prima di sentire qualcosa, ma quando quella sensazione arriva, mi sembra piacevole e familiare come sempre. È il momento di portare il mio Juul con me ogni giorno, per scoprire quali effetti potrebbe avere sulla mia vita quotidiana.

Passeggio sul marciapiede, e ogni tanto faccio un tiro. Nessuno sa che sto fumando marijuana, penso mentre guardo gli altri passanti. Ok, anche se la cannabis per scopo ricreativo è legale in California, dove vivo, grazie a questo trucchetto mi sembra comunque di fare qualcosa di proibito e sovversivo.

All’angolo della strada ci sono dei ragazzini. Smetto di tirare e scruto nel gruppo per vedere se qualcuno di loro ha una Juul tra le mani. No, nessuno. I casi sono due: o questi sono i secchioni, oppure io ho perso l’attimo, la moda della Juul è passata e io mi sto mettendo in ridicolo con questo accessorio ormai démodé.

Entro nel supermercato del quartiere, e le mie paure non fanno che aumentare quando scopro che l’espositore Juul non è più in bella vista sul bancone. Noto una confezione di Juul appesa dietro la cassa, ma non riesco a capire se è lì perché sta andando a ruba, oppure perché non le compra più nessuno. Con un po’ di imbarazzo chiedo alla ragazza in cassa come stanno andando le vendite, mostrando la mia per giustificare la domanda bizzarra. Lei mi sorride un po’ sorpresa e mi dice che non le hai mai provate. Mi vergogno talmente tanto che me ne vado senza nemmeno riformulare la domanda.

Quella sera vedo mio fratello e ovviamente porto la Juul con me. A lui la cannabis piace, così gli offro un tiro mentre. “Ti sei messo a fumare queste adesso?” chiede, un po’ confuso. “In realtà,” gli rispondo con un ghigno malizioso, “queste sono capsule di THC. Non c’è nicotina.”

Non mi sembra sorpreso come speravo. “Ah, ok. Adesso però mi faccio una canna. Quelle robe non fanno per me.”

Nei giorni successivi gioco ancora un po’ con la mia Juul, mi sballo il giusto, qui e là, nei momenti adeguati. Quando mi rendo conto che non ci sono giovani cool con cui sfoggiarla, e che faccio ancora fatica a trovare “il tiro perfetto,” mentre guardo sconsolato il bong nell’angolo della stanza, in quel momento capisco che la situazione sta degenerando. Sono come sospeso in un limbo, tra i ragazzini dipendenti dalla nicotina e l’universo a me caro dei fattoni old-school. Mi sento un uomo senza patria.

A questo punto mi arrendo ai fatti, non proverò mai quell’eccitazione e quel senso di ribellione dei primi utenti Juul. Non sarò mai uno di quelli davvero cool, e piano piano lo sto accettando. Ho ancora qualche capsula da usare, ma una volta finite queste, penso che riporrò la Juul nel cassetto e tornerò ai vecchi metodi.

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