Da piccola sono stata a Disneyland e sono abbastanza sicura che ci fosse un’attrazione dal nome molto simile a “Miami Golem”. Sarà stato magari una di quelle case giganti in cui entri e vieni sommerso da mille fenomeni paranormali, tipo specchi distorcenti o pareti che si restringono. La verità è che i Miami Golem sono tre pischi stanziati a Milano, che fanno quel tipo di musica che ti aspetti di sentire in un ipotetico film di Jarmusch, che ne so, sui trans della Los Angeles di metà anni Ottanta.
Partiamo con ordine. Settimana scorsa è uscita la loro cassetta, Stunk City, KLD, prodotta da Living Tapes e acquistabile qui. Cassetta costituita da sette pezzi funk intrisi di psichedelia melliflua, che a mio avviso rende migliori le giornate anche alle persone a cui è stato inculato il portafoglio con dentro centocinquanta euro come alla sottoscritta. Sono un po’ i Kraftwerk, Robert Smith e Diana Est che si danno al funk per sport. Ascoltare per credere.
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Ad alimentare la mia simpatia nei loro confronti è il fatto che non hanno una pagina Facebook e non hanno intenzione di farla. Sono tre figure misteriose che si fanno chiamare Belock, Tom Cappello (born c. 1955) e Adele H e a quanto visto preferiscono restare in ombra. In un momento di contatto estemporaneo con Belock, sono riuscita a farmi spiegare l’origine del nome. È tratto dal film Miami Golem, dell’85 “talmente brutto, ma dal nome talmente bello, che non potevamo far finta di niente”.
Come se non bastasse, oggi è uscito il loro video del mio pezzo preferito della cassetta, “Sunset on Stunk City”, il cui stile ricorda un amatoriale di Jodorowsky a notte fonda in una tv regionale dell’Europa dell’est.
È anche venerdì 13, questa è la vostra dose di esoterismo, vedete di farne buon uso.