Potreste conoscere Francesco De Bellis per uno dei suoi mille alias e progetti, siano essi MAT101, Mr. Cisco, Francisco (la sua identità precedente come producer e DJ), Jollymusic (lo storico duo con Mario Pierro), il trio Pigna People in cui ai Jollymusic si aggiungeva nientemeno che Marco Passarani… Sta di fatto che, per chi ha seguito le evoluzioni della musica danzereccia in Italia nell’ultimo quindicennio, il suo è sempre stato uno dei nomi al centro della mappa.
Nel 2013 ha fondato un’etichetta discografica, Edizioni Mondo, nella quale ha riversato tutte le sue energie creative (e da vero e proprio curatore) creando un progetto con un’identità precisa, espressa in molti modi—non ultimo quello delle grafiche. Un’identità fatta di “naturalismo”, ambient, meno spazio per la cassa e un grande amore per sonorizzazioni e colonne sonore. La raccolta Collezione, uscita l’anno scorso e consigliatissima, mette insieme i primi 4 EP dell’etichetta (tutti ispirati al Circeo) firmati dalla band Odeon, dal vecchio socio Mario Pierro (a nome Rotla), da Francesco insieme a Federico Costantini (Studio 22), e dallo stesso Francesco a nome L.U.C.A., un suo nuovo alias.
Luca è il nome di un amico per il quale il Nostro confezionava dei CD pieni di musiche particolarmente amate e adatte ai viaggi, che a loro volta sono diventate ispirazione per un nuovo progetto, forse il suo più personale e maturo ad oggi. Dopo l’EP che dicevamo, per L.U.C.A. è ora giunto il momento dell’esordio sulla lunga distanza con l’album I semi del futuro, ovviamente sempre per Edizioni Mondo. Un piccolo capolavoro di elettronica paesaggistica e musica da film, con uno spirito bucolico ma percorso da una sottile inquietudine. Nelle parole del suo autore “un percorso musicale che descrive il rapporto tra uomo e natura e i ruoli che questi rappresentano, in relazione fra loro”.
Noisey: Sappiamo che il nome L.U.C.A. nasce dai CD che facevi per un tuo amico. Che cosa c’era dentro? Solo colonne sonore o anche altro?
Francesco De Bellis: Parliamo più che altro di compilation, non erano mixati. Il primissimo CD è stato fatto insieme: lui doveva ritornare a Roma dal Circeo, dove eravamo in vacanza, e voleva un po’ di musica per il viaggio. La scelta dei pezzi è stata casuale, avevo un HD pieno di album e discografie intere di generi diversi, per questo abbiamo scelto la modalità “mischione random” in modo tale da far entrare più tracce possibili e selezionare tutto quello che ritenevamo migliore. Alla fine è venuto lo stesso effetto che hai su iTunes quando ti finisce un pezzo e passi da un genere all’altro. Senza quasi accorgetene, da un’atmosfera tropicale ti ritrovi catapultato dentro un astronave, da Lex Baxter a Bernard Fevre. Nonostante il passaggio temporale, non c’è cosa migliore.
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Nel disco si sente l’influenza di Morricone (per esempio in “Niagara”), ma hai una passione anche per altri nomi come Stelvio Cipriani.
Sono moltissime le colonne sonore a cui sono legato, essendo appassionato di cinema hanno sempre influenzato la mia musica. In I Semi del Futuro ci sono anche dei riferimenti al tipico suono Western italiano e Morricone ovviamente è un grande maestro in questo. I compositori Italiani di colonne sonore hanno lasciato un grande segno dagli anni Sessanta agli anni Ottanta: da Nino Rota a Umiliani, da Piccioni a Cipriani, Micalizzi, Alessandroni, Ortolani, Trovajoli, Frizzi… e tantissimi altri. Sono cresciuto guardando film e la loro musica mi è entrata nel sangue.
Soltanto colonne sonore o anche library-sonorizzazioni?
Le library, o meglio ancora sonorizzazioni—come venivano chiamate in Italia—le colleziono dalla fine degli anni Novanta, e sono state forse la più grande fonte d’ispirazione per la mia musica, soprattutto per un discorso creativo. Credo sia stato il periodo in cui i compositori, non essendo vincolati da un discorso di vendita, potevano sperimentare maggiormente, spesso infatti questi dischi erano destinati esclusivamente a un utilizzo televisivo e radiofonico. Non so esattamente quando sono cominciate a circolare, ma quando ho iniziato a comprarle io si trovavano a mille lire a disco, già a cinquemila lire non le prendevi. A saperlo…
Il disco nasce usando come fossero campionamenti quelle che invece sono parti suonate live. Ci sono progetti anche per portarlo in giro con una band?
Certo, anche perché all’interno del disco ci sono molte collaborazioni. Sicuramente la condizione ideale per portare live questo progetto è avere a disposizione una band più o meno completa. Ovviamente dipenderà dal tipo di budget a disposizione.
Rivolgiamo un appello a promoter/festival lungimiranti (io per esempio ti vedrei tanto bene a un eventuale Terraforma 2017).
Perché no? Non sono mai stato a Terraforma, ma ne ho sentito parlare sempre bene. I festival in generale credo siano una situazione perfetta per questo progetto.
Anche nella fase compositiva ti sei approcciato un po’ da compositore (insomma come i vari nomi library/colonne sonore), scrivendo le parti e poi assegnandole ai musicisti, oppure i pezzi nascono da jam e lavoro di gruppo?
Ho sempre pensato a un album un po’ come si lavora nel cinema, e per fare un film è necessario avere un team. Tranne alcune tracce che sono nate da subito in collaborazione con altre persone (“In the Sun” e “Il valzer del risveglio,” con Carlo Alberto Dall’Amico, e “Anni verdi,” dove ho messo le mani su un pezzo iniziato dagli Odeon), il resto è stato concepito da me in studio e, a seconda dell’esigenza, ho chiesto aiuto soprattutto per parti di basso e chitarra.
Vorresti lavorare anche per il cinema reale o ti trovi bene in una dimensione di colonne sonore immaginarie? Le leghi comunque a delle immagini che stanno nella tua testa?
In passato ho lavorato alla musica per documentari e alcuni cortometraggi, ed è successo anche che abbiano scelto dei miei pezzi per alcune parti di film, ma una colonna sonora vera e propria non è mai capitata. Naturalmente è un campo che mi interessa molto ed è per questo che spesso e volentieri mi ritrovo a lavorare a temi immaginari. Mi serve per individuare una direzione, e al tempo stesso è uno stimolo importante per arricchire la mia capacità compositiva e studiare generi diversi.
Tomorrow’s Harvest dei Boards of Canada (tra i miei dischi preferiti degli ultimi anni) è stato d’ispirazione per I semi del futuro? Anche solo per un discorso di immaginario, la formazione di un mondo, l’umanità e le sue regole… Già il titolo insomma mi sembra richiamarlo.
In realtà è un disco che ho sentito poco e in maniera veloce. Ho sempre pensato di comprarlo, prima o poi lo farò, è l’unico loro che mi manca. Mi piace molto, come del resto tutte le cose dei Boards of Canada, ma ad essere sincero non è stato d’ispirazione per il mio album.
Se I semi del futuro parla dell’inizio della vita sulla terra, quali idee ci sono prossimamente? Magari un’uscita sul tema del futuro, la visione di una città futura?
In realtà ci sei vicino. L’argomento del prossimo album è ancora in una fase iniziale, ma probabilmente approfondirò il discorso misticismo, entrando nella fase più matura dell’era hippie: l’ingenua consapevolezza di vivere in una “nuova era” e di avere ormai risolto tutti i misteri della vita. La natura ha fornito le risposte necessarie, la posizione dell’uomo nell’universo ormai è chiara. Passato e futuro collidono in un unico Presente.
E cosa mi puoi dire dell’immaginario diciamo un po’ “da parrocchia anni Settanta” della grafica? E di titoli con riferimenti come “Nuovo Ordine”? Implicano forse che ci troviamo in un “presente distopico”? O forse in un mondo pacificato ma governato però da forze maligne?
Non c’è nessun riferimento alla situazione attuale. In generale la linea grafica riprende l’immaginario della musica cristiana anni Settanta, allo stesso modo i titoli—oltre ad avere un senso all’interno del percorso dell’album—si ispirano al linguaggio che veniva utilizzato in quei dischi.
Hai mai pensato a cosa potrebbe venire fuori unendo paesaggi library/da colonna sonora a una classica cassa techno? È qualcosa che non ti interessa? Di sicuro saresti uno dei pochi nomi a poter fare un discorso del genere in modo credibile.
In qualche modo Edizioni Mondo rappresenta proprio questo. In particolare il pezzo di apertura di Precipizio, Blu Marine, pur non avendo la classica cassa in 4/4 è una lettura in chiave moderna delle library degli anni Settanta.
A proposito, io in realtà ho molto apprezzato questo tuo allontanamento dal club, nel senso che mi sembra una maturazione personale che posso capire, più di chi continua a suonare le stesse cose per trent’anni. Mi piace l’idea di crescere un po’ anche insieme al tuo pubblico, che magari ai tempi dei Jollymusic si ascoltava certe cose, mentre ora si compra le ristampe library. Come mai, secondo te, invece nel mondo dell’elettronica è così difficile evolversi? Perché i musicisti ascoltano solo cose del loro giro e del loro ambiente?
Questo me lo chiedo anche io ogni tanto, ma forse è normale così. Ci sono musicisti che preferiscono concentrarsi su un unico genere e altri che invece amano cimentarsi in generi diversi. Anni fa mi sono ritrovato nel backstage di un concerto dei Misfits, e osservando il cantante—parliamo di uomo oltre la cinquantina—mi ha stupito pensare che per trent’anni si sia dedicato sempre alla musica punk. Però anche Romero se ci pensi non si è mai tolto la fissa degli zombie.
Cosa ti ha portato a creare Edizioni Mondo?
Ho sempre pensato che lavorare ad un progetto più ampio come un’etichetta discografica fosse molto stimolante. In quel momento avevo un’idea molto precisa del concept che volevo seguire per L.U.C.A. e dei riferimenti che volevo andare a toccare, e mi serviva una piattaforma su cui poter introdurre e sviluppare liberamente il discorso. Poi è stato naturale coinvolgere artisti che condividevano questo tipo di sensibilità musicale.
Ci sono novità in vista da Mario Pierro a nome Rotla? Un album prima o poi? Laguna [l’EP del 2014 su Edizioni Mondo, nda] è davvero incredibile.
La “serie due” di Edizioni Mondo si concentrerà proprio sull’uscita di album. Dopo I semi del futuro, saranno gli Odeon a esordire con il loro primo album, e poi a chiudere la serie sarà proprio Rotla. Nel frattempo, ti consiglio di ascoltare il suo nuovo lavoro con AD Bourke sull’etichetta Really Swing, fresco fresco d’uscita.
Io da un lato sto in fissa per un sacco di musica vecchia, però dall’altro odio il passatismo e trovo che ci siano un sacco di cose bellissime che escono ogni giorno. A te cosa piace, oggi, di nuovo?
In generale ascolto per lo più cose vecchie, ma ci sono tanti artisti ed etichette attuali che mi piacciono. Che mi vengono in mente ora, in ordine sparso: alcune uscite su International feel, molte cose della serie Other Voices su Ghost Box, Panoram, l’etichetta Love On The Rocks, Giallo Disco, Really Swing, Slowmotion.
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