HR Giger lavora nei weekend

HR Giger, senza badare a quanti musei o gallerie riempie grazie al suo altro lavoro, quasi certamente finirà nella storia come lo strambo svizzero dietro al film Alien. Negli anni ’70 Giger ha prodotto un libro dal titolo Necronomicon, cosa che lo ha fatto diventare il principale artista fantasy dei suoi tempi. Salvator Dalì rimase così impressionato dal suo lavoro che lo invitò in Spagna per una visita e nel frattempo gli rubò la ragazza.Negli anni ’80 Giger entrò nel mondo del nel cinema e vinse un Oscar per il suo lavoro in Alien, ma negli anni Novanta, dopo un paio di terribili collaborazioni cinematografiche, è sparito dalla circolazione, e gli unici che si ricordavano di lui erano goth e metallari che si ispiravano al suo vecchio catalogo per i tatuaggi.

Ora ha 69 anni. Infastidito da femministe e appassionati di oscenità, Giger, un tempo re delle tenebre, colui che Ridley Scott si disse terrorizzato di incontrare, ora non è più spaventoso dello scorbutico vecchietto della porta accanto. Indossa le Crocs. Cura le piante in giro per il suo giardino, borbotta al gatto, la sera si butta davanti alla tele e si concede una birra se gli viene voglia. Sua moglie Carmen abita alla porta accanto. Giger ha trapanato un buco attraverso la parete per unire gli edifici. La parte di Giger è dipinta di nero dal pavimento al soffitto; quella di Carmen, si può supporre, non è così male.

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Divide il suo tempo fra un castello sulle Alpi e la sua casa a Zurigo dove c’è un trenino elettrico che corre attraverso il giardino, fino alla cucina. Quando si mette a far schizzi gli piace ancora disegnare strane figure aliene e muscolose che inchiodano al pavimento donne all’aspetto fragile e mingherlino, ma quei tempi delle visioni da incubo e allucinazioni inquietanti sono ormai finiti. Va a letto alle 5 del mattino e si sveglia a mezzogiorno. La sera prima dell’intervista Giger ha esagerato un po’ a cena.

Vice: Com’è venuta la sua fonduta, l’altra sera?
HR Giger: Pesante. Oh, davvero pesante. Dopo mi dico sempre: “Oh mio Dio, perché l’ho fatto?”. Ma è così buona.

Cosa sta combinando di questi tempi?
Sai che non ho più dipinto dagli anni ’90? Ora sono tranquillo. Mi piace guardare la televisione. Mi piace The Wire, e anche i Sopranos sono davvero divertenti.

Ieri abbiamo incontrato il suo caro amico Walter Wegmüller, che ha aiutato Timothy Leary quando era in fuga. Ha raccontato delle vostre folli avventure in Svizzera negli anni ’70. Com’era?

Ah, i tempi pazzi! Quando Timothy Leary era in Svizzera sperava di ricevere asilo per rimanere qui e non tornare in prigione in America. Collezionavo autografi per lui. Mio padre era un farmacista, sai? “Cosa stai combinando con quel ragazzo?” mi chiese. Era divertente. Timothy Leary era un uomo davvero simpatico. Non l’ho più incontrato in Svizzera, ma più tardi a Los Angeles quando ha scritto due articoli per i miei libri. Erano veramente ben fatti ed era una persona veramente piacevole.

Vi siete scambiati delle idee?
Oh, non molto. Cosa posso dire? Era un uomo davvero intelligente che sapeva un sacco di cose, e io, beh, semplicemente un artista.

Ha mai preso dell’LSD assieme a lui?
Ah, sai, non se ne può parlare in una conversazione registrata. L’LSD è ancora proibito, quindi non è molto bello parlare di queste cose.

Hai detto prima che molta dell’ispirazione per la sua arte proviene dai sogni, più in particolare dagli incubi.
Tutti vogliono sempre sapere dei miei sogni. L’ispirazione in realtà viene molto dalla letteratura. Ho letto molte cose che mi hanno ispirato. Beckett è stato di grande ispirazione, il suo teatro in particolare. Ho creato disegni in omaggio a Samuel Beckett [Homage to S. Beckett I,II,III], i pochi che ho fatto a colori.

Quali altri scrittori le sono stati di ispirazione?
Scrittori di crimine, soprattutto. Ho cominciato con Edgar Wallace e poi con tutti i tipi di scrittori occidentali.

Il suo lavoro proviene da un luogo molto più oscuro rispetto a Beckett o Wallace, vero?
Più oscuro, sì. In parte viene da Coira, città in cui sono cresciuto, e in parte dalla guerra. Sono nato nel 1940 e percepivo l’atmosfera che c’era quando i miei genitori avevano paura. Le lampade erano sempre di un bluetto scuro, così gli aerei non ci avrebbero bombardato. Svizzera e Germania erano vicine e gli obiettivi non venivano sempre centrati con precisione. Ho sentito molto la paura che c’era. Più tardi ho letto molti libri sulla magia e cose come H.P. Lovecraft e quei tipi lì. Direi quindi che la mia ispirazione vine soprattutto dai libri, e poi anche dai sogni.

C’è un qualche modo in cui lei riesce a controllare i sogni e manipolare l’ambiente circostante che si crea dentro al sogno?
Sì, qualche volta accade, e mi posso ricordare che sono dentro ad un sogno. Oppure ho l’impressione di trovarmi fuori dal mio corpo. Molto tempo fa, 10 o forse anche 20 anni fa, l’ho avuta. Ma non succede molto spesso. Probabilmente è successo solo quattro o cinque volte, ma sì, è stato forte.

Ha fatto paura?
No, non ha fatto paura. È stato solo che, beh, ne sono rimasto sorpreso. Un sogno in cui c’è un sacco di spazio, quello è spaventoso. O il tipo di sogno in cui non riesco ad uscire da una tomba o cose del genere, quello è spaventoso. Ma tempo dopo ho elaborato dei disegni di passaggi [Passage I-XXX], ed erano perfetti. È stato quasi un sollievo, non ho più fatto incubi da quando ho dipinto quei passaggi. È stato utile.

Succede spesso?
No, non spesso, ma ho fatto la cosa giusta perché allora questi sogni di passaggio stavano rovinando il mio lavoro. È stata la cosa giusta per farmi stare meglio.

Può dirmi qualcosa del sogno che sta dietro a Necronomicon, il libro che Ridley Scott ha usato come modello per Alien?
Queste cose vengono tutte da H.P. Lovecraft. Ai tempi ero molto preso da Lovecraft.

E anche la figura aliena in sé?
Beh, viene tutto dallo stesso posto. Avevo già finito Necronom IV e V, i mostri con le teste lunghe. Ed è quello che vide Ridley Scott. Erano esposti in una galleria di Parigi. Jodorowsky e Ridley Scott visitarono la galleria e dopo poco ricevetti un invito a disegnare qualcosa per dei film. Il primo fu Jodorowsky con Dune e dopo di lui Ridley Scott con Alien.

Cosa ne è stato di Dune?
Dune non l’ho mai fatto. Me lo hanno chiesto due volte, una per Jodorowsky e una per Ridley Scott, ma la figlia di Dino de Laurentis aveva i diritti per Dune e li diede a David Lynch. E a David Lynch non piacevo proprio.

E perché?
Diceva che avevo rubato le sue idee, avevo rubato il suo bambino. Dissi che mi era piaciuto il suo bambino di Eraserhead. Ho sempre detto cose molto carine su di lui, ma al contrario lui è stato strano con me. Ed era geloso perché ho esposto in una galleria di New York, mentre lui non ci era riuscito. Era acido. Ma mi piace.

Ha un film preferito di David Lynch?
Certo, direi tutta la serie di Twin Peaks. È favolosa. E ovviamente tutto è iniziato con Eraserhead. Tutti i film che ha fatto sono meravigliosi.

Quanto controllo le è stato dato durante la realizzazione di Alien?

Beh, l’ha diretto Ridley Scott e non ci ho avuto molto a che fare. Ridley Scott sapeva esattamente cosa voleva. Ero contento che avesse accettato il mio libro e lo ha addirittura mostrato a tutta la crew come se fosse la bibbia. Disse che tutto doveva essere fatto esattamente in quel modo, e ne fui molto felice. Lui mi è piaciuto un sacco. È un tipo in gamba.

Schizzi preliminari di Giger per la Batmobile

Altri progetti che lei fece dopo Alien, come Poltergeist II e Killer Condom, non furono ricevuti altrettanto bene, perché ha deciso di lavorarci?
Dopo Alien le cose non sono andate altrettanto bene coi film perché non mi sentivo abbastanza coinvolto. Non volevo stare in un altro paese. Avevo trascorso qualche mese agli Studi Shepperton lavorando ad Alien e avevo solo voglia di tornare a casa. Quando dopo vennero fuori questi altri progetti, sono stato via solo qualche giorno per ognuno. Quando poi i film sono usciti ho pensato: “Oh cazzo!”. Ma non potevo cambiar molto, non c’era più tempo. Ho pensato che fosse il modo sbagliato di lavorare: se partecipi ad un film devi essere lì tutto il tempo e controllare quello che fanno, anche se faranno comunque quello che vogliono. Nel cinema tutti vogliono imporre le proprie idee e il proprio stile, cosa terribile. Mi sono depresso quando ho visto tutto ciò.

Quale film l’ha depressa di più?
Tutti quanti. Sono rimasto soddisfatto solo di Alien, tutto il resto mi ha deluso.

Dopo tutte queste partecipazioni ad Hollywood, è diventato molto ricco?
Eh, no. In verità sono povero. Ho dovuto vendere alcuni disegni per pagarmi il castello. Una merda. Ho dovuto vendere quelli veramente belli e importanti.

Quand’è che ha comprato il castello?
Ho fatto una mostra a Gruyères nel 1990 e mi sono innamorato della città. Ho sentito che volevano vendere il castello, e sono riuscito a vincere l’asta. È stato molto difficile perché non sono ricco, sai? Ho raccolto soldi da più parti. Sono sempre stato alla ricerca di qualcosa, un posto per i miei disegni e sculture, e penso che un castello sia il posto giusto per me, no?

Il castello è un work in progress o è già tutto pronto?
Più o meno è tutto pronto, ma non fatto molto bene. Voglio dire, non ho molto budget. Posso sempre fare meglio, ma per ora sto mettendo su mostre in diversi paesi per fare pubblicità al castello e per scoprire dove si trovano i miei disegni.

Cosa è successo ai suoi disegni?
Alcuni sono stati venduti e non so dove siano, altri sono stati rubati. È terribile.

Le sono stati rubati da casa?
Alcuni sì. E mentre venivano trasportati alle mostre. Che schifo. Sono stati rubati i due quadri per Emerson Lake and Palmer, per l’album Brain Salad Surgery.

E cosa fa in queste situazioni?

Niente. Tento. Dico che pagherò 10.000 franchi se qualcuno ne sa qualcosa. Non so dove siano, sono così triste. Mi piacevano quei lavori, li ho fatti nel 1973 e addirittura Emerson Lake and Palmer vennero fino in Svizzera per vederli.

E se fosse ricco cosa ne farebbe del castello?
Mi piacerebbe ricomprarmi dei disegni. C’era anche un’idea per una pista di trenini tutta in giro per il castello, ma è una pazzia. È una fantasia, costerebbe troppo fare un treno del genere e non recupererei mai i costi. Sarebbe davvero divertente averlo, ma devo già pagare il castello. Devo ancora due milioni alla banca, ed è già pesante così.

Al castello ci sono molte visite di giovani rockettari e goth. Sembrano considerarlo un piccolo tempio dell’Oscurità. Ha ricevuto qualche richiesta bizzarra da qualcuno di loro?
Oh sì. Ci sono un sacco di persone strambe che vengono a visitare il mio castello a Gruyères. È divertente, vedi la gente del villaggio che riconosce tutti i miei visitatori: sono tutti in nero. Si vogliono sposare lì, fare foto, queste cose qui.

Pensa che abbiano mai fatto sesso lì nel castello?
Ah, è possibile. Ma non so, non abbiamo un controllo molto stretto di tutto quello che succede.

Oltre all’arte, c’è qualcos’altro che lei colleziona?
Ho delle armi, non voglio mai rimanere senza. Sono una difesa. Mi piacciono, le armi. È da piccolo che ho sempre avuto delle armi.

Qual è la sua preferita?
Ho una piccola 5 millimetri, calibro 22, è un piccolo revolver. È quella che usava Li (la prima moglie di Giger) per sparare. È molto piccola. Ho tre revolver con polvere da sparo in canna. Le puoi caricare. È divertente.

Raccomanderebbe l’industria cinematografica ad un artista?
Oh no, per niente. È molto dura lavorare coi film e non hai mai tempo di finire le cose decentemente. I film ti fanno diventar matto. Sai, un tempo volevo lavorare per l’industria svizzera, per il film Specie mortale. Che errore.

Perché fu così terribile?
I ragazzi con cui lavoravo non volevano lavorare il sabato e la domenica, è stato terribile. Mi odiavano perché li facevo lavorare fino a tardi. Il cinema è grandioso. Vedo le cose che fanno oggi e sono spettacolari. Sanno il fatto loro e tutto il resto, ma ti fanno diventar matto.

CONOR CREIGHTON