Quando David Pares lavora nel suo garage di notte, lo fa alla luce delle torce elettriche, perché non dispone di sufficiente potenza per illuminare quello che sostiene di stare costruendo: il primo motore a curvatura, il Sacro Graal della tecnologia fantascientifica.
Per quanto possano suonare pretenziosi i suoi proclami è quantomeno un tipo coraggioso. Il professore e meteorologo dell’Air Force che vive ad Omaha, la cui barba, i capelli bianchi e maniere garbate si combinano per infondergli un’aria alla George Lucas, insiste nell’affermare di avere creato con successo il primo abbozzo della tecnologia che porterà l’uomo in giro per il cosmo.
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La comunità scientifica non è concorde. Pares non lavora con gli strumenti di precisione, le quantità di energia e la scrupolosità nel controllo della possibilità di errore che caratterizzano le ricerche fisiche all’avanguardia. Eppure parte del fascino che esercita Pares consiste proprio nel suo curarsi poco di queste differenze. Per lui usare come peso una palla di croquet di sua moglie va bene tanto quanto adoperare apparecchiature perfettamente tarate.
“L’unica differenza tra un garage e un laboratorio della NASA è che noi abbiamo spese più basse” dice.
L’altra grande differenza, ovviamente, è che Pares sostiene di avere costruito un propulsore a curvatura mentre la NASA per ora dichiara che “nel nostro futuro immediato resta un sogno.”
La propulsione a curvatura è notissima come la trovata fantascientifica che conduce le astronavi da una parte all’altra di universi immaginari, evitando viaggi della durata di centinaia di anni. L’idea alla sua base è quella di non spostare solamente una nave ma di trascinarla assieme alla porzione di spazio e tempo che occupa consentendo viaggi più veloci della luce, un qualcosa che le leggi della fisica ritengono impossibile per ogni forma di propulsione newtoniana, come i razzi, che implicano spinta di materia in una direzione espellendone altra nella direzione opposta. Se realizzata, la propulsione a curvatura potrebbe comprimere la durata di un viaggio interstellare della durata da centinaia d’anni in poche settimane.
“Se la NASA avesse tentato quello che abbiamo fatto noi e disponesse dei nostri dati li sventolerebbe in giro vincendo il Nobel per la fisica”
I fisici ritengono possibili i viaggi a curvatura. Negli anni Novanta Miguel Alcubierre elaborò una equazione di Einstein per dimostrare che una particella di spaziotempo in tre dimensioni può essere compressa da una parte ed espansa dall’altra, creando una regione di spazio-tempo stabile, una bolla di curvatura, la cui creazione però richiederebbe un grande quantitativo di energia, tipo, tutta l’energia presente nell’universo.
Insomma, un po’ di più delle capacità elettriche dell’impianto di un garage, ma Pares sottolinea prontamente che le interpretazioni di quelle stesse equazioni suggeriscono che l’energia richiesta potrebbe avvicinarsi piuttosto alla massa di una stella o a quella del pianeta Giove. Harold “Sonny” White della NASA che ha stuzzicato il mondo dei nerd con le sue interpretazioni dell’aspetto di un’ipotetica astronave a curvatura, basate sulle sue rielaborazioni della matematica di Alcubierre sostiene che l’energia necessaria sia più vicina alla massa della sonda Voyager.
Una quantità infinitamente inferiore a tutta l’energia dell’universo e ipoteticamente ottenibile attraverso una tecnica a nostra portata come l’elettromagnetismo.
“I fisici teorici sostengono che non si può creare una bolla di curvatura senza maneggiare l’antimateria o materia oscura”, dice Pares, “se avessi creduto a quei tipi, avrei mollato le mie bozze e sarei uscito a farmi una birra”
Lo spazio di lavoro nel garage di Pares ricorda molto da vicino quello di Doc in “Ritorno al futuro”: immaginatevi cavi multicolori tesi sopra a scaffali di legno e reti metalliche che connettono in vari modi aggeggi elettromagnetici, il rivestimento esterno di un modello di navicella spaziale siede come un’armatura di un Cylone. Pares ha inseguito le sue visioni in questo luogo dal 2012 sotto gli auspici della Space Warp Dynamics una compagnia formata con lo studente di fisica dell’Università del Oklahoma, Matt Judah e un piccolo team composto da volontari tra cui due fisici, un’ingegnere software e un elaboratore di sistemi.
campagna di IndiegogoNonostante i metodi fai-da-te, il team sostiene che immettendo qualche migliaio di Watt attraverso il loro sistema di circuiti a curvatura, hanno abbondantemente documentato il trasferimento fisico di un peso da 1,6 chilogrammi all’interno di una gabbia di Faraday (un contenitore che isola i segnali elettromagnetici). I ricercatori affermano che il processo può svolgersi con un oggetto magnetico o meno. In linea di principio, quello che proclamano non dovrebbe essere possibile.
“Diffonderemo tutte le registrazioni che indicano i nostri progressi”, dice Pares, “abbiamo già dimostrato di poterlo fare, ma tutti si aspettano qualcosa più alla Star Trek e comunque anche in quel caso chi mi darebbe ascolto? Lo sai cosa si dice in giro di me ‘quello è solo uno che lavora in un garage…’”.
Sebbene il suo spazio di lavoro non corrisponda esattamente allo stato dell’arte dei laboratori non è questo il motivo principale ad impedire un meeting con i tipi della NASA, quanto la difficoltà per la scienza ufficiale di tollerare la sua abitudine di citare come fonti di ispirazione gli UFO e il Triangolo delle Bermuda. Infatti, Pares e il suo collaboratore Judah sono coinvolti attivamente in organizzazioni e conferenze incentrate sugli UFO e il paranormale.
Quando Pares aveva 16 anni, vide un oggetto volante non identificato sorvolare casa sua nel Nord dello Stato di New York. Qualunque fosse l’origine, il disco volante argentato sembrò accelerare inverosimilmente oltre la velocità del suono senza produrre il sonic boom conseguente alla rottura del muro del suono. Pares parla dell’evento, che lui sostiene trattarsi di un incontro extraterrestre, con il tono di qualcuno che da molto tempo è abituato all’idea di non essere creduto.
Sfidando l’incredulità, in seguito al suo percorso di meteorologo dell’Air Force, Pares si è appassionato all’esperienza del pilota Bruce Gernon. Nel 1970, Gernon ha riferito di avere attraversato una sorta di tunnel all’interno di una tempesta, venendo catapultato a centinaia di chilometri nel giro di pochi secondi. E`il genere di storia che si sente nei programmi dedicati al paranormale, un uomo che viaggia attraverso una bolla di curvatura generata naturalmente da intense forze elettrice nel cuore di una tempesta elettrica tropicale.
Per Pares, ovviamente, la storia è tutto fuorché ridicola, lo studioso infatti sostiene che i campi elettrici che si vengono a creare tra le nubi e la Terra sono fondamentali per riprodurre in laboratorio il fenomeno sperimentato da Bruce Gernon. In quanto meteorologo Pares confida nel potere delle tempeste. Sapete che sono così cariche di elettricità da produrre raggi gamma? Io non lo sapevo. Qualsiasi ipotesi esposta da Pares sembra almeno parzialmente radicata nella scienza ufficiale.
Carl Sagan scrisse “il fatto che alcuni geni siano stati derisi non significa che tutti coloro che vengono derisi siano dei geni. Il mondo ha deriso Colombo, Fulton e i fratelli Wright, ma anche Bozo il clown”.
Non per dare del pagliaccio a Pares o per dire che non ha imboccato la strada corretta per scoprire qualcosa. Forse è davvero nel giusto, ha la formazione adatta e insegna a sua volta. I suoi proclami potrebbero suonare eccentrici ma di certo non è matto. Non che a Pares importi qualcosa se la gente lo definisce tale. Vede semplicemente il rifiuto come una altra forma di elitismo delle istituzioni e la mancanza di riconoscimenti ufficiali non lo turba. Quello che lo frustra piuttosto è il fatto che nessuno si preoccupi di sfidare le sue conclusioni a causa di una visione troppo ristretta dell’autentica ricerca scientifica.
“Ho visto un UFO e posso descriverti in dettaglio quello che vidi, ma la gente ti direbbe che si trattano solo di stronzate”, confessa Pares, “questa è stata uno dei motivi trainanti che mi ha spinto ad occuparmi di scienza e ingegneria e ad apprendere tutto quello che potevo in qualsiasi disciplina possibile, perché sono tutte interconnesse… se mi fossi occupato solo di fisica, non avrei mai realizzato quello che sto facendo. Mi sarei specializzato nella missilistica chimica, forse nella propulsione ionica. Ma se ti occupi di cose un po’ esotiche, vieni etichettato come un tipo strano e vieni emarginato. Non che non sia nuovo a questo tipo di trattamento!”.
Pares continua a raccogliere quanti più dati possibile per sostenere le sue tesi. Ha proposto di brevettare il suo apparecchio a curvatura ed è in attesa di risposta. Ha presentato proposte al Dipartimento della difesa, alla NASA ed altre associazioni ma non ha ottenuto l’analisi comparata del suo lavoro. Le risposte ricevute includono giudizi sui suoi risultati “un po’ prematuri” e richieste di affinare i dati, che lui sostiene di avere fornito senza venire contattato ulteriormente. Nel frattempo ha pubblicato per conto suo i risultati di cinque esperimenti e invita tutti a verificarli.
“C’è un doppio standard”, dice, “se la NASA avesse tentato quello che abbiamo fatto noi e disponesse dei nostri dati li sventolerebbe in giro vincendo il Nobel per la fisica. Noi per essere creduti dovremmo costruire direttamente l’Enterprise”.
Pares si riferisce al fatto di sentirsi guardato dall’alto in basso da parte della torre d’avorio della ricerca areospaziale con il tono di uno che vuole essere incluso nei giochi e crede davvero di avere qualcosa di utile da offrire. Il fatto che il lavoro di Pares abbia difficoltà ad essere incluso nel recinto del dibattito scientifico ufficiale potrebbe essere frutto di snobismo ma anche indice della serietà nella ricerca. La scienza stabilisce standard rigidissimi da superare per la validità delle prove di laboratorio, tendendo a ritenere più verosimili piccoli passi in avanti rispetto ai balzi da gigante.
“La tecnologia a curvatura nel caso in cui venisse realizzata comporeterebbe implicazioni sconvolgenti. Ma trattandosi di un campo così nuovo è facile riuscire a sembrare di sapere ciò di cui si parla”, dice Marc Millis, direttore della Breakthrough Propulsion Physics Project della NASA e direttore di Tau Zero, consorzio di scienziati e pensatori dedicati a studiare nuove forme di propulsione. “Guardiamo a come il lavoro viene condotto, piuttosto che valutare su cosa si sta lavorando o chi ci sta lavorando. Ho visto sensazionalismo da parte delle comunità professionale e ho visto anche lavoro eccellente da parte degli appassionati, ecco come lavoriamo”.
Se i risultati rilevati da Parse si rivelassero fondati su basi non corrette o il processo di controllo degli errori dovesse aver eluso qualcosa, l’intero sua proposta vacillerebbe. Il che sginificherebbe una grande quantità di tempo e denaro sprecati per tutti le persone coinvolte. La ragione per cui la NASA non bussa alla porta del suo garage è che l’istituzione della scienza si basa sullo scetticismo, l’albero della conoscenza cresce da una enorme da un ammasso di ipotesi scartate, e nessuno vuole spendere il proprio prezioso denaro per qualcosa su cui non sia relativamente sicuro scommettere. Questa mentalità si palesa nella maggioranza schiacciante di dollari investiti in metodi di propulsione tradizionali.
Per il test definitivo per provare che si trova nel giusto una volta per tutte, ha in programma di fare levitare in aria l’astronave modello, soprannominata Bluebird II, nel suo garage.
“Se c’è una buona ragione per fare qualcosa, la NASA lo fa” dice John Brophy fisico della propulsione JPL. Brophy è il principale responsabile del motore a ioni che ha spedito la navicella Dawn in orbita attorno a Cerere qualche mese fa e sa come portare a termine idee stralunate, non contento di aver traghettato in una nuova era la propulsione fantascientifica (il TIE in ‘TIE Fighter‘ sta per Twin Ion Engine), ora è al lavoro sul Asteroid Redirect Mission, che riuscirà ad avvicinare un asteroide con metodi degni di un nemico di James Bond. Quelle dello scienziato, a loro tempo, vennero prese per idee “fuori di testa” ma i principi su cui si basavano erano palesemente fondati su ricerche di provata scientificità.
I concetti di propulsione sono come il prezzemolo: ne vuoi un po’ sul piatto, ma non troppo”, spiega Brophy, “la grande maggioranza delle idee probabilmente non avrà mai successo, eppure vuoi sempre essere sicuro di non perderti nulla di importante”.
Ma cosa succederebbe se il lavoro di un tecnico solitario finisse per rappresentare l’eccezione alla regola? Chi lo sa, forse il precursore del futuro dell’umanità tra le stelle si trova in un garage di Omaha. Se quello che sostiene Pares è vero, serve una dimostrazione sufficientemente chiara per dissolvere ogni dubbio.
Pares continua a lavorare a tale dimostrazione. Con il tempo che ha a disposizione e il denaro messo da parte, sta costruendo un’interfaccia computerizzata che ottimizzi la coordinazione dei campi elettromagnetici creati dal suo motore rifinendo i suoi calcoli e sperando di utilizzare sensori speciali per mappare precisamente le bolle di curvatura che sostiene di poter creare. Per il test definitivo per provare che si trova nel giusto una volta per tutte, ha in programma di fare lievitare in aria l’astronave modello, soprannominata Bluebird II, nel suo garage. Preferirebbe far volare una nave di dimensioni reali nel cielo e farci sopra un giro, ma quel momento resta consegnato ad un futuro ancora lontano dal venire.
Secondo la tradizione di Star Trek, Zefram Cochrane ha messo a punto la prima attrezzatura a curvatura nella suo complesso a Bozeman in Montana, sparando a tutto volume Magic Carpet Ride degli Steppenwolf durante il lancio inaugurale. Pares dice che preferirebbe essere spedito nello spazio al suono della melodia della versione di Amazing Grace di Celtic Woman. “Le cornamuse possono davvero ispirarti”, aggiunge “anche l’essere mezzo scozzese conta, ecco probabilmente perché desidero sempre maggiore potenza per la mia nave”.